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Samuel: "Contro il Barcellona la partita in cui ho sofferto di più. Infortuni? Alla fine mi sono ritirato a 38 anni"TUTTO mercato WEB
domenica 9 febbraio 2025, 19:14News
di Marta Bonfiglio
per Linterista.it

Samuel: "Contro il Barcellona la partita in cui ho sofferto di più. Infortuni? Alla fine mi sono ritirato a 38 anni"

Walter Samuel è stato ospite di Andrea Ranocchia nel nuovo episodio di Frog Talks, il videopodcast dell'ex numero 13 nerazzurro: "Come difensore la partita in cui ho sofferto di più è stata a Barcellona, per me è stata impressionante. Prima si è fatto male Goran nel riscaldamento, poi è stato espulso Thiago e lo stadio sembrava che ci avesse mangiato. Quando Piqué fa gol sembra che possano segnarne altri due o tre: però ci dicevamo "dai, ragazzi!"... Per me come difensore è stata la partita più bella, perché abbiamo tenuto duro fino all'ultimo".

Tu non eri uno molto estroverso, quando hai smesso c'è stato un momento di crisi?

"Sì, all'inizio senza rendermene conto quando ero a Basilea io volevo andare in vacanza e godermi la vita. In quel momento ho cominciato a sentire mal di pancia, come quando ti manca il calcio però l'ho sofferto poco perché ho avuto la fortuna di essere chiamato qui all'Inter come scouting. Non ho avuto quel cambio così forte. Ho smesso a 38 anni, ero grande e avevo deciso io di smettere per problemi alle ginocchia, alle dita dei piedi dove mi mettevano il cortisone che durava 2 mesi e dunque era perfetto perché finiva il campionato e io avevo già intenzione di smettere. A Basilea mi sono trovato bene, avrei voluto fare un anno in più. Periodo bellissimo lì".

Io (Ranocchia ndr.) sono venuto all'Inter perché tu ti eri infortunato.

"Sì, il crociato. Quando sei arrivato te il mio problema era che era già il secondo ginocchio e quindi i dottori mi dicevano che era troppo grave. C'erano parecchie cose che mi facevano male e non si sapeva quando sarei rientrato a giocare... alla fine ho giocato fino ai 38 anni".  

Come vivevi i momenti degli infortuni?

"Ho sofferto più che altro il secondo perché sapevo cosa dovevo passare. Quello mi dava fastidio. Però ho sempre pensato di ritirarmi in campo e quindi ho lottato sempre pensando a quello. Il gruppo mi aveva appoggiato, erano fantastico, ma tanto tempo ero da solo. La famiglia era il mio appoggio, in quei momenti lì sei demoralizzato perché non puoi giocare, hai dolore e puoi pensare che vai all'indietro".