
L'anticipo di Galli - Verso Atalanta-Milan con un sogno nel cuore
“È anche, se non soprattutto, una questione d’orgoglio: al di là degli stimoli di classifica che ancora ci sono, l’obiettivo è dimostrare sul campo ciò che il Milan rappresenta”. Iniziava così la telecronaca di Milan-Udinese su DAZN, lo scorso 11 aprile.
Ma la bellezza (o la dannazione) del calcio sta anche nella sua imprevedibilità, una caratteristica che va ricondotta alla sua natura complessa. È bastata una prestazione convincente, accompagnata da un risultato rotondo, per cambiare ogni prospettiva. Conceição, già dato per sicuro partente, incapace di dare una svolta concreta alla squadra, criticato da ogni parte, ha continuato a lavorare con la squadra e per la squadra. A volte succede. Succede che si lavori a lungo senza vedere alcun esito positivo e poi, come se si stesse coltivando un fiore, all’improvviso il fiore sboccia in tutto il suo splendore. Nel nostro caso è ancora prematuro dire che sia sbocciato ma almeno possiamo dire di aver visto un germoglio.
Chi, come me, ha qualche annetto sulle spalle può ricordare gli anni 80 e, pur non volendo fare paragoni irriverenti, potrà pensare di aver rivisto nella serata di venerdì scorso, al Bluenergy di Udine, ciò che accadde(e cosa rappresentò) il 25 ottobre 1987: la partita tra Hellas Verona e Milan, che terminò con la nostra vittoria per 1-0, con goal di Pietro Paolo Virdis.
Vi chiederete che cos’abbiano a che fare le due partite. La risposta è il significato che potrebbe assumere, come tutti auspichiamo, la recente vittoria a Udine: la svolta e l’inizio di una cavalcata inarrestabile (un po’ come quella di Theo in versione scudetto, in occasione del terzo goal in terra friulana). La vittoria al Bentegodi segnò infatti per la squadra, all’epoca guidata da Arrigo Sacchi, l’inizio della rimonta tesa a recuperare il distacco che la separava dal Napoli per poi aggiudicarsi, allo sprint finale, il campionato.
La squadra era stata eliminata dalla Coppa Uefa, perdente in casa con la Fiorentina, il tecnico invitato da stampa e dai tifosi ad andarsene, il malcontento era diffuso. Certo, direte, la proprietà e il management erano differenti da quello odierno. Ma noi dobbiamo cucinare con quello che c’è in frigo: fuor di metafora, stare su ciò che possiamo sostenere e accompagnare, cioè questa squadra e questo staff tecnico. Ad oggi, il nostro scudetto si chiama qualificazione in Europa League (con il pensiero proibito alla Champions) e poi... ne parliamo alla fine.
Intanto, la squadra ha avuto un’altra settimana con tutti i giocatori presenti a Milanello. Conceição ha potuto lavorare condividendo con la squadra idee, strategie, insistendo sulla difesa a tre, tanto decantata in settimana e che sarà, presumibilmente, riproposta domenica sera. San Siro sarà stracolmo, le motivazioni alle stelle. Tutti elementi positivi a cui dobbiamo forse detrarre l’assenza di Mike Maignan, verosimilmentecostretto a un turno di riposo dopo il colpo alla testa subito venerdì scorso (tecnicamente lo stop dura una settimana, quindi potrebbe allenarsi da venerdì e giocare domenica: vedremo).
La vittoria con l’Atalanta potrebbe aprire nuovi scenari in campionato e, soprattutto, ci darebbe una carica inestimabile per il derby di Coppa Italia: il vero sogno in fondo al nostro cuore.
Forza ragazzi, forza Milan!
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