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I 23 milioni lordi di stipendio a Vlahovic stanno aumentando troppo le aspettative
Dusan Vlahovic è nettamente il più pagato della Serie A con 23 milioni di euro annui. Ben lontano dai 17,5 di Lautaro Martinez, figuriamoci dai 13 di Rafael Leao e compagnia, come Barella e Calhanoglu. Per questo c'è un problema di aspettative nei suoi confronti, perché - in barba a ogni valutazione calcistica e ragionevole certezza - la sensazione è che debba sempre fare la differenza.
Non a caso ha segnato solamente un gol su otto - in questo inizio di campionato - allo Stadium. Con il Lipsia si è esaltato nelle difficoltà, quando si è trattato di prendersi la squadra sulle spalle, segnando un gol straordinario che ha dato il la alla rimonta completata da Conceicao. Con il Cagliari si era sbloccato in casa, sì, ma solamente su rigore, sbagliando un'altra occasione da pochi passi. Il Vlahovic normale insacca ed esulta, quello della versione casalinga manda fuori, anche con un certo sconcerto.
Ieri è capitato nuovamente. Sull'1-0 McKennie è andato in cielo, saltando sopra il diretto avversario e chiamando Suzuki alla parata. Sulla ribattuta, al limite dell'area piccola, c'era proprio il serbo che ha mandato inspiegabilmente alto. Come se la palla scottasse, o la porta rimpicciolisse in un attimo. Il peso delle responsabilità sembrano davvero condizionarlo, perché rischia di sparire in troppe partite, quando dovrebbe accettare il proprio ruolo e diventarne il primo comandante, come a Lipsia.
Non a caso ha segnato solamente un gol su otto - in questo inizio di campionato - allo Stadium. Con il Lipsia si è esaltato nelle difficoltà, quando si è trattato di prendersi la squadra sulle spalle, segnando un gol straordinario che ha dato il la alla rimonta completata da Conceicao. Con il Cagliari si era sbloccato in casa, sì, ma solamente su rigore, sbagliando un'altra occasione da pochi passi. Il Vlahovic normale insacca ed esulta, quello della versione casalinga manda fuori, anche con un certo sconcerto.
Ieri è capitato nuovamente. Sull'1-0 McKennie è andato in cielo, saltando sopra il diretto avversario e chiamando Suzuki alla parata. Sulla ribattuta, al limite dell'area piccola, c'era proprio il serbo che ha mandato inspiegabilmente alto. Come se la palla scottasse, o la porta rimpicciolisse in un attimo. Il peso delle responsabilità sembrano davvero condizionarlo, perché rischia di sparire in troppe partite, quando dovrebbe accettare il proprio ruolo e diventarne il primo comandante, come a Lipsia.
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