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Napoli, il mercato è stato condizionato da Osimhen? Sì, ma dal rinnovo ponte
Giovanni Manna, direttore sportivo del Napoli, nella sua intervista a Radio CRC ha parlato dell'attacco e del mercato appena concluso, in particolare su Osimhen. "La situazione di Victor ci ha condizionato. Lui stesso ha espresso la volontà di non giocare più per il Napoli e di voler andare via: non ci sono state le condizioni inizialmente per far sì che questo trasferimento avvenisse. Ma ci mancava un attaccante diverso per caratteristiche che coniugasse le esigenze tecniche nostre e dell'allenatore. Da qui l'accelerata sul trasferimento di Romelu".
"Osimhen in Turchia è stata un'opportunità, il mercato era chiuso in Europa. Loro si sono approcciati a noi appena finita la nostra sessione estiva. Non eravamo apertissimi all'inizio, perché si erano presentate delle situazioni analoghe lungo il mercato, ma né noi né Victor volevamo un prestito. Poi parlando con il calciatore siamo riusciti a trovare una quadra e la soluzione è stata appagante per tutti. È chiaro che noi avremmo voluto venderlo, ma non è stato possibile".
Le parole sono quelle di chi si è trovato incartato perché il vento sta cambiando. Perché c'è sempre stata una eccentricità di fondo, una sorta di vivere il momento, ma ora è ancora più di prima. Se Osimhen dovesse fare 40 gol al Galatasaray, ecco che magari un big club potrebbe scegliere di pagare anche oltre la clausola (per una questione contabile e fiscale, come successo con altri prima di lui). Altrimenti il rischio è che ritorni a Napoli, per un'altra volta, con un contratto prolungato e 10 milioni di euro annui.
Il suo mancato trasferimento ha condizionato, ma non più di tanto. Il Napoli ha investito 150 milioni e ne ha guadagnati solo 12. Vuol dire avere fatto un mercato faraonico che sì, poteva essere "salvato" da Osimhen, ma non è stato poi condizionato visto che anche il rinnovo ponte era stata una mossa per cercare di venderlo al meglio. Che però ha portato a una nuova "dichiarazione d'intenti" su quanto guadagnare.
"Osimhen in Turchia è stata un'opportunità, il mercato era chiuso in Europa. Loro si sono approcciati a noi appena finita la nostra sessione estiva. Non eravamo apertissimi all'inizio, perché si erano presentate delle situazioni analoghe lungo il mercato, ma né noi né Victor volevamo un prestito. Poi parlando con il calciatore siamo riusciti a trovare una quadra e la soluzione è stata appagante per tutti. È chiaro che noi avremmo voluto venderlo, ma non è stato possibile".
Le parole sono quelle di chi si è trovato incartato perché il vento sta cambiando. Perché c'è sempre stata una eccentricità di fondo, una sorta di vivere il momento, ma ora è ancora più di prima. Se Osimhen dovesse fare 40 gol al Galatasaray, ecco che magari un big club potrebbe scegliere di pagare anche oltre la clausola (per una questione contabile e fiscale, come successo con altri prima di lui). Altrimenti il rischio è che ritorni a Napoli, per un'altra volta, con un contratto prolungato e 10 milioni di euro annui.
Il suo mancato trasferimento ha condizionato, ma non più di tanto. Il Napoli ha investito 150 milioni e ne ha guadagnati solo 12. Vuol dire avere fatto un mercato faraonico che sì, poteva essere "salvato" da Osimhen, ma non è stato poi condizionato visto che anche il rinnovo ponte era stata una mossa per cercare di venderlo al meglio. Che però ha portato a una nuova "dichiarazione d'intenti" su quanto guadagnare.
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