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Rinnovamento, non ridimensionamento: 7 comandamenti di Marotta sul mercato
1 - Non aspettatevi rivoluzioni.
2 - La filosofia della società è di tornare a fare investimenti su profili giovani.
3 - Non dobbiamo vendere, ma alcune operazioni in uscita possono essere fatte.
4 - Non vuol dire che i nostri senatori vengano esclusi, ma valuteremo tutte le posizioni.
5 - Cambiando il modello non vuol dire che vengano meno gli obiettivi.
6 - Non cambieremo 12 giocatori, non immaginatevi centinaia di investimenti.
7 - Confermare i giocatori che abbiamo è già un obiettivo.
Dal Vangelo secondo Marotta. Il presidente dell'Inter nella conferenza stampa che ha seguito il consiglio d'amministrazione di ieri ha espresso in lungo ed in largo questi e tanti altri concetti, fra i quali ho estrapolato quelli che sono a mio avviso più significativi nell'ottica di cercare di capire il mercato estivo che attende l'Inter. Siamo nel vivo della stagione, oggi si saprà se l'Inter continuerà a puntare su uno degli obiettivi stagionali - la Coppa Italia - ma la curiosità che verte intorno alla prossima estate è già tanta.
Come mai? Perché l'impressione che Oaktree abbia imposto un cambio di rotta sugli obiettivi (intesi come tipi di giocatore) è stata certificata e ribadita a più riprese dalla dirigenza. E allora la gente si chiede cose come: giocatori giovani sì, ma quanto da svezzare?
Insomma, la gente si chiede se sarà rinnovamento o ridimensionamento. E Marotta ha risposto a questo quesito indicando con fermezza il primo concetto. Tradotto: più Nico Paz che Buchanan, giovani sì, ma che siano più pronti possibile a sbocciare.
Niente rivoluzioni, ma qualche uscita sì. Si parla di chi da qui alla fine potrebbe far intendere di aver già dato il meglio: se Acerbi è quello che sa ancora ringhiare sui grandi attaccanti per esempio, non è detto che rientri in questa categoria: da qui il "valuteremo tutte le posizioni" di Marotta. Poi c'è chi, come Frattesi, potrebbe tornare a reclamare spazio o ad aspirare a nuove avventure. Ma qualunque cessione verrà fatta a fronte del pagamento della giusta somma e dato che l'Inter "non deve vendere", tali somme è lecito pensare che possano anche essere reinvestite. Stesso discorso vale per tutti gli altri, compresi quelli che, come Calhanoglu o magari Thuram, potrebbero essere reclamati da qualche big.
Inutile dire che con tali diktat, molto passerà dalla bravura di chi dovrà scegliere i giusti profili. Perché l'Inter può tornare ad investire, pur senza sperperare, ma dovrà farlo bene. Anche partendo dalla valutazione dei giovani che già si ritrova in casa, come i vari Pio Esposito e Valentin Carboni (e Stankovic? Ma lì dipende anche dal Venezia).
Chiusura su chi dovrà condurre la non-rivoluzione, ma il rinnovamento. Simone Inzaghi sembra essere l'uomo ideale. Una banalità? Forse, ma dopo tanti anni è giusto chiedersi a che punto saranno gli stimoli al termine di questa annata, soprattutto in base a come andrà a finire. Ma ecco, indipendentemente dai titoli che dovesse centrare anche quest'anno (a meno di tracolli che possano cambiare gli scenari s'intende) se l'intento è quello di ripartire dalla base che già c'è, ritoccando e aggiungendo, chi può condurre meglio le operazioni di colui che ha messo gli attuali interpreti nelle migliori condizioni per divertirsi e divertire? E che ha già dimostrato di saper migliorare quei giovani che sanno aiutarsi da soli. Non avrà magari l'indole a buttare nella mischia i diciottenni Inzaghi, ma basti pensare a com'erano nel 2021 - al suo arrivo a Milano - i vari Dimarco, Lautaro e Bastoni e come sono oggi, per capire come e quanto sappia lavorare sui singoli.
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