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I Tre Olandesi ricordano il loro Milan. Parlano Van Basten, Gullit e Rijkaard
Il Milan sui suoi canali ufficiali ha intervistato i tre storici olandesi: Frank Rijkard, Ruud Gullit e Marco Van Basten.
Ruud Gullit: "Mi chiamavano Gulliman. Il mio idolo era Cruyff. Quando entri a Milanello senti che sei lì per vincere qualcosa. Il gol che scelgo è il primo che ho fatto con il Milan, contro il Pisa. Esercizio che odiavo? La gabbia. In campo io volevo divertirmi e succede di più quando vinci. Con così tante partite, ogni tanto pensi di poter fare meno: se c'è la Champions, capita che sei meno concentrato. Una parola per descrivere Sacchi? Fanatico. Capello? Un musone, ma vincitore. E quando rideva era una cosa speciale. Ancelotti? Mi piace come persona, è il tuo zio preferito. Berlusconi? Il miglior presidente avuto, era sempre vicino alla squadra per dare il buon esempio. Era un filosofo".
Frank Rijkaard: "Come soprannome mi piaceva Frankie, mi ispiravo a Kempes. Di Milanello ho un bel ricordo. Partita più bella? La finale di Coppa Campioni con la Steaua Bucarest, li abbiamo dominati completamente. Se devo dire un gol quello al Benfica, sempre in finale. Da giocatore ho sempre cercato di aiutare i miei compagni, era una cosa che dava benefici anche a me stesso. Quando la partita era troppo facile, però, ogni tanto mi 'addormentavo'. Sacchi? Era il maestro dell'orchestra. Lui mi ha voluto, grazie a lui sono arrivato al Milan. Capello? Molto intelligente nel mettere insieme la squadra e i giocatori giusti. Ancelotti? Anche lui un maestro. Ricordo che all'inizio mi insegnava come muoversi. Berlusconi? C'era la frase 'c'è solo un presidente' per lui".
Marco Van Basten: "Ricordo il soprannome Marcolino... A Milanello c'era tutto: bellissimi campi, storia... E si mangiava alla grande! Ricordo sempre che il riscaldamento lo odiavo, dicevo sempre che all'inizio bisognava sopravvivere. E Sacchi ci diceva che si poteva toccare la palla una volta sola... Quello non era tanto divertente. Però era interessante perché imparavi a vedere le cose più velocemente. Ricordo la voglia di non perdere e tutto ciò che serviva fare. Una cosa importante era rimanere concentrati: a volte le partite erano più facili, però... Sacchi? Era un grande allenatore. Ancelotti? Grande amico. Berlusconi? Per me il numero uno".
Ruud Gullit: "Mi chiamavano Gulliman. Il mio idolo era Cruyff. Quando entri a Milanello senti che sei lì per vincere qualcosa. Il gol che scelgo è il primo che ho fatto con il Milan, contro il Pisa. Esercizio che odiavo? La gabbia. In campo io volevo divertirmi e succede di più quando vinci. Con così tante partite, ogni tanto pensi di poter fare meno: se c'è la Champions, capita che sei meno concentrato. Una parola per descrivere Sacchi? Fanatico. Capello? Un musone, ma vincitore. E quando rideva era una cosa speciale. Ancelotti? Mi piace come persona, è il tuo zio preferito. Berlusconi? Il miglior presidente avuto, era sempre vicino alla squadra per dare il buon esempio. Era un filosofo".
Frank Rijkaard: "Come soprannome mi piaceva Frankie, mi ispiravo a Kempes. Di Milanello ho un bel ricordo. Partita più bella? La finale di Coppa Campioni con la Steaua Bucarest, li abbiamo dominati completamente. Se devo dire un gol quello al Benfica, sempre in finale. Da giocatore ho sempre cercato di aiutare i miei compagni, era una cosa che dava benefici anche a me stesso. Quando la partita era troppo facile, però, ogni tanto mi 'addormentavo'. Sacchi? Era il maestro dell'orchestra. Lui mi ha voluto, grazie a lui sono arrivato al Milan. Capello? Molto intelligente nel mettere insieme la squadra e i giocatori giusti. Ancelotti? Anche lui un maestro. Ricordo che all'inizio mi insegnava come muoversi. Berlusconi? C'era la frase 'c'è solo un presidente' per lui".
Marco Van Basten: "Ricordo il soprannome Marcolino... A Milanello c'era tutto: bellissimi campi, storia... E si mangiava alla grande! Ricordo sempre che il riscaldamento lo odiavo, dicevo sempre che all'inizio bisognava sopravvivere. E Sacchi ci diceva che si poteva toccare la palla una volta sola... Quello non era tanto divertente. Però era interessante perché imparavi a vedere le cose più velocemente. Ricordo la voglia di non perdere e tutto ciò che serviva fare. Una cosa importante era rimanere concentrati: a volte le partite erano più facili, però... Sacchi? Era un grande allenatore. Ancelotti? Grande amico. Berlusconi? Per me il numero uno".
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