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Il designatore Rocchi sui "rigorini": "Ne sono stati dati, ma ora solo quelli giusti"
Gianluca Rocchi, designatore degli arbitri della Serie A, ha rilasciato un’intervista in esclusiva alla redazione Sport del GR Rai, in onda questa sera su Radio1, all’interno di “Zona Cesarini”. Rocchi ha tracciato un bilancio del 2024 e del suo lavoro negli ultimi anni, toccando gli argomenti oggetto di polemiche nel 2024.
Rocchi ha iniziato esprimendo gratitudine per il supporto ricevuto dai dirigenti che si sono succeduti nel corso del suo mandato, sottolineando l’importanza del rapporto con il nuovo presidente dell’AIA, Carlo Zappi: “Ringrazio il presidente Zappi, che ha rinnovato immediatamente la fiducia nel mio lavoro. Questo dimostra che il percorso intrapreso è apprezzato. Ho avuto la possibilità di lavorare sempre in autonomia, una condizione indispensabile per svolgere il mio ruolo”.
Il designatore ha descritto il 2024 come particolarmente gravoso: “È stato un anno molto complicato. Questo lavoro, che coinvolge 152 persone, non lascia spazio per rifiatare; è un lavoro sicuramente complesso e impegnativo, quello del disegnatore, quasi mai elogiato e spesso criticato. Anche i piccoli momenti di soddisfazione spesso sfuggono, ma un ruolo di così grande responsabilità non permette distrazioni”.
Tra i tanti i motivi di discussione, Rocchi si è soffermato sui cosiddetti “rigorini”. “È chiaro che sono quei rigori che noi stiamo cercando di combattere: abbiamo avuto una giornata in effetti brutta” ha ammesso Rocchi, “la 7^, dove ne abbiamo dati 9 e qualcuno veramente inappropriato; però, specialmente nelle ultime giornate, siamo tornati a dare quelli giusti. L’importante è dare un rigore quando c’è qualcosa di importante, perché può decidere il risultato”.
E ha aggiunto: “Dico sempre ai miei arbitri che quando la pancia vi dice rigore, nel 98% di casi è rigore. Per esempio, in Cagliari-Atalanta non ne è stato dato uno, perché l’arbitro si è fatto portare, non dalla pancia, ma da un ragionamento sul rimpallo: se avesse seguito la pancia, avrebbe concesso il rigore”.
Rocchi non ha evitato l’autocritica, riconoscendo errori come il mancato rigore in Atalanta-Udinese: “È stato un errore di superficialità, mi è dispiaciuto perché è un errore evitabilissimo e queste cose dobbiamo eliminarle, perché così ci facciamo del male da soli. Tuttavia, siamo soddisfatti per la diminuzione delle proteste e dei gravi falli di gioco”.
Altro tema oggetto di polemiche: gli interventi del VAR. “La VAR deve essere usata solo per episodi chiari e seri. Non dobbiamo fare moviola. Sulla VAR a chiamata non possiamo rispondere noi, che siamo sempre ben aperti per eventuali modifiche e novità. È chiaro che il VAR a chiamata deresponsabilizza molto, mettendo la responsabilità della chiamata in capo al club o all'allenatore di turno. Credo che invece noi dobbiamo lavorare cercando di costruire ragazzi di fronte al monitor, che siano capaci di decidere, di scegliere quando intervenire o meno, cioè quando un episodio è chiaramente errato o no. Stiamo facendo un buon lavoro generale. Abbiamo avviato collaborazioni con l’Associazione Allenatori e l’Associazione Calciatori per far comprendere meglio le dinamiche del gioco ai nostri arbitri. Un arbitro deve essere un grande conoscitore del calcio, non solo delle regole”.
