il compleanno più brutto della storia per risultati, ambiente e disillusione. Rottura con la tifoseria ormai totale
Di Milan-Genoa di ieri sera, di quello successo in campo, della classifica e della parata di grandi leggende presenti sugli spalti, ci si ricorderà poco. Perché la cosa più impattante è la rottura definitiva tra il Milan e la sua gente. I fischi a fine gara, i cori di contestazione dentro lo stadio, gli striscioni esposti fuori poiché bloccati dalle autorità di polizia (sarebbero stati messi sulla balaustra del secondo blu senza il divieto) e i nuovi cori: “Noi non siamo americani!” e “Cardinale devi vendere” sono il risultato di un’aria pesante che, da mesi, si respirava attorno al Milan. Quando lo si è fatto notare, siamo passati per quelli che non capiscono, per chi tifa per gli ultrà e altre cose simili. No, non è così ed è triste aver avuto ragione. Perché stare in mezzo alal gente ti fa capire davvero il sentiment dei tifosi, che sono disinnamorati e anche se vanno ancora in massa allo stadio (ora bisognerà vedere per quanto), ci vanno per i colori, non per il progetto tecnico. Al 16 di dicembre, il Milan è ottavo in classifica, senza un’identità di gioco e senza prospettive positive sul lato sportivo per il futuro.
Chissà se a Gerry Cardinale sono arrivate le immagini del fine partita e il sonoro. Una situazione così, a livello ambientale, non si viveva dalla piena banter era quando, dopo un Milan-Genoa di dicembre 2013, ci fu un’altra contestazione. Ma quel Milan era consapevole dei suoi limiti e non si lasciava andare ad annunci di grandeur non rispettati. È davvero complicato digitare sui tasti, perché in questi 16 anni al seguito del Milan ne ho viste davvero di ogni, ma i segnali di quello che stava accadendo erano evidenti a tutti. E oggi la gente è stanca, stufa di dover andare allo stadio e soffrire senza una speranza di poter invertire la rotta. Sentire ancora parlare di scudetto fino a qualche settimana fa era già difficile da credere, oggi è difficile anche pensare alla partecipazione alla prossima edizione della Champions League perché c’è una foto che fa impressione: la reazione di Rafael Leao a fine partita. Mani su fianchi, occhi tristi con Torriani che va a consolarlo. Quegli occhi ci hanno detto più di decine di parole.
Il board ora deve prendersi le sue responsabilità così come deve prendersele Cardinale. Fonseca è anche lui colpevole, ma ormai il mirino di tutti è puntato sulla proprietà e sulla sua emanazione. L’impostazione che si è voluta dare al Milan è andata naufragando sotto gli occhi di tutti. E il post di Paolo Maldini, arrivato allo scoccare della mezzanotte, è stato il colpo finale ad una serata che ha visto squarciata la tela sotto gli occhi di chi, quella tela, l’ha resa un capolavoro.