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tmw / juventus / Editoriale
La chiave di Motta: più valore al senso di squadra per far funzionare le idee. Kolo Muani ha già mostrato a Vlahovic come indossare la 9 bianconera
ieri alle 00:19Editoriale
di Vincenzo Marangio
per Bianconeranews.it

La chiave di Motta: più valore al senso di squadra per far funzionare le idee. Kolo Muani ha già mostrato a Vlahovic come indossare la 9 bianconera

Se è vero che vincere aiuta a vincere è ancora più vero che lo spirito di squadra rende le vittorie più possibili avvicinando gli obiettivi. Il grande rammarico, vista la Juventus delle ultime quattro partite è quello di aver buttato via punti in modo scellerato e di non poter sfruttare l'assenza di padroni in un campionato per nulla scontato. Svegliarsi tardi è un delitto, ma meglio farlo e prendere consapevolezza della propria forza e delle proprie possibilità piuttosto che chiudersi dentro errate convinzioni personali. La chiave di questa possibile rinascita bianconera è tutta nell'intelligenza di Thiago Motta che ha saputo accettare consigli, fare un passo indietro su tante sue convinzioni e accogliere in fretta l'idea che allenare una grande squadra significa ragionare con termini diversi rispetto a quando sei sulla panchina di una squadra da metà classifica. Non era scontato lo facesse e soprattutto non era scontato che accettasse di fare un passo indietro su alcune convinzioni continuando a credere nei propri principi di gioco. Sarri, per esempio, ad ottobre del 2019, per sua stessa ammissione decise di abbandonare l'idea di allenare secondo i propri principi quella Juventus e farla veleggiare in autogestione fino allo scudetto. Motta continuerà a trasmettere i propri principi di gioco anteponendo, finalmente, la necessità di vincere a tutti i costi.

E qual è la chiave per rendere più attuabile idee di gioco moderne senza rinunciare alla vittoria? Costruendo un gruppo e non distruggendolo, dando valore alla squadra e non dettando legge nello spogliatoio, non accontentandosi di un pareggio ma provare a vincere accettando i rischi e non considerando il bello di una partita persa ma evidenziando il brutto di una partita vinta. Ecco, finalmente il dna juventino capito ed interpretato da mister Motta. Adesso, però, la parola d'ordine deve essere continuità. Mettere da parte le ansie di pareggite quando si passa in vantaggio, cavalcare la consapevolezza di una forza tecnica dalla quale partire e migliorare per sognare in grande. In attesa di scoprire l'oggetto misterioso Alberto Costa e capire se Kelly ha margini di crescita, l'arrivo dal mercato di gennaio di elementi come Kolo Muani e Veiga hanno innalzato il tasso tecnico e, paradossalmente, identitario di una Juventus tornata a combattere su ogni pallone. La maglia non è tornata soltanto ad avere un peso, ma lo si sa anche portare.

Discorso che vale, o deve valere, anche per Dusan Vlahovic. Il serbo ha ampiamente capito di aver perso il posto a favore del francese ma deve interrogarsi anche sul perché. La risposta non è solo nelle qualità di Muani ma anche e soprattutto nella tecnica al servizio della squadra messa in ogni gara sin dall'inizio dal francese entrato nel modo giusto nel mood Juve. Sono d'accordo sul fatto che Vlahovic non va accantonato ma motivato, ma sono altrettanto convinto che il serbo le motivazioni deve trovarle anche da solo, lasciandosi stimolare dalla concorrenza e capendo che si può restare lucidi anche correndo al servizio della squadra, che si può essere bravi a sfruttare anche i pochi palloni che arrivano e fare il giusto lavoro anche nelle partite in cui i palloni non arrivano. Nulla è dovuto alla Juventus, tutto va conquistato altrimenti non si può indossare la maglia bianconera. Sono certo che questa concorrenza stimolerà il numero 9 e che ne verrà fuori ma fin quando servirà e funzionerà lascio in campo volentieri Kolo Muani.