
Thiago, un bel tacere non fu mai scritto. Perché se essere fuori da tutti a febbraio è l'obiettivo stagionale il problema è tuo
“Per me è difficile fare già un’analisi di ciò che è successo. Sono deluso perché non è andata come speravo, soprattutto in Coppa Italia e Champions. Ma non sono d’accordo quando sento parlare di fallimento: il nostro lavoro è stato interrotto quando eravamo a un punto dal quarto posto in classifica che era ad inizio stagione l’obiettivo prioritario. Quando ho accettato questo lavoro, sapevo che sarebbe stato un progetto triennale, fondato su una rivoluzione della squadra. Ma so bene che in squadre come la Juve bisogna vincere”.
Le parole di Thiago Motta nei giorni scorsi probabilmente erano da evitare. Perché la Juventus in questa stagione, pur avendo speso più di 200 milioni di euro fra giugno e gennaio, era al quinto posto in classifica - dietro il Bologna che ha perso proprio Thiago, ma anche Zirkzee e Calafiori - uscito in Champions League contro il PSV Eindhoven, in Coppa Italia contro l'Empoli, in semifinale di Supercoppa Italiana contro il Milan. Considerato come è andata con Allegri, in confronto, c'è un abisso.
Il progetto triennale però bisogna meritarselo. Non firmare un contratto e credere che non sarai mai sostituito, perché da mesi diceva che non c'era l'ossessione del risultato. Se il motto della Juventus è "vincere è l'unica cosa che conta" qualcosa vorrà pur dire, no? Poi certo, se non alzi un trofeo per un anno non muore nessuno - soprattutto negli ultimi tempi - però se inizi un progetto spendendo fior di quattrini non puoi essere (molto) dietro rispetto all'anno precedente.
Mancano sette partite, la Juve è lì e può arrivare in Champions. Non grazie a Thiago Motta, ma, almeno per quanto visto nel corso dei mesi, nonostante un allenatore che non ha capito, purtroppo, in che squadra fosse.







