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La Juve di Motta sia diversamente ossessionata: la vittoria parte dalla testa
Oggi alle 06:32Editoriale
di Quintiliano Giampietro
per Bianconeranews.it

La Juve di Motta sia diversamente ossessionata: la vittoria parte dalla testa

La Juve di Motta è obbligata a dare una sterzata decisa alla stagione, serve uno step importante anche sotto l'aspetto mentale

Se la Juve di Motta pareggia 11 volte su 18 giornate di campionato e sempre con la stessa modalità, serve un cambio di rotta sotto ogni punto di vista. Scontato pensare a qualche modifica di natura tattica e in questo caso Thiago dovrebbe con umiltà ridimensionare il suo integralismo. Gli allenatori sono diventati grandi anche cambiando qualche idea e adattandosi al materiale umano a disposizione. Le peculiarità dei giocatori vanno assecondate per poi metterle al servizio della squadra. Lo ha detto spesso lo stesso italo-brasialinao, soprattutto all'inizio della sua avventura bianconera, meno nelle ultime conferenze stampa. L'obiettivo è sempre il noi davanti all'io, per dirla alla Giuntoli. Vlahovic è forse l'esempio più lampante: partecipare alla manovra collettiva sì, ma il suo compito primario resta quello di fare gol. Si potrebbe parlale anche di Yildiz e di altri elementi non proprio nel loro ruolo ideale. Ogni giocatore deve comuqnue avere l'ambizione di migliorare. E' un fattore importante se si aspira a diventare campioni. 

Questa Juve però necessita innanzitutto di un salto di qualità importante nella testa. La luce che si spegne quando è in vantaggio e in pieno controllo della gara è come un allarme silenzioso, sintomo di fragilità psicologia. In un solo colpo vengono a mancare determinazione, sicurezza, coraggio. Come se ci fosse una disconnessione dal contesto della gara. Il mental coach Corapi sostiene che la squadra prenda il carattere del proprio allenatore e rispetto alle dinamiche di cui sopra, aggiunge: “I giocatori è come se avessero la sindrome da paura del successo. E' qualcosa di inconscio”. Motta anche sotto questo aspetto non sta incidendo al 100%, probabilmente deve cambiare il modo di interagire con i suoi ragazzi e ha bisogno di un maggiore supporto da parte della società. E' sempre stato così nella Juve. Diversi tecnici hanno vinto lo scudetto all'esordio, anche perché avevano alle spalle un gruppo dirigenziale di livello, pronto ad intervenire nei momenti critici, a chiudere nello spogliatoio i problemi della truppa. Niente spifferi per la stampa. 

In questa fase delicata della squadra baicnnera, il fattore psicologico per certi versi è ancora più importante di quello tecnico/tattico. La mente comanda e lancia input a tutto il resto del corpo. L'allenatore resta comunque la guida principale, come fosse un padre “lavorativo” per i giocatori, ai quali deve trasmettere consapevolezza della propria forza. Nello sport è importante partecipare, ma conta molto di più vincere. Soprattutto a livello professionistico e in una società come quella bianconera, le cui ambizioni sono sempre elevate. Magari per ottenere i successi non bisogna essere necessariamente ossessionati, ma sicuramente fortemente determinati nel volerli raggiungere. Sarebbe già un buon punto di partenza per il nuovo progetto targato Motta.