
Chivu il trasformista: la difesa a tre è ormai un grande classico in Serie A
Dopo il triennio di Pecchia durante il quale il modulo base prevedeva una difesa a quattro, l'approdo di Chivu ha portato ad un adattamento dello schema difensivo alle esigenze dettate dalla classifica. Non si può dire però che la difesa a quattro non sia stata proficua per il Parma, soprattutto l'anno scorso in cui i crociati dominarono in B, ma quest'anno questo schieramento ha evidenziato molte lacune, dovute anche all'atteggiamento più offensivo che guardingo di mister Pecchia.
Da agosto fino a fine febbraio, il Parma ha subito 44 gol in 24 gare, sintomo di una fragilità difensiva poco adeguata alla categoria, era inevitabile dunque un cambio di rotta. Mister Chivu ha da subito chiarito che la priorità per salvarsi è incassare pochi gol e pensare più al sodo che al bello, ponendo l'attenzione sulla difesa collettiva e non solo dei singoli difensori. Con il mister rumeno si è passati già dalle prime partite alla difesa a tre, con Valenti e Leoni braccetti e Vogliacco centrale, mentre a centrocampo le gerarchie sono ben chiare, con Keita e Sohm inamovibili e Bernabè che si è alternato con Hernani.
In fase di non possesso molto spesso si è abbassato Almqvist a destra, in alternanza con Delprato, che talvolta ha fatto anche il quinto di centrocampo, a sinistra invece l'inamovibile Valeri. In tutto l'arco della stagione i crociati hanno sofferto spesso le squadre che giocano con il 3-5-2, dunque era necessario adattarsi all'avversario. Il rientro di quasi tutti gli infortunati questo 3-5-2 permette anche modifiche a partita in corso in base alle esigenze tattiche del momento, potendo passare da un attacco a due ad un attacco a tre o viceversa. Senza trarre conclusioni affrettate, si può comunque dire che questo accorgimento tattico adottato da Chivu, ha dato più sicurezza alla difesa, subendo meno reti e collezionando tre clean sheet in sette gare, risultato che con la gestione precedente era molto raro.







