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Le Contropagelle di Juventus-Lecce, a cura di Marco Edoardo Sanfelici
ieri alle 10:38Primo piano
di Claudia Santarelli
per Bianconeranews.it

Le Contropagelle di Juventus-Lecce, a cura di Marco Edoardo Sanfelici

DA 7 RETI IN DUE PARTITE A 7 PUNTI IN TRE GARE JUVENTUS - LECCE 2 a 1

DI GREGORIO  7  Giù il cappello, signori, alla fine salva la Patria su Rebic, che gustava l’ennesima “purgata”. Un paio di parate, una respinta di pugni e...un amico palo. La vittoria è anche sua, anzi, quasi soprattutto.

KALULU  6  Si trova spesso senza il “tipo” da marcare e gli costa non pochi problemi di distanze e tempi da rispettare. Fluido nelle avanzate, ma si arrabatta tra Pierret e Morente. Non perde la serenità, ma fatica.

VEIGA  6,5  Peccato che sia un buon saltatore e nulla più. Con Bremer e Gatti il goal nel finale non si prenderebbe, ma Veiga non è al loro livello. Detto questo, la versione uomo contro uomo lo esalta e non concede un metro a quel brutto cliente di nome Krstovic, a costo di avvinghiarcisi attorno. Se Giampaolo toglie il montenegrino all’inizio del 2° tempo, un motivo ci sarà.

KELLY  6,5  Si è inserito in punta di piedi, come l’andatura che lo connota. Ora però sembra un punto fermo della difesa. Non registro un pallone buttato via gratuitamente che uno. Esce dai contrasti palla al piede pronto a scaricarla al compagno meglio piazzato. Tanto respiro e solidità per il reparto. Pare che nel Lecce ci giochi un certo Pierotti, grazie a Kelly risulta tra i non pervenuti.

NICO GONZALEZ  6,5  In versione Cuadrado, tra terzino e mezzala. Il modulo lo costringe alla copertura, ma lo libera nella corsa e si manifesta sempre guardando la porta nei pressi dell’area di rigore avversaria. Prova anche a concludere con un tocco da standing ovation, ma la palla sfiora il palo sul 2 a 0 nel 1° tempo. Esce stravolto, ma applaudito, dopo aver rincorso e bloccato 3  avversari a tutto campo (CONCEICAO   S.V.  impalpabile, tranne che nell’occasione in cui riceve un pestone, degna di ammonizione. Non aggiunge nulla e fortunatamente nulla toglie)

LOCATELLI  7   L’unico giocatore in forza alla Juventus che abbia la qualità di gestire le situazioni, non per niente con Tudor è capitano fisso, dopo l’esperienza della “fascia ambulante”  del tecnico “fantasioso” che è durato fin troppo. I soliti lanci su Yildiz precisi al millimetro a cambiare il gioco (dicono quelli che mostrano di capirne). E poi un festival di recuperi, di chiusure, di raddoppi a favore del compagno, senza tregua e senza paura.

THURAM  6  Certo, alimenta l’azione che porta al raddoppio, gliene va dato atto, ma porta troppo palla come suo solito. In alcune occasioni si vede che ha libera la linea di passaggio, ma preferisce tenere ancora il possesso del pallone, rischiando l’intervento di qualche giallorosso. Finisce sulle gambe e buon per lui che Di Gregorio mette una pezza ad un disastro confezionato, altrimenti…

McKENNIE  6  Giocatore di sostanza a tutti i costi. Di quella specie fortemente preziosa per dare equilibrio a qualsivoglia squadra. Copre con impegno la retrovia di sinistra, permettendo ai talentuosi davanti di rischiare la giocata anche difficile. Entra poco in campo, ma rispetta alla lettera i dettami tattici (WEAH  6  Buoni 20 minuti di spinta per tenere l’azione nella metà campo salentina. Dialoga con McKennie prima e Yildiz poi, in cerca di un varco e fino al fondo del terreno di gioco, ma fatica ad  accendere la luce)

