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Rapimento Pogba, la ricostruzione della vicenda: si cercano ancora i 2 uomini incappucciati
Un'amicizia "tossica", scrive L'Equipe stamattina parlando del processo che vedrà imputate sei persone per il rapimento e l'estorsione nei confronti di Paul Pogba. I fatti risalgono al 19 marzo del 2022: "Durante un fine settimana a Parigi, prima di unirsi alla nazionale francese, Pogba è con Boubacar C., Adama C. e Roushdane K.. I quattro si recano in un appartamento affittato da Adama C., dove li attendono Machikour K. e Mamadou M.; dopo aver consegnato i telefoni e discusso, i sei uomini vengono sorpresi dall'entrata in scena di due individui incappucciati e armati (ancora non individuati dagli inquirenti) che chiedono 13 milioni di euro in cambio di una presunta protezione offerta in passato al giocatore".
Comincia così il racconto di quella giornata. "A quel punto Pogba promette di pagare ma non convince i malviventi. Ordina un bonifico di 13 milioni ma la banca rifiuta. Rientra a Manchester, versa un acconto di 100.000 euro a Boubacar C. e non parla a nessuno di questa storia, cambia numero e diventa irraggiungibile, poi torna alla Juventus. Gli amici, insieme al fratello Mathias, vanno direttamente a Torino a luglio, poi dalla madre e in albergo. A quel punto scatta la denuncia e arrivano gli arresti".
Proprio il ruolo del fratello non è ancora del tutto chiaro: non era presente la sera del 19 marzo 2022 ma, secondo i magistrati, avrebbe esercitato pressioni nei confronti del campione del mondo 2018 per ottenere il pagamento della somma pretesa dai due malviventi. Il 23 settembre 2022 ha pubblicato sui social alcuni video per "invogliare" Paul a pagare, anche se davanti agli investigatori ha sempre affermato di non aver mai cercato di esercitare pressioni sul fratello minore.
Pogba è sempre rimasto fedele agli amici d'infanzia, che ha ospitato spesso in Italia e in Inghilterra. Si tratta proprio della stessa “banda” che adesso è sotto processo e che "gli avrebbe chiesto diversi milioni di euro per un progetto immobiliare. Pogba si era rifiutato ma aveva proposto di dare loro 300mila euro a testa. Era l’amico utile, un bersaglio facile", sottolinea il quotidiano transalpino. Alla fine Pogba "finisce sempre per perdonare, a volte con grande sgomento di chi gli sta vicino. In molti sono rimasti scioccati nel vedere tra gli imputati quei giovani che, all’epoca, condividevano la stessa merenda, lo stesso spogliatoio e la stessa stanza".
Gli indagati dovranno rispondere davanti al tribunale di "tentata estorsione", "sequestro di persona" e "associazione per delinquere". Rischiano tutti fino a 10 anni di carcere e sembra che abbiano sviluppato "una posizione comune, dichiarandosi vittime degli stessi atti di cui è vittima Pogba": affermano di aver subito "pressioni e aggressioni" da parte dei due rapitori. Mathias Pogba invece rischia sette anni di carcere e diverse migliaia di euro di multa: è accusato di "estorsione organizzata" e "partecipazione ad un'associazione per delinquere finalizzata alla preparazione di un reato".
Comincia così il racconto di quella giornata. "A quel punto Pogba promette di pagare ma non convince i malviventi. Ordina un bonifico di 13 milioni ma la banca rifiuta. Rientra a Manchester, versa un acconto di 100.000 euro a Boubacar C. e non parla a nessuno di questa storia, cambia numero e diventa irraggiungibile, poi torna alla Juventus. Gli amici, insieme al fratello Mathias, vanno direttamente a Torino a luglio, poi dalla madre e in albergo. A quel punto scatta la denuncia e arrivano gli arresti".
Proprio il ruolo del fratello non è ancora del tutto chiaro: non era presente la sera del 19 marzo 2022 ma, secondo i magistrati, avrebbe esercitato pressioni nei confronti del campione del mondo 2018 per ottenere il pagamento della somma pretesa dai due malviventi. Il 23 settembre 2022 ha pubblicato sui social alcuni video per "invogliare" Paul a pagare, anche se davanti agli investigatori ha sempre affermato di non aver mai cercato di esercitare pressioni sul fratello minore.
Pogba è sempre rimasto fedele agli amici d'infanzia, che ha ospitato spesso in Italia e in Inghilterra. Si tratta proprio della stessa “banda” che adesso è sotto processo e che "gli avrebbe chiesto diversi milioni di euro per un progetto immobiliare. Pogba si era rifiutato ma aveva proposto di dare loro 300mila euro a testa. Era l’amico utile, un bersaglio facile", sottolinea il quotidiano transalpino. Alla fine Pogba "finisce sempre per perdonare, a volte con grande sgomento di chi gli sta vicino. In molti sono rimasti scioccati nel vedere tra gli imputati quei giovani che, all’epoca, condividevano la stessa merenda, lo stesso spogliatoio e la stessa stanza".
Gli indagati dovranno rispondere davanti al tribunale di "tentata estorsione", "sequestro di persona" e "associazione per delinquere". Rischiano tutti fino a 10 anni di carcere e sembra che abbiano sviluppato "una posizione comune, dichiarandosi vittime degli stessi atti di cui è vittima Pogba": affermano di aver subito "pressioni e aggressioni" da parte dei due rapitori. Mathias Pogba invece rischia sette anni di carcere e diverse migliaia di euro di multa: è accusato di "estorsione organizzata" e "partecipazione ad un'associazione per delinquere finalizzata alla preparazione di un reato".
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