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tmw / juventus / Editoriale
Non è il terzo pareggio a cambiare la sostanza della stagioneTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:13Editoriale
di Antonio Paolino
per Bianconeranews.it

Non è il terzo pareggio a cambiare la sostanza della stagione

Dopo Roma e Empoli è arrivato il terzo pareggio consecutivo in campionato ma la strada tracciata da Motta non cambia per il futuro

Il pareggio col Napoli, il terzo consecutivo dopo le due vittorie di inizio campionato, non cambiano la sostanza dei ragionamenti fatti e da fare sulla stagione in corso. Non li cambia perché si intravedono i margini sul quale è stato fondato il nuovo progetto, e allo stesso tempo ne lascia intuire anche i limiti, dopo gli esperimenti provati e la comparazione con i risultati pieni (non) ottenuti. Se poi saremo qui a ripetere le stesse cose, o a minimizzarle senza fare passi in avanti, allora si tratterà di rivedere e correggere il tiro. Resta il fatto che questa Juventus, la Juventus di Thiago e dei tifosi che reclamavano a gran voce un taglio col passato, prova a impostare il proprio gioco – ancora macchinoso - con ogni avversario. La regola dei tre gol fatti è durata due partite, mentre quella della porta inviolata ha dimostrato resistenza più longeva. Tutto attorno ruota un sistema di gioco dinamico che ha però bisogno di tempo per riuscire a trovare l'amalgama giusta tra i suoi interpreti. Non è solo nel capitolo spese, con i duecento milioni utilizzati per fare mercato, che si devono trovare le risposte, quanto nella fiducia che bisogna avere nelle risorse tecniche che si hanno a disposizione. Thiago Motta è sicuramente un allenatore preparato e sicuro di sé, forse un “pelino” troppo, ma allo stesso tempo non disdegna coraggio nelle sue scelte.

Scelte – Il coraggio sta alla base della propria bravura. E la competenza, di conseguenza, aiuta a prendere le decisioni idonee. Per il tifoso, invece, l'unica strada percorribile è dettata dal successo e da chi ne decide le sorti. Non si guarda, insomma, il contorno che potrebbe invece diventarne la corazza per il futuro. Cambiare il dna a questa squadra, se non a questo club, nei modi di fare, giocare e di comunicare è la grande sfida da vincere. Giuntoli e compagni ci stanno provando, così come in campo i giocatori hanno capito che non serve essere i più forti (perché non lo sono), ma che lo possono dimostrare con un atteggiamento di squadra. La difesa regge come quando si primeggiava, ma non ditemi che Bremer, Gatti, e metteteci chi volete, sono più forti di tanti altri che hanno murato la Juve con dentro gli accattanti più temibili. Il reparto regge perché da lì si è cominciato a costruire il castello del gioco, assemblandolo con la copertura di un rivitalizzato Locatelli. Da lì in avanti è tutto ancora un rebus, fatto di tentativi, incastri e scommesse. Perse quelle di Chiesa, Bernardeschi, Kulusevsky, e chissà quante altre andando indietro, la mancanza di un reparto offensivo completo ha prodotto la necessità di aiutare il soldato solitario Vlahovic con una manovra diversa da quella classica. A faticare di più è proprio l'attaccante, con la sua caparbietà e i suoi limiti tecnici. Ma non è lui il “caso”. Lo è il non avergli acquistato una spalla e il non averlo messo in una rotazione in base alle caratteristiche delle avversarie. E se anche lo fosse, lo sarebbe meno di gente come lo svogliato Leao, o al pari di Lautaro che non segna da più tempo. Ma anche sullo stesso piano di quei compagni di squadra a cui si tollerano molte più cose, anche prestazioni alla... Vlahovic. Ricordando che un gol lo si costruisce tutti assieme e che forse è più facile quando ti arrivano più palloni. Poi sarà il caso anche di analizzare chi deve far arrivare più palloni, visto che col Napoli i cambi non hanno riguardato Fagioli e neppure Douglas Luiz