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ESCLUSIVA MN - Padovan: "Fonseca non andava preso. Ibra non è un dirigente, ma si crede Dio"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 16:00Primo Piano
di Gaetano Mocciaro
per Milannews.it

ESCLUSIVA MN - Padovan: "Fonseca non andava preso. Ibra non è un dirigente, ma si crede Dio"

Il clima in casa Milan è nero e si attraversa un momento di sconforto pari a quello di una stagione già compromessa. Eppure siamo solo all'inizio. Il ko contro il Liverpool ha portato i tifosi all'esasperazione, all'abbandono di San Siro (che già non era sold out) ben prima del triplice fischio, con i presenti a fischiare la squadra e non solo. Paulo Fonseca sembra sempre più abbandonato a se stesso e Zlatan Ibrahimovic sembra non riuscire a uscire dal personaggio che si è creato. Ne abbiamo parlato col noto giornalista Giancarlo Padovan. In esclusiva per MilanNews.it.


Giancarlo Padovan, il ciclo Fonseca è già finito?
"Fosse per me nono sarebbe mai cominciato. Sono stato l'unico giornalista italiano ad averlo stroncato prima che arrivasse".

Le prime uscite le stanno dando ragione
"Il Milan ha sbagliato scelta perché Fonseca non si era meritato il Milan. Non è da Milan, perché non ha né esperienze precedenti positive né carisma, niente da sviluppare che noi avessimo intravisto". 

Per Ibrahimovic è un allenatore pronto a portare qualcosa di nuovo, un calcio dominante
"Ibrahimovic, che l'ha scelto, crede di essere infallibile, crede di essere Dio e queste sono le conseguenze. Fonseca invece resta Fonseca, mentre Ibra non è un dirigente. Per come ragiona, per come parla e per come sceglie l'allenatore non c'è nemmeno una parvenza di dirigente. Il Milan è già fuori strada".

Lo scenario è di quelli neri
"C'è un allenatore già delegittimato dai fatti contro la Lazio, un allenatore perdente. Solo Ibra e una dirigenza sconclusionata non lo sapevano".

L'uscita ai microfoni di Sky: "Sono io il boss" ha portato ulteriore malcontento tra i tifosi
"Ibra parla come se fosse un capopopolo. Un'espressione simile con una tracotanza che non appartiene né allo spirito dirigenziale non solo italiano, ma mondiale e men che mai nella filosofia Milan".

Per sentire frasi simili, forse, dobbiamo arrivare a qualche proprietario di club. Che però è quello che ci mette i soldi veri
"I proprietari sono ricconi che ci mettono i soldi e sentono il diritto di dire quel che vogliono. A volte vanno oltre il costume e la buona educazione, ma non ricordo frasi simili. E ovviamente non ho mai sentito un dirigente parlare così prima d'ora. Per un'uscita del genere sarebbe la norma se il padrone chiamasse e gli dicesse: 'Grazie e arrivederci'".

Pur nel ruolo dirigenziale, Ibrahimovic non molla il personaggio
"Ibrahimovic crede ancora di essere un giocatore e resterà tale. È l'ennesima dimostrazione che non si diventa dirigenti e allenatori solo perché sei stato calciatore. Sono mestieri diversi, sistemi diversi, cultura diversa. Se proprio devo dirla tutta, Ibrahimovic non ha né cultura sportiva né calcistica. Ha quella dello spogliatoio che è il ricettacolo di ogni conformismo, il posto dove regna il nonnismo, dove regna chi parla più forte o mette la musica a tutto volume. Un ricettacolo, stranamente e ingiustamente innalzato a sacrario del calcio dove succede di tutto. Con le parole usate da Ibra e con il suo tono non si va da nessuna parte, se non più giù. Poi c'è la scelta di Fonseca, che rivendica e questo è il risultato. E domenica temo arriverà il resto…".

Sei derby di fila persi, si arriva nelle peggiori condizioni possibili
"Non vedo come il Milan possa tenere testa all'Inter. C'è una differenza basilare, ossia che una è una squadra e l'altra no".

Fonseca merita ancora l'ultima chiamata, col derby?
"Per me sulla panchina del Milan non si sarebbe dovuto nemmeno sedere, figuriamoci. Temo che la fotografia della desolazione sarà la sconfitta nel derby e allora sarà tutto inevitabile. Pensare a un Fonseca ancora sulla panchina del Milan mi pare azzardato".

Sarebbe il primo certificato fallimento di Ibrahimovic dirigente
"Se va via Fonseca dovrebbe andar via anche Ibrahimovic. Le persone più oneste legano il destino dell'allenatore a loro, specie se è una loro scelta. Ibra è quello che ha scelto di non puntare su Conte che, per carità, costa e pretende. Ma poi ti ritrovi in una situazione dove i tifosi alla quinta partita ti fischiano e contestano. La quinta partita. E sembra di essere alla 25ª giornata di campionato. Con una stagione fallimentare che si sta prospettando".

In tutto questo, Cardinale?
"È quello che ha scelto Ibra e avallato Fonseca. Ha mandato via Maldini. Si assuma le responsabilità anche lui di ciò che ha fatto, perché il bilancio finora è fallimentare. Come tanti anche lui pensa che il calcio italiano sia una cosa semplice. E chi dice che il calcio è una cosa semplice fa una brutta fine. Il calcio è un coacervo di complessità, per chi va in campo e non. E credo che Cardinale stia sperimentando cosa significhi il calcio italiano".