Adriano: "Bevevo sempre, l'Inter insabbiava. Moratti provò a mandarmi in riabilitazione"
Adriano si racconta a cuore aperto nella sua autobiografia ("La mia più grande paura"), che è uscita lunedì in Brasile e l'ha visto svelare alcuni retroscena della sua esperienza all'Inter: "Tornavo a casa e trovavo sempre un momento per bere, perché non c'erano i miei amici o non volevo stare in silenzio e pensare a tante stronzate. Molte persone usano il calcio come valvola di sfogo, io invece avevo bisogno di una via di fuga dal calcio. Inizialmente era la famiglia e mio padre, ma quando se n'è andato lui, il mio compagno è diventato il bere".
E qui arriva l'escalation, negli anni finali della sua esperienza nerazzurra: "Arrivavo tardi agli allenamenti, l'Inter provava a insabbiare tutto e mi faceva delle multe, ma non me ne importava nulla. La mia depressione aveva raggiunto un livello che neanche volevo ricordare. Un giorno Moratti mi disse "Vorremmo mandarti in un posto molto speciale". Era in Svizzera, una clinica di riabilitazione. Ero depresso, non capivo di cosa stessero parlando: "Perché stai cercando di mandarmi in un ospedale psichiatrico?". Ho iniziato a innervosirmi: un giocatore ricoverato in una clinica riabilitativa? Porca puttana, no!".