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UEFA, Marchetti: "Calendario intasato? Turnover e rose ampie hanno mitigato gli effetti"
Il vice segretario generale della UEFA Giorgio Marchetti ha parlato a Radio Anch'io Sport su Rai Radio 1: "Il problema del calendario affollato? Il calendario è una delle complessità del nostro tempo, è un argomento sensibile. Bisognerebbe fare un ragionamento complessivo, che tenga in considerazione anche elementi più oggettivi. È vero che nel calendario ci sono più partite, però ci sono altri fattori come le rose più ampie e un turnover più ampio. I dati dicono che di fronte a un maggior numero di partite giocate, il numero di minuti giocati dai singoli giocatori rimane sostanzialmente stabile. Nella stagione 2023-24 nelle rose di tutti i campionati europei, i top 11 di ogni squadra hanno giocato circa il 70% dei minuti. Il turnover è in forte crescita. Da stagione a stagione, l'aumento del numero dei giocatori utilizzati da ciascuna squadra è di circa il 10% del cento. Siamo di fronte a un'evoluzione".
Campionato a 18 squadre può essere un giusto compromesso per la nostra Serie A?
"Questa è una competenza nazionale, che riguarda federazioni, leghe e i loro club. Ci sono vari formati nei campionati europei: se guardiamo le cinque leghe maggiori, tre sono a 20 squadre e le altre due a 18. La Francia ha deciso di scendere a 18, lo ha fatto autonomamente. Credo sia difficile inserirsi in un dibattito che deve tener conto di fattori domestici come la sostenibilità di un certo numero di squadre, ma anche l'importanza che ha la partecipazione al campionato per le realtà locali. Credo sia difficile dare un giudizio complessivo".
Si può pensare a un aumento delle sostituzioni?
" È un tema di pertinenza dell'Ifab, che custodisce le regole del gioco. Il passaggio dalle tre alle cinque sostituzioni è avvenuto in pieno Covid, ha risposto a un'esigenza del momento. Da norma temporanea è diventata permanente ed è giusto così anche in relazione ai rischi della salute dei giocatori e alla qualità delle partite. Immaginare un passaggio ulteriore non lo so, bisogna tenere in considerazione vari fattori, inclusa la coerenza che deve avere una partita di calcio dall'inizio alla fine".
Primo riscontro sul nuovo format delle coppe europee:
"Penso che si debba aspettare un numero significativo di giornate per capire il trend. Il nostro obiettivo è cercare di rendere il format più interessante, toccare i pochi punti deboli della competizione come i gironi troppo scontati ed evitare di arrivare alla fine del girone con partite prive di interesse. Nelle prime due giornate sono stati risultati eclatanti, ma chi ha vinto 9-2 ha poi perso la partita dopo. Due delle squadre che guidano il ranking Uefa hanno già perso una partita. Le caratteristiche di imprevedibilità di questo formato porteranno una competizione interessante e vivace fino all'ultima giornata".
C'è mancanza di dialogo tra Uefa e Fifa nella pianificazione dei grandi eventi?
"Sinceramente non vedo la mancata pianificazione dei grandi eventi. C'è un calendario internazionale della Fifa che fissa le date delle competizioni per squadre nazionali. Un calendario rimasto immutato. Anzi, dal 2026 le finestre di ogni anno scenderanno da 5 a 4, le finestre di settembre e ottobre saranno in una finestra più grande, con il vantaggio non secondario di limitare il numero dei viaggi soprattutto intercontinentali, con un impatto indiscutibile sul giocatore e sul club. Non mi sembra di intravedere una mancanza di armonizzazione. Poi quello dei calendari è un grande tema e va affrontato tutti insieme".
La nuova Champions è la sconfitta definitiva della Superlega?
"Noi abbiamo un'idea chiara: le competizioni sportive secondo il modello europeo sono aperte. Partecipa chi merita, non partecipa chi ha un nome. Questa evoluzione di formato non ha fatto altro che confermare questo: è cambiato il format, non quello di qualificarsi. A suo tempo, i tifosi e tutto il mondo di chi ama il calcio hanno detto chiaramente cosa pensavano del progetto della Superlega e perché non era adatto per il calcio europeo".
Situazione infrastrutture italiane:
"Mi auguro che l'Italia sappia darsi una svolta. Sappiamo tutti che l'impiantistica italiana non sia all'altezza. Anche i club ne hanno avuto un grande beneficio".
Campionato a 18 squadre può essere un giusto compromesso per la nostra Serie A?
"Questa è una competenza nazionale, che riguarda federazioni, leghe e i loro club. Ci sono vari formati nei campionati europei: se guardiamo le cinque leghe maggiori, tre sono a 20 squadre e le altre due a 18. La Francia ha deciso di scendere a 18, lo ha fatto autonomamente. Credo sia difficile inserirsi in un dibattito che deve tener conto di fattori domestici come la sostenibilità di un certo numero di squadre, ma anche l'importanza che ha la partecipazione al campionato per le realtà locali. Credo sia difficile dare un giudizio complessivo".
Si può pensare a un aumento delle sostituzioni?
" È un tema di pertinenza dell'Ifab, che custodisce le regole del gioco. Il passaggio dalle tre alle cinque sostituzioni è avvenuto in pieno Covid, ha risposto a un'esigenza del momento. Da norma temporanea è diventata permanente ed è giusto così anche in relazione ai rischi della salute dei giocatori e alla qualità delle partite. Immaginare un passaggio ulteriore non lo so, bisogna tenere in considerazione vari fattori, inclusa la coerenza che deve avere una partita di calcio dall'inizio alla fine".
Primo riscontro sul nuovo format delle coppe europee:
"Penso che si debba aspettare un numero significativo di giornate per capire il trend. Il nostro obiettivo è cercare di rendere il format più interessante, toccare i pochi punti deboli della competizione come i gironi troppo scontati ed evitare di arrivare alla fine del girone con partite prive di interesse. Nelle prime due giornate sono stati risultati eclatanti, ma chi ha vinto 9-2 ha poi perso la partita dopo. Due delle squadre che guidano il ranking Uefa hanno già perso una partita. Le caratteristiche di imprevedibilità di questo formato porteranno una competizione interessante e vivace fino all'ultima giornata".
C'è mancanza di dialogo tra Uefa e Fifa nella pianificazione dei grandi eventi?
"Sinceramente non vedo la mancata pianificazione dei grandi eventi. C'è un calendario internazionale della Fifa che fissa le date delle competizioni per squadre nazionali. Un calendario rimasto immutato. Anzi, dal 2026 le finestre di ogni anno scenderanno da 5 a 4, le finestre di settembre e ottobre saranno in una finestra più grande, con il vantaggio non secondario di limitare il numero dei viaggi soprattutto intercontinentali, con un impatto indiscutibile sul giocatore e sul club. Non mi sembra di intravedere una mancanza di armonizzazione. Poi quello dei calendari è un grande tema e va affrontato tutti insieme".
La nuova Champions è la sconfitta definitiva della Superlega?
"Noi abbiamo un'idea chiara: le competizioni sportive secondo il modello europeo sono aperte. Partecipa chi merita, non partecipa chi ha un nome. Questa evoluzione di formato non ha fatto altro che confermare questo: è cambiato il format, non quello di qualificarsi. A suo tempo, i tifosi e tutto il mondo di chi ama il calcio hanno detto chiaramente cosa pensavano del progetto della Superlega e perché non era adatto per il calcio europeo".
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"Mi auguro che l'Italia sappia darsi una svolta. Sappiamo tutti che l'impiantistica italiana non sia all'altezza. Anche i club ne hanno avuto un grande beneficio".
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