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Gli inutili confronti Inzaghi-Conte. E l’Inter va a Roma per cancellare la serata Champions.TUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Gabriele Borzillo
per Linterista.it

Gli inutili confronti Inzaghi-Conte. E l’Inter va a Roma per cancellare la serata Champions.

Posso dirlo? A me lo spettacolino del confrontiamo ciò che è stato e ciò che è, ovverosia il fantomatico paragone tra Simone da Piacenza e Antonio da Lecce, ha frantumato di tutto di più. I due non si possono accostare nemmeno lontanamente: hanno caratteri diversi, modi di porsi diversi, modi di giocare diversi. I due non si assomigliano su niente. Anzi, no, diciamo che in comune qualcosa ce l’hanno: la cultura del lavoro. Conte questa cultura l’ha portata all’interno di uno spogliatoio fatto da troppi galletti, un luogo spesso anarchico dove si consumavano piccole vicissitudini collegiali. Si, dai, quella roba gnegnegne fastidiosa e poco edificante. L’ingresso a gamba tesa del generale Antonio ha azzerato dinamiche irritanti e moleste: nessun privilegio per nessuno, capo chino e impegno, sudore e disciplina. I risultati, nemmeno troppo alla lunga e facilitati da una campagna acquisti importante, sono giunti. C’è rammarico per il cammino europeo, inutile negarlo. Però molti giocatori hanno recepito gli insegnamenti inculcandoli nei nuovi arrivati. Simone non differisce molto dal suo predecessore: si lavora, si suda, niente screzi nello spogliatoio, il gruppo è famiglia e in famiglia ci si aiuta vicendevolmente. Ma, a scanso dell’aria fanciullesca di Inzaghi, ad Appiano Gentile non si sgarra. Comanda lui e nessuno mette in dubbio la sua leadership. Anche il viaggio sulle rotte europee ha funzionato meglio: certo, è mancata la famosa ciliegina sulla torta, chissà mai possa diventare più di un sogno. Magari nel breve, magari nel lungo periodo. Chissà.

Intanto, a proposito di vecchio continente, la serataccia Champions non è stata una delle migliori performances della banda Inzaghi. Non tanto per la sconfitta - forse non è ben chiaro a qualcuno, problemi suoi e non miei - quanto per un secondo tempo davvero deprimente, mai in controllo, sempre col fiatone, senza costrutto per non parlare di idee. Del resto, anche il nostro tecnico lo ha confermato, nemmeno tra le righe. Una partita storta doveva capitare, è nelle cose. Bene si sia consumata in maniera non diciamo indolore ma quasi: da qui al termine del mega girone fantozziano modello Eurolega saremo arbitri del nostro destino. Opposti, tra parentesi, a due avversarie che non possono e non debbono farci tremare i polsi.

A farceli tremare ci pensa la trasferta di domani sera: o, almeno, a me li fa tremare. Incontriamo la Lazio in un momento storico pericoloso. Loro esaltati ed esaltanti, noi testa bassa e pedalare. In tutto ciò mantengo certezze e positività: Leverkusen, che se ci penso ancora mi girano, l’ho derubricato a mo’ di episodio. L’Inter non è certo quella rimirata in Germania. Domani mi aspetto di vedere la mia Inter. Che lotta, che corre, che propone gioco, che comanda la partita, che ribatte colpo su colpo. Sono sicuro di non chiedere la luna: soltanto l’Inter. La mia Inter. La nostra Inter.

Alla prossima.