
Zambrotta: "Mai ricevuto dalla Juve una proposta per farmi rimanere con un contratto a vita"
Ospite del podcast "Passa dal BSMT" di Gianluca Gazzoli, l'ex calciatore Gianluca Zambrotta ha raccontato diversi retroscena della sua avventura con la maglia della Juventus. Questo è un estratto delle sue parole:
"Dopo Ancelotti, la Juve con Lippi è tornata a vincere subito, è stato l'anno del 5 maggio. Sicuramente è lo scudetto più emozionante per me. Aspettavamo il risultato di Lazio-Inter, tutti i tifosi avevano la radiolina. È stata una giornata adrenalinica, noi dovevamo vincere e sperare. L'Inter un po' l'ha sofferta anche in virtù del nostro risultato e hanno avuto paura. C'è stata una grandissima festa dopo due anni in cui arrivavamo secondi. Conte era tra i più scatenati, ma anche Del Piero e Trezeguet. Nel calcio ci sono delle cose che ritornano. Penso a Materazzi che era nel Perugia nel 2000 quando abbiamo perso lo scudetto e poi si è ritrovato dall'altra parte con l'Inter. O penso a Trezeguet che ha segnato il gol decisivo agli Europei e poi è stato l'unico a sbagliare il rigore nel 2006".
Il Mondiale 2006? Sulla carta non eravamo la Nazionale più forte, c'erano squadre come Brasile, Francia e Germania. Noi arrivavamo da un momento difficile per Calciopoli, tanti di noi non conoscevano il loro futuro durante il ritiro. Siamo partiti con questo macigno sulla testa, ma siamo stati bravi anche grazie a Lippi a isolarci come aveva fatto la Nazionale nel 1982. All'inizio del Mondiale certa stampa contestava il fatto che Cannavaro fosse il capitano e che Buffon giocasse da titolare. Avevamo una grande forza del gruppo e dello spogliatoio, si è creato un clima eccezionale. La Germania era il paese giusto, eravamo vicini casa ed era piena di italiani. Il percorso è stato straordinario, agli ottavi siamo stati a un passo dall'uscire contro l'Australia prima del rigore di Totti al 94'. E prima del quarto di finale contro l'Ucraina c'è stato poi il dramma di Pessotto e noi della Juve siamo tornati in Italia. In finale sapevamo che la Francia fosse più forte, era una squadra fenomenale. Siamo comunque riusciti a portarla fino ai rigori dove siamo stati perfetti. Ci siamo resi conto di quello che avevamo fatto solo quando siamo tornati a Roma. Ci abbiamo messo un'ora e mezza per arrivare in centro per tutti i tifosi che c'erano".
Calciopoli? Mi sono arrivate diverse proposte. C'erano Chelsea, Real Madrid, Milan e decisi di andare al Barcellona. Perché non sono sceso in serie B come altri? Non ho mai ricevuto una proposta dalla Juve per farmi rimanere con un contratto a vita, l'ho sempre detto. Avevo 29 anni, erano gli ultimi anni per lottare per traguardi importanti. Ho scelto Barcellona perché era una squadra fenomenale, aveva appena vinto la Champions contro l'Arsenal. C'era la possibilità di lottare per sei trofei, erano competizioni nuove che non avevo mai affrontato. È stata una scelta professionale. Proposta della Juve per rimanere? Se fosse arrivata, l'avrei sicuramente presa in considerazione, ma non è mai arrivata come disse anche Cobolli Gigli, è un dato di fatto. Sono decisioni che vanno rispettate, i tifosi non conoscevano la situazione. Sono consapevole della delusione che ho provocato, le mie spiegazioni le ho date. Mi dispiace oggi sentire ancora di essere stato un traditore e un mercenario.
La Juve attuale? Si tratta di un momento difficile e particolare con il cambio di allenatore. Tudor conosce l'ambiente e da subentrato ha sempre fatto bene. Mi piace molto, ha la capacità di dare subito la scossa. Aiuta essere juventino? Gli allenatori più vincenti della storia della Juve come Trapattoni, Lippi ed Allegri non avevano mai avuto un passato in bianconero, quindi non è una cosa automatica. Il fatto di conoscere l'ambiente Juventus riporta comunque del senso di appartenenza che magari si era perso. Il calendario è abbordabile, la Champions per me è alla portata. Allenare la Juve? Non è il percorso che ho fatto, è troppo complicato".







