
Inter , "pesantissimi" i due punti persi a Parma. E' mancato agonismo
Due punti persi. Di quelli che fanno male. Soprattutto per come è capitato. Perché ci può stare, dopo quarantaquattro partite, mica trentaquattro o ventiquattro, di pagare pegno, ci mancherebbe pure. È il modo in cui tutto accade che mi è, sono sincero, piaciuto assai poco. L’Inter che non ti aspetti dilapida un patrimonio importante costruito nei primi quarantacinque minuti rientrando in campo e dimenticandosi di giocare a calcio. Cercando di gestire pallone, partita e risultato. Morale: l’Inter, quando decide di non giocare più a calcio gestendo, di fatto, tutto ciò che la circonda, colleziona brutte figure. Semplicemente perché non siamo capaci di farlo. Questa squadra, con tutta probabilità, quando stacca la spina ha difficoltà che la portano a rischiare molto più del lecito o del dovuto: non lo racconto io, lo racconta il campo. Ricordate Udine, giusto una settimana fa? Stesso copione, stessi balbettii, stesse complicazioni. E tu dici: beh, ci sta anche, la stanchezza in questo periodo colpisce un po’ tutti quanti, chi più chi meno, non solo nella serie A, basta leggere certi risultati negli altri campionati. Poi ascolti le parole post partita di Farris, di Matteo Darmian, di chi si è fermato a parlare davanti ai microfoni: e ti rendi conto che la stanchezza, secondo loro ovviamente e non secondo te, è un problema secondario o, meglio, non è il problema. Che poi, diciamocelo, tutte le squadre, vorrebbero avere i problemi veri o presunti che attanagliano attanaglierebbero i nerazzurri.
Chiuso il pistolottino iniziale proviamo a chiacchierare dei novanta minuti più recupero disputati ieri tardo pomeriggio in terra emiliana. Proviamoci, ripeto, perché analizzarli è davvero operazione complessa e complicata. Comunque sia: pronti via e si rischia di far gol, pronti via e si rischia di prendere gol, applauso a san Yann da Morges, Svizzera romanda a quattro passi, si fa per dire, dal confine francese, trentaseienne che pare un ragazzino per reattività e applicazione, poi raccontatevi pure quel che più vi aggrada. La partita si dipana, mai noiosamente, fino al gol di Teo. Altro paio di pericoli corsi grazie ad avversari volitivi e mai rassegnati, una serie abbastanza importante di gollonzi o ultimi passaggi sbagliati da parte dei nostri eroi, non è una novità ma una costante con la quale dobbiamo fare i conti quasi sempre, fino al raddoppio al termine di un bel primo tempo, tralascerei il tocco di Thuram al quale, per essere onesti fino in fondo, il pallone rimbalza in maniera del tutto anomala al momento del tocco decisivo trasformando il tutto in un pallonetto imprendibile per chiunque, un gollonzo senza se e senza ma. Due a zero e tutti a prendere il famoso tè caldo negli spogliatoi.
Si rientra, si ricomincia dal doppio vantaggio e tu pensi di aver congelato la partita. Il problema è che i nostri si astraggono completamente da quanto accade sul terreno di gioco. Concentrazione bassa, assente non mi piace scriverlo, reattività bassa, agonismo, questo lo scrivo, sconosciuto. Il primo gol subito ricorda, anzi forse è pure peggio, quello di una settimana fa. Il pareggio è una conseguenza della paura, evidente, che attanaglia la squadra. E qui torniamo all’inizio di questo editoriale: fatichiamo a gestire il vantaggio, siamo una squadra costruita per giocare e, quando non lo facciamo, paghiamo pesantemente pegno. Perché, una volta usciti dalla partita, non sappiamo rientrarci, questo è.
Avevamo un jolly, forse ce lo siamo giocato nella maniera peggiore: però, comunque vada la partita dei nostri avversari diretti domani sera, saremo sempre e comunque primi in classifica. Con una giornata in meno da disputare. Lo so, siamo tutti un filo incazzati e parecchio dispiaciuti. Ma, di fatto, non è successo nulla, siamo scivolati, non caduti rovinosamente.
Ci vuole tanta calma. E sangue freddo. E restare accanto a questi ragazzi: loro ce la stanno mettendo tutta, non si può vincere sempre e comunque.
Chiuso il pistolottino iniziale proviamo a chiacchierare dei novanta minuti più recupero disputati ieri tardo pomeriggio in terra emiliana. Proviamoci, ripeto, perché analizzarli è davvero operazione complessa e complicata. Comunque sia: pronti via e si rischia di far gol, pronti via e si rischia di prendere gol, applauso a san Yann da Morges, Svizzera romanda a quattro passi, si fa per dire, dal confine francese, trentaseienne che pare un ragazzino per reattività e applicazione, poi raccontatevi pure quel che più vi aggrada. La partita si dipana, mai noiosamente, fino al gol di Teo. Altro paio di pericoli corsi grazie ad avversari volitivi e mai rassegnati, una serie abbastanza importante di gollonzi o ultimi passaggi sbagliati da parte dei nostri eroi, non è una novità ma una costante con la quale dobbiamo fare i conti quasi sempre, fino al raddoppio al termine di un bel primo tempo, tralascerei il tocco di Thuram al quale, per essere onesti fino in fondo, il pallone rimbalza in maniera del tutto anomala al momento del tocco decisivo trasformando il tutto in un pallonetto imprendibile per chiunque, un gollonzo senza se e senza ma. Due a zero e tutti a prendere il famoso tè caldo negli spogliatoi.
Si rientra, si ricomincia dal doppio vantaggio e tu pensi di aver congelato la partita. Il problema è che i nostri si astraggono completamente da quanto accade sul terreno di gioco. Concentrazione bassa, assente non mi piace scriverlo, reattività bassa, agonismo, questo lo scrivo, sconosciuto. Il primo gol subito ricorda, anzi forse è pure peggio, quello di una settimana fa. Il pareggio è una conseguenza della paura, evidente, che attanaglia la squadra. E qui torniamo all’inizio di questo editoriale: fatichiamo a gestire il vantaggio, siamo una squadra costruita per giocare e, quando non lo facciamo, paghiamo pesantemente pegno. Perché, una volta usciti dalla partita, non sappiamo rientrarci, questo è.
Avevamo un jolly, forse ce lo siamo giocato nella maniera peggiore: però, comunque vada la partita dei nostri avversari diretti domani sera, saremo sempre e comunque primi in classifica. Con una giornata in meno da disputare. Lo so, siamo tutti un filo incazzati e parecchio dispiaciuti. Ma, di fatto, non è successo nulla, siamo scivolati, non caduti rovinosamente.
Ci vuole tanta calma. E sangue freddo. E restare accanto a questi ragazzi: loro ce la stanno mettendo tutta, non si può vincere sempre e comunque.
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