
L'anticipo di Galli - Il super-derby rilancia il Milan: ora a Roma per vincere
Facciamo, come di consueto, un salto all’indietro rispetto alla stretta attualità e torniamo al dopo gara di Milan-Atalanta: auspicavamo che il gioco e i risultati dei rossoneri dopo l’exploit di Udine potessero proseguire nella partita casalinga con i neroazzurri guidati da Gasperini e invece è arrivata la decima sconfitta in campionato, ennesima doccia scozzese di questa instabile stagione. Fino al momento del vantaggio atalantino, però, il Milan non era dispiaciuto: compatto, con un baricentro basso ma pronto a verticalizzare, salvo poi mancare nella giocata decisiva nell’ultimo terzo di campo. Certo non ancora il Milan che vorrei vedere, perché alla fine dei primi 45’ il possesso palla della squadra di Conceição era pari al 38%. Poco, troppo poco, per un club con la nostra tradizione di controllo e di costruzione del gioco.
Siamo così arrivati alla partita dell’anno in una condizione psicologica ed emotiva tutt’altro che ottimale. Vero è, si dice, che il derby spesso azzera tutto: e infatti il derby ha azzerato tutto. Ha azzerato, in particolare, i venti punti di differenza che separano Inter e Milan nella classifica del campionato.
Il calcio è complesso, è imprevedibile, e la semifinale di ritorno di Coppa Italia ne è stata l’ennesima prova: basti considerare che questa eclatante vittoria rossonera è arrivata senza nessuno dei nuovi acquisti fatti dal club a gennaio (Bondo, Felix, Gimenez, Sottil, Walker), che avrebbero dovuto essere la chiave di volta del nuovo corso targato Conceição. Aggiungiamo che il Milan è tornato per gran parte dell’incontro a difendere con una linea difensiva a quattro.
Come spiegarlo allora? Difficile. Di certo un pizzico di fortuna ci ha aiutati, soprattutto nel primo tempo, quando l’Inter ha avuto tre nitide occasioni da goal e quando siamo incorsi negli atavici errori determinati dalla disposizione in campo: una squadra che si è trovata in più di un’occasione, spezzata in due, a subire gli attacchi interisti.
Il goal di Jovic ha cambiato tutto. Luka, bravissimo, come ho sottolineato più volte, nel controllare il proprio corpo in volo, ha trafitto con un preciso colpo di testa l’incolpevole Martinez (oltre a disputare una prestazione maiuscola in termini di partecipazione alla manovra, di sponde, di gioco, insomma, mostrando una pulizia tecnica che – se fosse costante – ne farebbe uno dei migliori attaccanti d’Europa). Il vantaggio ha dato energie fisiche e mentali ai nostri, li ha ricompattati, ma tutto ciò non sarebbe stato sufficiente per vincere se la squadra non avesse avuto un’idea, un impianto di gioco, condivisibile o meno, su cui poggiarsi. Il merito di Conceição è di essere riuscito a condividerlo con la squadra.
Passato il derby resta tutto il resto: la realtà del campionato, la qualificazione in Champions sfuggita e una qualificazione in Europa League che è ancora tutta da guadagnare e che potrebbe arrivare anche attraverso una vittoria in Coppa Italia.
Ora sono in molti a chiedersi se con l’accesso alla finale si rimescoleranno le carte, se il risultato influirà sulle scelte societarie relative alla guida tecnica e se arriverà la dichiarazione della conferma del Mister portoghese. Una decisione non facile, specie se arrivasse la vittoria nella finale di Roma: al management – presente e futuro – il compito di prenderla nel modo migliore per il Milan.
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