Perin: "Oggi restituisco ciò che mi è stato dato. Gerarchia portieri? Per me si deve seguire questa linea..."
"Non mi piace evidenziarmi come leader da solo, nonostante io sia uno dei più grandi. In quello spogliatoio ho sempre appreso da gente che ha una struttura emotiva da brividi, se ci ripenso. Ho provato a essere una spugna e imparare più possibile, anzitutto a livello umano. E sono felice di quanto riesco a donare oggi ai giovani. Nella vita c'è un momento in cui devi immagazzinare il più possibile per poi essere in grado tu di insegnare. Probabilmente è arrivato un momento della mia carriera in cui devo restituire agli altri ciò che è stato dato". Mattia Perin sa benissimo l'importanza che ricopre nello spogliatoio della Juventus, che gli ha permesso di giocare molte partite in questa stagione. Il suo impiego abbastanza frequente fa pensare a una cotitolarità con Michele Di Gregorio. La questione, però, non lo spaventa. Anzi. Forse rappresenta quell'occasione per innovare le gerarchie e non creare troppa disparità tra i vari portieri, come il numero 1 bianconero sottolinea attraverso le sue parole rilasciate a Sky.
"Si sostiene che nel calcio si giochi tanto e da un certo punto di vista è anche veritiero. Ma, se riesci a gestire una rosa altamente competitiva, con 23 giocatori intercambiabili, non deterrai più chi giocherà cinquanta partite e chi disputerà altri dieci. Si deve andare, parere mio, verso massimo trentacinque gettoni per uno e venticinque gettoni per l'altro. Così facendo si crea uno spirito competitivo che, se rimane pulito e leale, alza il livello di tutto".