Non è più solo un campanello d'allarme. E no, l'Inter non ha 22 titolari
Una sconfitta che brucia e molto. La Supercoppa Italiana persa a Riyad è una di quelle partite che sono e saranno dure da digerire per l'Inter. Non tanto per il fatto di aver mancato un trofeo, che sarebbe stato l'ennesimo della gestione Inzaghi e che avrebbe significato fra l'altro l'aggancio a 9 titoli nell'albo d'oro della competizione alla Juventus. Più che altro per le modalità con le quali è arrivata e per le implicazioni che potrebbe avere per il resto della stagione.
Nella classifica degli obiettivi stagionali, la Supercoppa Italiana non è certo al primo posto e nemmeno al secondo. E' chiaro però che perdere il secondo derby in pochi mesi, per di più in questa maniera, subendo una rimonta da 2-0 in meno di 45 minuti, fa male e può lasciare strascichi. Si parla della convinzione di un gruppo che ha basato la propria crescita sulla certificazione arrivata dai risultati trovati sul campo. Lo stesso gruppo che ora, in un momento sicuramente più complesso, sembra subire un po' il timore del ritorno di certi fantasmi di inizio stagione.
Non è più solo un campanello d'allarme. Quello poteva esserlo il pari di Genova, o di Monza, la caduta in campionato nel derby o il pari con la Juve. Poi c'è stata una svolta, con un altra brutta sconfitta nel mezzo, anche quella facilmente catalogabile come incidente di percorso, ovvero quella di Leverkusen. Ma questa Inter sta perdendo diverse cose per strada, sia per colpa sua che per alcuni limiti emersi per sfortuna o infortuni. Poi fa bene Inzaghi a controbattere a chi dopo Leverkusen ha esagerato nelle critiche quasi "aspettando al varco" i suoi, ma qui non si fa peccato a notare che i passi falsi si stanno un po' accumulando più di quanto questa squadra avesse abituato.
45, anzi 43 minuti da incubo: l'Inter segna il 2-0 al Milan e poi, per dirla con le parole di Lautaro Martinez, smette di giocare. Tanti palloni buttati "nel fosso", poco coraggio nel continuare a fare quello che sa fare meglio, ovvero far girare a vuoto gli avversari. E questa è la prima voce per quanto riguarda le proprie colpe. Questa Inter non è la prima volta che mostra difetti nel saper gestire il vantaggio o nel chiudere le partite e non è una grande scoperta notarlo.
Diciamo subito che il primo gol del Milan nasce da un fallo non rilevato su Asllani. Ma non basta a giustificare il secondo tempo nerazzurro.
Per il livello cui è giunta l'Inter, non può e non deve essere una giustificazione sufficiente per subire così tanto un avversario che aveva trovato sì il gol che aveva riaperto la partita, ma che si trovava comunque in svantaggio. Passi un non perfetto Sommer, ma un errore individuale deve essere coperto e mascherato dalla squadra, nel saper gestire il vantaggio che comunque rimaneva. Al netto delle occasioni che comunque con i propri singoli L'Inter ha creato nella ripresa, dal palo di Carlos Augusto alla chance sciupata da Dumfries.
Invece - come già successo altre volte in stagione - l'Inter paga il baricentro improvvisamente abbassato concedendo fin troppo all'avversario. E se ti va bene una volta, come nel caso del salvataggio di faccia di Bastoni, non è detto che ti vada bene fino al 90'.
Entriamo su un tema condivisibile posto da Inzaghi: mancano uomini.
Il tecnico nerazzurro come sempre è uomo di campo e pensa al lavoro, non riferendosi di certo al mercato. Parla di voler recuperare il prima possibile i vari Acerbi e Pavard, parla dell'infortunio di Calhanoglu e sottolinea che si è trovato ad un certo punto con De Vrij e Bastoni entrambi acciaccati (ecco perchè l'olandese è uscito prima della fine). In una situazione per una volta di emergenza un po' in tutti i reparti - vedi l'attacco dove di colpo sono mancati sia Thuram che la soluzione d'emergenza Correa - si è visto esplicitare un concetto: no, l'Inter non ha propriamente 22 titolari. O meglio, pur avendo una grande panchina, la migliore in Italia probabilmente, non in tutti i ruoli ha cambi adeguati a qualsiasi palcoscenico. Senza puntare il dito contro nessuno, come normale che sia giocatori come Calhanoglu e Thuram oggi come oggi non sono sostituibili da nessuno di quelli presenti in rosa e fanno la differenza. E non solo loro.
Questa partita porterà riflessioni sul mercato? Difficile, a meno che non si sblocchi qualcosa in uscita che allora potrebbe suggerire qualche innesto, magari proprio in questa difesa con una coperta mai così corta.