Infine, Rocchi ha commentato la tanto invocata uniformità di giudizio:
“L’uniformità assoluta è una meravigliosa chimera, ma lavoriamo ogni giorno per avvicinarci a questo obiettivo. Le nostre indicazioni devono essere sempre più chiare e semplici, ma dobbiamo accettare anche il fatto che il calcio contiene tantissima parte di soggettività, per cui una piccola parte di non uniformità dobbiamo sempre accettarla”.
Rocchi ha iniziato esprimendo gratitudine per il supporto ricevuto dai dirigenti che si sono succeduti nel corso del suo mandato, sottolineando l’importanza del rapporto con il nuovo presidente dell’AIA, Carlo Zappi: “Ringrazio il presidente Zappi, che ha rinnovato immediatamente la fiducia nel mio lavoro. Questo dimostra che il percorso intrapreso è apprezzato. Ho avuto la possibilità di lavorare sempre in autonomia, una condizione indispensabile per svolgere il mio ruolo”.
Il designatore ha descritto il 2024 come particolarmente gravoso: “È stato un anno molto complicato. Questo lavoro, che coinvolge 152 persone, non lascia spazio per rifiatare; è un lavoro sicuramente complesso e impegnativo, quello del disegnatore, quasi mai elogiato e spesso criticato. Anche i piccoli momenti di soddisfazione spesso sfuggono, ma un ruolo di così grande responsabilità non permette distrazioni”.
Tra i tanti i motivi di discussione, Rocchi si è soffermato sui cosiddetti “rigorini”. “È chiaro che sono quei rigori che noi stiamo cercando di combattere: abbiamo avuto una giornata in effetti brutta” ha ammesso Rocchi, “la 7^, dove ne abbiamo dati 9 e qualcuno veramente inappropriato; però, specialmente nelle ultime giornate, siamo tornati a dare quelli giusti. L’importante è dare un rigore quando c’è qualcosa di importante, perché può decidere il risultato”.
E ha aggiunto: “Dico sempre ai miei arbitri che quando la pancia vi dice rigore, nel 98% di casi è rigore. Per esempio, in Cagliari-Atalanta non ne è stato dato uno, perché l’arbitro si è fatto portare, non dalla pancia, ma da un ragionamento sul rimpallo: se avesse seguito la pancia, avrebbe concesso il rigore”.
Rocchi non ha evitato l’autocritica, riconoscendo errori come il mancato rigore in Atalanta-Udinese: “È stato un errore di superficialità, mi è dispiaciuto perché è un errore evitabilissimo e queste cose dobbiamo eliminarle, perché così ci facciamo del male da soli. Tuttavia, siamo soddisfatti per la diminuzione delle proteste e dei gravi falli di gioco”.
Altro tema oggetto di polemiche: gli interventi del VAR. “La VAR deve essere usata solo per episodi chiari e seri. Non dobbiamo fare moviola. Sulla VAR a chiamata non possiamo rispondere noi, che siamo sempre ben aperti per eventuali modifiche e novità. È chiaro che il VAR a chiamata deresponsabilizza molto, mettendo la responsabilità della chiamata in capo al club o all'allenatore di turno. Credo che invece noi dobbiamo lavorare cercando di costruire ragazzi di fronte al monitor, che siano capaci di decidere, di scegliere quando intervenire o meno, cioè quando un episodio è chiaramente errato o no. Stiamo facendo un buon lavoro generale. Abbiamo avviato collaborazioni con l’Associazione Allenatori e l’Associazione Calciatori per far comprendere meglio le dinamiche del gioco ai nostri arbitri. Un arbitro deve essere un grande conoscitore del calcio, non solo delle regole”.
Infine, Rocchi ha commentato la tanto invocata uniformità di giudizio:
“L’uniformità assoluta è una meravigliosa chimera, ma lavoriamo ogni giorno per avvicinarci a questo obiettivo. Le nostre indicazioni devono essere sempre più chiare e semplici, ma dobbiamo accettare anche il fatto che il calcio contiene tantissima parte di soggettività, per cui una piccola parte di non uniformità dobbiamo sempre accettarla”.
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