
La normalità e la filosofia. Una porta le vittorie, l'altra chiacchere e teorie. Tudor e Motta due opposti che non si attirano..
Che bella la normalità. Che bella la vittoria senza brillare ma anche senza soffrire. Contro il Genoa arrivano tre punti fondamentali, una boccata d’ossigeno dopo che tra Atalanta e Firenze si era toccato il fondo senza nessuna speranza di poter risalire se non con una svolta tecnica. Tudor non ha fatto altro che toccare i tasti giusti, quelli della motivazione, dell’identità e dello spirito, senza inventarsi nulla, difficile se non impossibile farlo in appena tre giorni, lasciando da parte la filosofie e le “ stregonerie” varie. Tutto risolto? Non scherziamo, il lavoro da fare è ancora lungo e complesso ma bisognava ripartire da qui e cioè da una vittoria che ricaricasse la squadra, le infondesse autostima e riportasse serenità in un gruppo che era diviso, frastornato e scarico. Intendiamoci, non tutte le colpe erano di Motta, i giocatori si devono assumere le loro responsabilità da qui alla fine della stagione, ma ancora una volta si è dimostrato che alla Juventus le teorie belle di Coverciano restano fini a se stesse, perché le variabili quando indossi quella maglia vanno oltre la teoria.
Serve la praticità, la conoscenza dell’importanza della vittoria e dei traguardi da raggiungere, ma soprattutto non ci si può sentire più grandi della stessa Juventus. Motta ha avuto il torto di non volersi mai mettere in discussione, di essere certo che solo il “ suo” calcio poteva funzionare, che non servivano leader visto che il leader maximo era lui e solo lui. Nessuno forse lo ha aiutato fino in fondo, qualcuno probabilmente lo ha mollato troppo presto, ma l’augurio è che questa esperienza negativa abbia fatto capire diverse cose sia alla proprietà , che non a caso per correre ai ripari ha scelto un uomo Juventus, sia alla dirigenza.
Sotto con il lavoro adesso. C’è un obiettivo, l’ultimo, il minimo, da raggiungere, quel quarto posto che non regala trofei, che rimpianto la Coppa Italia lasciata per strada in maniera scellerata, ma soldi, soldi importanti e decisivi per il futuro. Tudor sbatte i pugni sul tavolo e dice “ qui bisogna vincere” un monito per il suo gruppo. Chi è indietro, vedi Koopmainers, resterà fuori, in attesa di ritrovare forma sia fisica che mentale. Ma anche qui, che bello sentirsi dire la verità, al di fuori delle solite frasi fatte e dei soliti luoghi comuni. Lo snodo di Roma, contro una squadra reduce da sette vittorie consecutive sarà già importante anche perché verrà dopo una settimana di lavoro pieno trascorsa con maggiore serenità e convinzione.
La filosofia fa parlare, fa discutere, apre bellissimi e interessantissimi dibattiti, la normalità va meno di moda, ma porta concretezza, Avanti cosi Igor, ti vogliamo sempre più normale con il tuo spirito da Gigante buono ( mica tanto ) innamorato della Juve. Portaci al quarto posto, per il futuro poi ci sarà tempo…







