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Bianchessi su Camarda: "Ricordo ancora le urla perché lo mettevano in difesa"
Mauro Bianchessi, oggi responsabile del settore giovanile del Monza dopo esserlo stato del Milan per tanti anni, ha rilasciato un'intervista al portale a tinte rossonere MilanNews.it, concentrandosi sul giovane attaccante Francesco Camarda, fresco di esordio (con gol annullato) in Champions League: "Martedì quando è entrato mi sono emozionato, ho visto il bambino che avevo preso per il Milan raggiungere un ulteriore traguardo che molti altri giocatori più grandi sognano. Peccato per il gol, ma state tranquilli è solo rimandato perché lui i gol li ha nel sangue. Segna sempre e a volte mi chiedo se è lui a cercare i gol o sono i gol che cercano lui".
È vero che ci fu un suo intervento per farlo giocare in attacco? E che nei Pulcini lo avevano messo in difesa?
"Dopo averlo portato al Milan e essendo convinto che avesse grande talento, andavo di persona a vedere i suoi progressi al Vismara e me lo ritrovai a fare il difensore. Le mie urla rivolte all’allenatore penso si siano sentite fino in Piazza Duomo e da allora è divenuto in eterno, il numero 9, l’attaccante del Milan".
Altri aneddoti su Francesco?
"La fortuna di Francesco oltre al suo talento è la famiglia. I genitori l’hanno sempre sostenuto e protetto senza mai creargli ansia o aspettative. Sono fantastici e hanno parte del merito di dove oggi è arrivato Francesco".
Che cosa l'ha colpita di Francesco, nel periodo in cui bruciava le tappe nelle giovanili? E cosa attualmente la colpisce di lui?
"Lui è sempre stato maniacale sia dentro che fuori dal campo per come si allena, oltre che segnare in tutti i modi. Maniacale nell’alimentazione e non ha grilli per la testa: pensa solo al calcio. In poche parole ha la mentalità giusta del campione. Bravissimo Furlani ad avergli fatto il contratto che, credetemi, non era cosa semplice o scontata".
Molte speranze sono riposte in lui anche perché in Italia da tempo latita la figura del grande centravanti.
"Ci sarebbe da aprire un dibattito su questo tema. Bisogna insegnare meno tattica nei settori giovanili e più tecnica. Bisogna lasciare dribblare gli attaccanti e non ingabbiarli. Camarda ha talento che deve essere alimentato e protetto altrimenti si rischia di bruciarlo".
L'esordio in A e in Champions è arrivato, le aspettative sono tantissime e saranno sempre di più. Insomma, il difficile deve ancora arrivare. Che consiglio sente di dargli?
"Quello che ha fatto conta poco, conta ciò deve ancora realizzare perché le aspettative su di lui sono alte. Il consiglio è di restare umile senza esaltarsi per i complimenti e senza abbattersi per le critiche che prima o poi arriveranno. Deve restare Francesco Camarda".
È vero che ci fu un suo intervento per farlo giocare in attacco? E che nei Pulcini lo avevano messo in difesa?
"Dopo averlo portato al Milan e essendo convinto che avesse grande talento, andavo di persona a vedere i suoi progressi al Vismara e me lo ritrovai a fare il difensore. Le mie urla rivolte all’allenatore penso si siano sentite fino in Piazza Duomo e da allora è divenuto in eterno, il numero 9, l’attaccante del Milan".
Altri aneddoti su Francesco?
"La fortuna di Francesco oltre al suo talento è la famiglia. I genitori l’hanno sempre sostenuto e protetto senza mai creargli ansia o aspettative. Sono fantastici e hanno parte del merito di dove oggi è arrivato Francesco".
Che cosa l'ha colpita di Francesco, nel periodo in cui bruciava le tappe nelle giovanili? E cosa attualmente la colpisce di lui?
"Lui è sempre stato maniacale sia dentro che fuori dal campo per come si allena, oltre che segnare in tutti i modi. Maniacale nell’alimentazione e non ha grilli per la testa: pensa solo al calcio. In poche parole ha la mentalità giusta del campione. Bravissimo Furlani ad avergli fatto il contratto che, credetemi, non era cosa semplice o scontata".
Molte speranze sono riposte in lui anche perché in Italia da tempo latita la figura del grande centravanti.
Perché è così difficile sfornare nel nostro calcio un "numero 9"?
"Ci sarebbe da aprire un dibattito su questo tema. Bisogna insegnare meno tattica nei settori giovanili e più tecnica. Bisogna lasciare dribblare gli attaccanti e non ingabbiarli. Camarda ha talento che deve essere alimentato e protetto altrimenti si rischia di bruciarlo".
L'esordio in A e in Champions è arrivato, le aspettative sono tantissime e saranno sempre di più. Insomma, il difficile deve ancora arrivare. Che consiglio sente di dargli?
"Quello che ha fatto conta poco, conta ciò deve ancora realizzare perché le aspettative su di lui sono alte. Il consiglio è di restare umile senza esaltarsi per i complimenti e senza abbattersi per le critiche che prima o poi arriveranno. Deve restare Francesco Camarda".
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