Siate intellettualmente onesti per una volta
Oggi lo chiamano “caos curve”; ieri invece si parlava senza mezzi termini di “Juventus e ‘ndrangheta”. Oggi tutti (giustamente) si affrettano a parlare di club parte lesa (ripetendolo più e più volte in poche righe nello stesso articolo) nonostante non abbiano denunciato alcunché e dalle intercettazioni vengano fuori colloqui abbastanza amichevoli e anche scambi di favori, come regalie di biglietti e anticipazioni di indagini; ieri si dava dello ‘ndranghetista a un presidente che aveva denunciato tutto alle autorità competente, facendo qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima. Oggi si chiede rispetto perché nella vicenda ci è scappato un ultrà morto; ieri nessuno si è fatto problemi a inserire il morto di un’altra tifoseria in numerosi titoli di giornale.
Nulla di nuovo, attenzione, ma credo che stavolta ci siano evidenze del fatto che in tanti debbano togliersi lo smoking bianco e guardare in faccia alla realtà dei fatti. Così come in tanto dovrebbero ritrovare un minimo di onestà intellettuale. La giustizia è una ruota che gira e finisce per colpire chi ieri si beava delle sfortune altrui. È anche per questo che da giornalista ho sempre chiesto a esimi colleghi di andarci cauti con intercettazioni, chat e documenti privati che magari qualcuno ha passato loro da una Procura. Nell’immediato può probabilmente aumentare interazioni, popolarità e credito, ma prima o poi il conto arriva a tutti e magari succede che i colloqui di alcuni colleghi finiscano sui giornali perché al telefono con persone poco raccomandabili.
Non si sta bene vero? Siete sicuri di non aver commesso nulla di illegale, però le vostre conversazioni sono diventate di dominio pubblico ed è difficile spiegarlo ai propri figli e familiari? Vi capisco, però voi non vi siete mai fatti lo stesso scrupolo quando avete messo alla gogna padri di famiglia, mariti, mogli e quant’altro. Ora indignatevi pure, ne avete ben donde, ma la prossima volta pensateci bene prima di fare da passacarte di qualcuno…
Capisco anche gli amici interisti, che ora gridano all’accerchiamento… No, non siete accerchiati, semplicemente siete al centro di un ciclone mediatico che altri hanno sperimentato ben prima di voi e ora dovete starci. Soprattutto se vi vantate di avere uomini di una certa importanza in ogni dove perché voi appartenete a un rango superiore. Vedete amici, è importante essere, ma allo stesso tempo apparire. E chi vi rappresenta nelle istituzioni al momento appare tutt’altro che imparziale. Se in una Procura o in una conferenza stampa si fa riprendere con i vessilli della vostra squadra in bella mostra, non è indizio di alcunché, ma dovete accettare che chi non creda alla sua buona fede (che qui non è in dubbio) abbia dei motivi per farlo.
Del resto siamo in Italia, il Paese in cui ormai nessuno si fa problemi di opportunità, nemmeno i rappresentanti della giustizia sportiva che ammettono di muoversi a seconda di quanto celeri siano le varie procure. Oggi il Procuratore Federale Chiné ha già un bel po’ di materiale a disposizione e non è di certo la prima volta che si trova ad avere a che fare con questo fenomeno. Ai tempi di Last Banner, infatti, era il vice di Pecoraro che chiese 30 mesi di inibizione nei confronti di Andrea Agnelli e una multa salatissima, poi ridotta a 300 mila euro. Oggi tutti si affrettano a sollevare i nuovi club da responsabilità, riducendo tutto ai tesserati che incontravano gli ultras e che intrattenevano rapporti al telefono. Basterà per mitigare le pene sportive? Qui nessuno chiede condanne di nemici e sbandiera smoking immacolati, si chiede semplicemente parità di trattamento. Lo dovete alla vostra stessa onestà e al prodotto calcio italiano. No, non è la pirateria che lo sta uccidendo.