
Con uno Scudetto in quattro anni quale sarebbe il giudizio su Inzaghi? E Marotta in estate cosa ha fatto per aiutarlo? Il Barça dopo una settimana da incubo: poi l'Inter confermerà a prescindere il rinnovo?
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Politica presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per TMW dal 2008, è stato vicedirettore per 10 anni. Inviato al seguito della Nazionale
Barcellona nel momento peggiore. Il Barcellona per risorgere oppure affondare. L'Inter è reduce dalla peggiore settimana del quadriennio targato Simone Inzaghi. Non perché si tratti della prima caduta degli ultimi anni, tutt'altro. Ma per l'altezza da cui è precipitata. L'Inter due settimane fa era una squadra che volava sognando un nuovo 2010, veleggiava seguendo la rotta della migliore stagione della sua storia. E invece oggi sta vivendo un piccolo incubo: in Coppa Italia è stata travolta dal Milan, in campionato ha perso sei punti in due partite dalla diretta concorrente. Forse ha già consegnato lo Scudetto al Napoli di Antonio Conte.
Simone Inzaghi nell'estate 2021 è subentrato proprio per succedere a quest'ultimo. Il tecnico leccese, al termine del suo biennio, non se l'è sentita di andare avanti senza nuovi investimenti. Senza Hakimi e Lukaku. Invece Inzaghi dopo un rinnovo quasi firmato con la Lazio decise di abbandonare il porto sicuro per tentare il grande salto. Quasi quattro anni più tardi è ancora lì, con sei trofei in più in bacheca. Quasi sempre ottimi percorsi, ma poi in fin dei conti un solo Scudetto e nessun trionfo internazionale. E allora a questo punto il dubbio è legittimo: non dovessero arrivare nuove coppe nelle prossime cinque settimane, quale sarebbe il giudizio sul suo operato?
Simone Inzaghi è l'allenatore che ha traghettato l'Inter in anni complicati. Ha forse sempre avuto la miglior squadra della Serie A, ma ha attraversato campagne trasferimenti tutt'altro che mirabolanti. In ordine sparso, ha perso in questi anni Perisic e Onana. Lukaku e Brozovic. E s'è sempre accontentato di ciò che la società gli ha messo a disposizione. In alcuni casi calciatori eccellenti, come Henrikh Mkhitaryan o Marcus Thuram. In altri molto meno. Lui però non s'è mai lamentato, aziendalista per eccellenza anche dinanzi ai microfoni. Anche a costo di dover fare i conti con sogni e ambizioni più grandi delle reali possibilità. Già, perché l'Inter che in questo mese di aprile sognava di fare all-inn ha fin qui vinto solo due delle otto gare disputate. E' una squadra fisicamente alle corde, mentalmente in difficoltà. Sta pagando con gli interessi i tanti impegni ravvicinati e qualche assenza troppo importante nel momento chiave.
Però se all'Inter bastano le defezioni di Thuram e Dumfries per non essere più l'Inter di chi è la colpa? Non dell'allenatore. Almeno non solo. E' anche di una società che un anno fa ha riproposto una campagna acquisti fondata sui parametri zero ma con risultati nettamente diversi rispetto a dodici mesi prima quando la pescata Thuram fece presto dimenticare Romelu Lukaku. Taremi e Zielinski insieme non fanno mezzo titolare. L'iraniano inseguito per più di un anno è oggi anche meno utile di Correa, mentre l'ex Napoli domenica pomeriggio ha colpito per la sua passività. Per un atteggiamento rinunciatario quando c'era da dare tutto. L'Inter non ha le due squadre che pensava di avere per arrivare in fondo in tutte le competizioni e nel momento del raccolto rischia di gettare alle ortiche otto mesi di semina. Non è ancora detta l'ultima parola, nemmeno in campionato. Ma certo è che mai come ora il doppio confronto tra Inter e Barcellona vede una chiara favorita. La squadra di Flick a differenza di quella di Inzaghi ha già vinto la Coppa nazionale. E' saldamente prima in classifica, sogna ancora il suo Triplete.
