Inutile confrontare Conte con Inzaghi. Ma niente fischi e fischietti
Stasera è la sera. Stasera, al Meazza, è di scena l’attuale capolista. Stasera, al Meazza, sarà la prima volta da ex per Antonio Conte. Stasera, al Meazza, l’uomo di Lecce ritroverà l’Inter dopo ben 1.264 giorni dal suo addio: addio, ricordiamolo, voluto da lui per motivi mai resi noti nella loro interezza - un po’ come la storia dell’altro addio, spesso tirata in ballo e mai raccontata dall’attuale numero 11 in maglia azzurra -. Motivi immaginati, magari sospettati. Ma nessuno li ha mai descritti, per filo e per segno. Misteri misteriosi del pallone italiota.
Inutile confrontare Conte e Simone nostro: modo diverso di disporre gli uomini sul terreno di gioco, di intendere lo stesso schema, trecinquedue mai amato dal sottoscritto ma che Inzaghi è riuscito a farmi apprezzare più del semplice assai, di porsi rispetto a giocatori, Società e agli stessi tifosi.
Sarà una bella sfida, affascinante: la immagino ricca di tatticismi esasperati da una parte contrapposti alla continua rotazione del pallone dall’altra. La immagino col Napoli chiuso, raccolto in trenta metri massimo, pronto a colpire con la velocità degli esterni, laddove tra le loro fila si annida un campione, non so se fuoriclasse ma di certo campione, Khvicha Kvaratskhelia, uomo pericolosissimo a cui non bisogna lasciare nemmeno mezzo centimetro. La immagino con le traiettorie impossibili cercate e trovate da Calha, coi cross di Dimarco e la cattiveria agonistica del nostro capitano. Sì, insomma, ripeto: mi aspetto una bella partita, appassionante e appassionata. Perché queste due squadre, insieme all’Atalanta, sono attualmente le più complete del panorama italico, in attesa che si palesino alternative valide sul lungo corso.
Niente pronostici o proclami: ovvio, in cuor mio spero che i ragazzi mi regalino l’ennesima notte da passare riposando tranquillo e sorridente. Più facile a scriversi che a farsi ma, questa Inter, è capace della qualunque.
Di una cosa sono certo: stasera, quando Antonio Conte metterà piede sul prato verde, mi alzerò ad applaudirlo. Al netto del non mi è minimamente piaciuto il suo addio, gli riconosco un lavoro pazzesco. Ha portato il culto del lavoro, ha rimesso ordine dove andava rimesso, ha dato un'impronta al suo biennio, anche se qualcosa in più, forse, si sarebbe potuto fare. Senza il forse.
Per tutto il resto, mi perdoni Antonio, c’è Simone. E un palmares, quello dell’ultimo triennio, che parla per lui.
Alla prossima.
Avanti l’Effecì.