Ora l'Inter lo grida: obiettivo Champions. 3 motivi per non nascondersi
Inter-Lipsia sembra aver tracciato una linea con il passato, almeno a livello di comunicazione all'interno del club nerazzurro: da più parti nel giro di due giorni si parla apertamente dell'obiettivo di tornare in finale di Champions League.
Certo, parlando in linea generale, dopo quella dolorosa finale di Istanbul già qualcuno fra i protagonisti di quella serata aveva espresso il sogno di volerci tornare il prima possibile. Quando si parlava di obiettivi però, davanti alle telecamere eravamo soliti sentire delle dichiarazioni ben più caute. "Puntiamo alle prime 8", disse il Presidente GIuseppe Marotta a fine agosto. Pochi giorni prima il tecnico Simone Inzaghi aveva detto: "Ci sono tante squadre straniere che hanno più budget di noi, ma due anni fa abbiamo dimostrato arrivando in finale o con gli ottavi di finale dell'anno scorso di poter recitare la nostra parte".
Frasi come queste sono state all'ordine del giorno, comprensibilmente, fino a qualche giorno fa. Poi ecco la vittoria con il Lipsia, con l'ennesimo clean sheet. "Obiettivo finale di Champions? Certo, ogni giocatore sogna di tornare là. I miei compagni l'hanno già vissuta e tutti quanti vogliono tornarci" - ha detto per primo Piotr Zielinski premiato MVP del match. Gli ha fatto eco Inzaghi che ha sorpreso a Sky rispondendo alla stessa domanda: "E' l'obiettivo di tutte le squadre, a maggior ragione per chi come me allena l'Inter" - ammette, pur aggiungendo che "c'è tanta concorrenza, non è semplice soprattutto giocando ogni 2 giorni e mezzo". Poi è il turno di Dumfries che dopo il rinnovo dice ancor più chiaramente: "Vincere la Champions è uno degli obiettivi, anche vincere il campionato".
Insomma, da ieri sera in casa nerazzurra si sentono dichiarazioni che vanno oltre a quelle di circostanza. Un conto è dire: "Vogliamo arrivare più in fondo possibile", un altro è dire "vogliamo vincerla". Come mai questo cambio di comunicazione e come mai proprio ora?
Primo: l'Inter ha capito una volta di più di essere forte. Dopo aver affrontato squadre come City, Arsenal e Lipsia, tutte senza perdere né subire gol, l'Inter sembra essersi auto-convinta di non dover avere paura nemmeno a parole di ammettere ciò che tutti i giocatori sembrano pensare da quella serata di due anni e mezzo fa. Di potersela giocare con tutti e che no, quella serata non è stata certo un caso, anzi. Una presa di coscienza che la propria forza è confermata dai fatti, quando la squadra di Inzaghi è concentrata ed attenta al 100% nel non voler lasciare un centimetro agli avversari.
Secondo: l'Inter è più forte dell'anno scorso, quando il percorso europeo si è interrotto in modo traumatico, è vero, ma anche rocambolesco e dopo un doppio confronto nel quale i nerazzurri si erano mostrati superiori all'Atletico Madrid. Marotta lo ha ribadito anche prima del Lipsia questo aspetto, spiegando che la rosa è più competitiva ancora rispetto allo scorso anno. Taremi non starà impattando come si sperava, ma diamogli tempo. Zielinski titolare non fa rimpiangere troppo i titolari. Poi c'è la crescita di alcuni singoli, su tutti Bisseck, che fa pensare: non saranno 22 i titolari, ma nemmeno 11. Se poi ci si mette anche Correa a dire la sua facendo rifiatare qualcuno almeno in campionato, allora l'asticella si alza.
Terzo: il patto squadra-Inzaghi. Ad ogni intervista il tecnico sembra rivolgersi direttamente ai suoi giocatori, più che ai giornalisti, nel ribadire un concetto: per fare ciò che abbiamo in mente, ho bisogno di tutti. Ho bisogno che tutti alzino davvero l'asticella, che si livellino quanto più possibile ai migliori della rosa. Ed il gruppo sembra essere davvero allineato in tal senso. Si è parlato di turnover contro il Lipsia, senza accorgersi che gli 8 cambi in questione erano giocatori come Calhanoglu, Lautaro Martinez, Pavard, Dumfries e Dimarco. Sta diventando più difficile stabilire quali siano i titolari e quali le riserve, a parte che in alcuni ruoli ricoperti da giocatori difficili da clonare.