Da qualche giorni invece in casa nerazzurra il sogno dei tre titoli ha fatto spazio all'incubo di una stagione senza nemmeno una gioia. Il presidente Marotta domenica pomeriggio ha detto di non aver nulla da rimproverare a nessuno. E nei giorni precedenti - quando il Triplete era ancora una possibilità - ha più volte ribadito che Simone Inzaghi è saldamente al centro del progetto. Che a tempo debito arriverà anche il rinnovo del suo contratto scadenza 2026. Sarà ancora così? Se conta il cammino certamente sì, le prossime 6-7 partite non dovrebbero scalfire un progetto che fino a metà aprile è stato impeccabile. Se invece a contare alla fine saranno i risultati allora tutto può ancora cambiare. Perché nel calcio i giudizi corrono veloci come il pallone e quelli di dieci giorni fa, oggi, potrebbero già far parte del passato remoto.
Simone Inzaghi nell'estate 2021 è subentrato proprio per succedere a quest'ultimo. Il tecnico leccese, al termine del suo biennio, non se l'è sentita di andare avanti senza nuovi investimenti. Senza Hakimi e Lukaku. Invece Inzaghi dopo un rinnovo quasi firmato con la Lazio decise di abbandonare il porto sicuro per tentare il grande salto. Quasi quattro anni più tardi è ancora lì, con sei trofei in più in bacheca. Quasi sempre ottimi percorsi, ma poi in fin dei conti un solo Scudetto e nessun trionfo internazionale. E allora a questo punto il dubbio è legittimo: non dovessero arrivare nuove coppe nelle prossime cinque settimane, quale sarebbe il giudizio sul suo operato?
Simone Inzaghi è l'allenatore che ha traghettato l'Inter in anni complicati. Ha forse sempre avuto la miglior squadra della Serie A, ma ha attraversato campagne trasferimenti tutt'altro che mirabolanti. In ordine sparso, ha perso in questi anni Perisic e Onana. Lukaku e Brozovic. E s'è sempre accontentato di ciò che la società gli ha messo a disposizione. In alcuni casi calciatori eccellenti, come Henrikh Mkhitaryan o Marcus Thuram. In altri molto meno. Lui però non s'è mai lamentato, aziendalista per eccellenza anche dinanzi ai microfoni. Anche a costo di dover fare i conti con sogni e ambizioni più grandi delle reali possibilità. Già, perché l'Inter che in questo mese di aprile sognava di fare all-inn ha fin qui vinto solo due delle otto gare disputate. E' una squadra fisicamente alle corde, mentalmente in difficoltà. Sta pagando con gli interessi i tanti impegni ravvicinati e qualche assenza troppo importante nel momento chiave.
Però se all'Inter bastano le defezioni di Thuram e Dumfries per non essere più l'Inter di chi è la colpa? Non dell'allenatore. Almeno non solo. E' anche di una società che un anno fa ha riproposto una campagna acquisti fondata sui parametri zero ma con risultati nettamente diversi rispetto a dodici mesi prima quando la pescata Thuram fece presto dimenticare Romelu Lukaku. Taremi e Zielinski insieme non fanno mezzo titolare. L'iraniano inseguito per più di un anno è oggi anche meno utile di Correa, mentre l'ex Napoli domenica pomeriggio ha colpito per la sua passività. Per un atteggiamento rinunciatario quando c'era da dare tutto. L'Inter non ha le due squadre che pensava di avere per arrivare in fondo in tutte le competizioni e nel momento del raccolto rischia di gettare alle ortiche otto mesi di semina. Non è ancora detta l'ultima parola, nemmeno in campionato. Ma certo è che mai come ora il doppio confronto tra Inter e Barcellona vede una chiara favorita. La squadra di Flick a differenza di quella di Inzaghi ha già vinto la Coppa nazionale. E' saldamente prima in classifica, sogna ancora il suo Triplete.
Da qualche giorni invece in casa nerazzurra il sogno dei tre titoli ha fatto spazio all'incubo di una stagione senza nemmeno una gioia. Il presidente Marotta domenica pomeriggio ha detto di non aver nulla da rimproverare a nessuno. E nei giorni precedenti - quando il Triplete era ancora una possibilità - ha più volte ribadito che Simone Inzaghi è saldamente al centro del progetto. Che a tempo debito arriverà anche il rinnovo del suo contratto scadenza 2026. Sarà ancora così? Se conta il cammino certamente sì, le prossime 6-7 partite non dovrebbero scalfire un progetto che fino a metà aprile è stato impeccabile. Se invece a contare alla fine saranno i risultati allora tutto può ancora cambiare. Perché nel calcio i giudizi corrono veloci come il pallone e quelli di dieci giorni fa, oggi, potrebbero già far parte del passato remoto.
Altre notizie
Ultime dai canali








Primo piano