
Gli dei del calcio non perdonano l’Hybris. Fabio Paratici sempre più vicino. De Zerbi e il suo quadro con Tassotti. Un sogno impossibile
Non è una stagione normale, non è mai stata una stagione normale. Siamo a poche ore da un derby, che vale la finale di Coppa Italia. Il pensiero dovrebbe essere rivolto ai novanta minuti di San Siro. Invece si sfogliano le pagine dei siti, si passano minuti e minuti al telefono, per capire come si chiuderà un’altra partita, che si gioca a Londra con tre protagonisti, intorno a un tavolo. Gerry Cardinale, Giorgio Furlani e Fabio Paratici. Per qualcuno una partita addirittura più importante della semifinale di Coppa, perché da quella decisione, dipenderà il futuro del Milan.
Con due anni di ritardo, dunque, dovremmo essere vicini a una scelta che doveva essere presa il giorno dopo il licenziamento di Paolo Maldini e Ricky Massara. Inserire nell’organigramma la figura di un Direttore Sportivo, che potesse gestire il mercato ,ma che fosse anche un punto di riferimento per la parte tecnica. Purtroppo sono stati due anni che non sono risultati indolori per squadra, giocatori e tifosi di un Milan, che rischia di dover ripartire da una situazione che pensavamo, mai e poi mai, di dover ancora vivere. Là, in una landa desolata che si chiama “Fuori dalla Champions League“.
I dirigenti del Milan sono caduti in un peccato, che gli dei del calcio, non hanno mai perdonato, crudeli e irati. Il peccato di “Hybris”, tradotto dal greco “tracotanza e presunzione". E’ capitato a Polifemo, che pensava di essere più forte di Zeus, a Agamennone, a Prometeo. Purtroppo questi personaggi cari alla mitologia e alla storia greca non avevano più potuto rimediare alla offesa verso gli dei, ma i dirigenti del Milan sono più fortunati, perché, grazie a un bagno di umilità, sostantivo che, si sa, è sempre sinonimo di intelligenza, stanno cambiando strategia , affidandosi a un D.S. , cioè a un Direttore Sportivo, erede dei tanti dirigenti della storia del Milan. Come Antonio Busini, Gipo Viani, Sandro Vitali, Silvano Ramaccioni, Carlo Montanari, Ariedo Braida , Massimiliano Mirabelli, Ricky Massara.
Ora l’affascinante compito dovrebbe spettare, salvo clamorose sorprese, a Fabio Paratici, direttore esperto e vincentel, ben conosciuto negli ambienti internazionali, entusiasta della avventura che sta per cominciare. Ripeto salvo imprevedibili colpi di scena. Paratici è una figura che conosce quali siano le ricette per guidare una squadra dalle grandi ambizioni, dallo storico blasone dalla voglia, sua e dei suoi tifosi, di tornare a respirare.. profumo di vittorie e di trionfi? …no… ARIA DI NORMALITA’. Una sensazione che sembra ormai un lontano ricordo. Quale allenatore possa sedere sulla panchina del Milan oggi non è facile prevederlo. Sembra però ,che con l’arrivo di Paratici, il preferito possa presto diventare Roberto De Zerbi, un allenatore rispettato e amato dai suoi giocatori, per le idee stimolanti che ha sempre portato avanti ,con coraggio e sicurezza. Altro elemento fondamentale da non sottolineare è il suo feroce, meraviglioso “Milanismo". Nel suo ufficio, in tutte le piazze che ha allenato, sempre ha messo una fotografia incorniciata. Lui, giovane con la maglia rossonera, che si sta allenando con Mauro Tassotti, uno dei suoi primi maestri. Si emoziona, quando pensa a quegli anni, ai tanti campioni, con i quali si è allenato e che tanto gli hanno insegnato in quei primi anni nel grande calcio. Facile immaginare le forti sensazioni, i ricordi che gli torneranno alla mente, all’ingresso da allenatore del Milan . Se sarà lui, ovviamente, perché Fabio Paratici sta coltivando un sogno grande, incredibile, impossibile. Come quando tra i sorrisi e le ironie, portò poi alla Juventus Cristiano Ronaldo. Ci aveva provato già ,quando era direttore a Torino. Forse ci ritenterà come primo regalo della sua nuova vita rossonera. Quello di avere come suo allenatore, Pep Guardiola !!







