Da unica nota lieta a tasto dolente: Pavlovic sta pagando l'impatto con la Serie A
Alla prima pausa nazionali, quella di settembre, Strahinja Pavlovic era una delle poche note liete di un Milan che non faceva risultati e non riusciva ad assimilare i dettami di Paulo Fonseca. Due mesi dopo il serbo diventa la nota dolente fin qui del mercato estivo: è il dazio che sta pagando il serbo catapultato in un campionato ben diverso da quello austriaco e in un modo di giocare non ancora del tutto digerito.
Paulo Fonseca, alla vigilia della partita di Champions League contro il Brugge, aveva motivato le sue esclusioni dall'undici titolare così: "Questa è una realtà diversa per Pavlovic, è un modo di giocare diverso rispetto a quella che aveva nel suo ultimo club (…). Lui è uno che vuole andare sempre ad anticipare, è uno fisico. Noi vogliamo un difensore centrale più equilibrato. Penso che abbia fatto meglio, ma penso anche che abbia bisogno di crescere: non ha fatto una partita senza errori (in riferimento a Milan-Udinese, ndr), ma ha fatto bene. Se facciamo un paragone con le sue altre partite è cresciuto tanto. Ma continuano ad esserci cose da migliorare".
L'infortunio di Gabbia ha portato il tecnico portoghese a rivedere l'assetto dei centrali, dando nuove chances al serbo, titolare contro Napoli, Monza e Cagliari. Contro gli azzurri prova a giocarsi la carta della fisicità contro Lukaku, perdendo e vedendo il belga aprire le marcature. A Monza tiene botta, a Cagliari è un disastro: sbaglia le letture, dà la sensazione di essere sempre mal posizionato. Ed evidentemente a disagio a difendere alto.
Ci si aspettava a questo punto della stagione qualcosa di più da lui, soprattutto per come si era presentato a Parma, dove nonostante qualche falla aveva messo in evidenzia doti notevoli nell'anticipo e nella forza. Dando un'iniezione di grinta che un po' mancava alla squadra. A Liverpool si sono palesate più che mai le sue difficoltà che lo hanno portato a finire dietro nelle gerarchie. Eppure sono in tanti pronti a scommettere su di lui e chi lo conosce bene, proprio ai nostri microfoni, aveva lanciato un monito. Come Igli Tare, che è stato vicinissimo al portarlo alla Lazio: "È arrivato nell'età migliore per esprimersi al meglio. Penso che abbia ancora tanto da migliorare nel calcio che conta, cioè quello di prima fascia perché è un giocatore completo per certi versi ma nella fase difensiva deve ancora migliorare qualcosa". Savo Milosevic, allenatore che lo ha fatto esordire al Partizan e lo conosce molto bene la Serie A per averla giocata col Parma, dichiarò qualche mese fa: "Deve imparare tatticamente, non c'è dubbio, perché il calcio italiano è diverso che altrove. E sono sicuro che imparerà velocemente perché è un ragazzo che non si ferma mai. La sua scelta di andare in Italia è stata ottima". Un'altra vecchia conoscenza del nostro campionato come Zoran Mirkovic: "Lui è ancora giovane, ma nonostante tutto ha giocato grandi partite. Ha già alle spalle un Europeo e un Mondiale, oltre ad alcune partite di Champions League. È preparato per uno step più importante. L'unico consiglio che gli posso dare è di continuare a lavorare come ha sempre fatto. Ascoltare l'allenatore per migliorarsi tatticamente perché in Italia si gioca in un modo un po' diverso rispetto alla Francia e all'Austria". Serve pazienza. E fiducia.