Conte ex invidioso, ma le "due squadre e trequarti" nascono dal suo addio. L'Inter eviti le provocazioni
"C'è un po' questa cosa di Marotta... Il Direttore può dire quello che vuole. Sicuramente conoscendolo, avendoci lavorato insieme, non penso che se l'Inter a fine anno non dovesse aver vinto lo Scudetto considererebbe la stagione nerazzurra una buona stagione. Questo posso dirlo per certo perché lo conosco molto bene. Poi ognuno deve recitare la sua parte ma ripeto: stiamo parlando di una squadra che ha due squadre e trequarti. Stiamo parlando del nulla cosmico e si stanno concentrando tanto su di noi, senza vedere chi potrebbe dargli realmente fastidio. Ripeto, sono straconvinto che sono parole che si porta via il vento e se non dovessero vincere lo Scudetto a fine anno non sarebbe troppo contento. In tanti dovrebbero farsi delle domande...". Un'autentica bordata quella di Antonio Conte, nella conferenza stampa che introduce Lazio-Napoli di Coppa Italia. E, soprattutto, una bordata evitabile.
Conte, l'ex invidioso di cui non c'era bisogno. Inter, non cadere nelle provocazioni
Si tratta infatti del terzo attacco di Antonio Conte alla sua ex squadra. Attacchi che salgono pian piano d'intensità, così come sale il pressing delle inseguitrici sulla capolista Napoli. Giornata dopo giornata, vittoria dopo vittoria, scontro diretto superato dopo scontro diretto superato, Antonio Conte alza la pressione su quella che ritiene la principale rivale. Per creare un Napoli vincente, l'ex bianconero deve sconfiggere quella che ritiene la sua creatura, la squadra che è convinto di aver "creato" con lo scudetto del 2020/21. Nelle idee di Antonio Conte, Simone Inzaghi sta solo portando avanti il suo lavoro. Vero solo in parte e, nei fatti, il tecnico si trova a vivere una situazione nuova in carriera. Quando lasciò la Juventus, diventò ct della Nazionale e poi andò all'estero, interrompendo il ciclo bianconero solo a sei anni dal suo addio e nella sua fase finale.
Ora invece, si trova di fronte un'Inter all'apice, che può permettersi di competere alla pari con le big della Champions League e fare anche turnover all'occorrenza. I nerazzurri hanno due squadre in alcuni reparti? Sì. Sono destinati a vincere lo scudetto senza faficare? Assolutamente no. Hanno "due squadre e trequarti"? Vedendo le opzioni in attacco e un Taremi sottotono, non del tutto. Quelle di Antonio Conte sono provocazioni che, per ora, non sono andate a buon segno: Marotta le ha dribblate come il miglior Mané Garrincha ma, a suon di pressing, il rischio è quello di cadere nel tranello e alzare il livello dello scontro. Ecco perché è imperativo non sbagliare un passo, per arrivare al prossimo scontro diretto con un vantaggio, sia esso minimo o (come l'anno scorso) dilatato.
"L'Inter ha due squadre e trequarti", ma quest'Inter sarebbe nata con Conte? E ricordi: è stato lui ad andarsene
L'invidia e le parole dure di Antonio Conte hanno già stupito in un paio d'occasioni l'Inter e la sua dirigenza, che sono consapevoli di un dato di fatto: è stato il tecnico salentino ad andarsene e lasciare i nerazzurri. Il casus belli ufficiale erano le divergenze sui programmi, con un'Inter che aveva prospettato a Conte due cessioni (Lukaku e Hakimi) e un mercato sostanzialmente a saldo zero, ma tutti ricordiamo i meeting di Villa Bellini e quel Conte belligerante già durante la stagione, a suon di dichiarazioni (in parte giustificate) contro la proprietà e le strategie. Il tecnico se ne andò sbattendo la porta e, forse, ha più di un rimpianto: quell'Inter costruita col saldo ampiamente in attivo ha vinto uno scudetto e centrato una finale di Champions League. A far parlare Conte c'è anche la delusione per com'è andata la sua carriera? Forse, ma non lo sapremo mai.
C'è però un dato di fatto. Quest'Inter ha un nucleo esperto (Acerbi, Mkhitaryan, Sommer), ma anche dei titolarissimi che erano delle assolute scommesse. il Dumfries arrivato a Milano era simile al Lazaro bocciato da Conte e Bisseck, inizialmente, era uno sconosciuto arrivato dalla Danimarca in base ai buoni rapporti sullo scouting. Per non parlare di Thuram, un esterno offensivo adattato ad attaccante preso per sostituire Dzeko e Lukaku (in tandem). Sono solo tre esempi di giocatori che, con Conte, difficilmente avrebbero trovato spazio ma potremmo farne altri esempi: il Dimarco di Verona sarebbe stato richiamato alla base? Forse sì, forse no, forse... non lo sappiamo. Una cosa è certa: Conte adora le certezze e, eccezion fatta per giocatori come Bastoni e Barella, preferisce elementi affermati (McTominay e Lukaku) agli Under-25 da svezzare. L'Inter sarebbe stata la stessa con lui in panchina? Probabilmente no. Sarebbe stata meno vincente? Non lo sappiamo e non lo sa neanche lui: forse è questo a scatenare il suo livore.