KOOPMEINERS  6,5  La cura Igor inizia a fare effetto. Finalmente Koop sa per quale motivo vada in campo e quali siano i compiti assegnatigli. E’ forse uno dei jolly di centrocampo (jolly nel senso della “matta” che si pesca nel mazzo) migliori a livello europeo e frenarlo con compiti tattici del tutto cervellotici, per usare un eufemismo, è colpa grave. Cosicché un allenatore appena normale lo fa fluttuare da sinistra a destra, secondo istinto e non è strano vederlo ricevere un pallone al bacio dopo 2 minuti e realizzare. E’ normale per Teun. Non era normale fare di tutto per impedirglielo. Buona partita nel complesso, condizione che lievita e squadra che se ne giova. In fondo per davvero il calcio è semplice. (CAMBIASO  S.V.  Il peggiore dei tre fatti entrare tutti insieme al 67°)

YILDIZ  6,5  Segna il raddoppio concludendo un’azione tipo calcio a 5, con una palla in buca d’angolo. Cerca di sfondare da sinistra contando sulle sue finte e si rende pericoloso. Paga lo sforzo nella prima parte della ripresa, quando scompare abbastanza dal gioco. Dato che il Lecce si fa sotto e il turchino non ritorna indietro, saggiamente viene sostituito (SAVONA  S.V.  Cambio che sa tanto di catenaccio per far finire il match. E ben venga, significa che Tudor non ha nessuna vergogna a fare uso di tutti i mezzi a disposizione, in barba ai puzzosi sotto il naso, di cui sono piene le fosse)

VLAHOVIC  6,5 Felice di scoprire Dusan in versione “assistman”. Serve col contagiri a Koop la palla del vantaggio dopo solo 2 minuti, mette Yildiz in condizione di battere a colpo sicuro la palla del 2 a 0. Dà una profondità continuata alla squadra che non consente al Lecce di rendersi mai pericoloso. Può essere un caso, ma dopo la sua uscita, incominciano i dolori (KOLO MUANI  5   Che fine ha fatto quel fenomeno appena arrivato da 5 reti in 3 incontri?  Mentre Dusan punta avanti sempre, lui arretra a dettare i passaggi. Non una grande mossa da parte di Tudor, che anzi completa una serie di cambi che sollevano perplessità)

TUDOR  6,5  Prossima tappa di crescita: evitare sofferenze finali di cui tutti faremmo volentieri a meno, ad iniziare da cambi utili, caso mai. Eppure la gara contro il Lecce dimostra che comunque la squadra sa combattere anche se presa dal panico di una rimonta che vorrebbe dire compromettere gravemente il finale di campionato. Azzecca l’approccio come suo solito, dato che in 2 minuti la Juve è già avanti. Il raddoppio, come per magia, non tarda a concretizzarsi. Il grosso inghippo sta proprio qui: come riempire l’ora di gioco che manca al fischio finale. Questione di personalità, di gestione della partita intera, di cambi che devono alzare il livello e non mortificarlo. Spietatezza, questo l’obbiettivo da far entrare nella testa dei “ragazzi”. Gare come questa, devono finire in goleada, proprio perché non se ne può far a meno, onde evitare sorprese troppo spesso provate e che incidono sulla classifica come macigni. Partite come contro il Lecce non vanno vinte, ma stravinte: di concetto, di presa in carico. Al netto di quanto detto, va però espressa la soddisfazione di vedere finalmente una squadra in campo che è presente, viva e “lotta insieme a noi”. Dunque la Juve di quest’anno ha le carte in regola per essere considerata una compagine forte,  che può stare al vertice, solo che venga guidata da un pilota capace e non da uno che ha guidato solo trattori. Piaccia o non piaccia, questa è la storia di una stagione dalle mille promesse e dalle mille attese, miseramente finite nel compostabile e che solo un tecnico “tradizionale”, ma con discreta cultura calcistica può raddrizzare. Tenendo conto che ora i posti per la qualificazione Champions sono diventati 2, le probabilità aumentano. Come qualcuno diceva tanto tempo fa, per convincere i telespettatori a recarsi in qualche concessionaria di auto, “non approfittarne è pura follia”.