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Turnover e Juventus: nuove prove di maturità Inter. Barella e un futuro da play? Lautaro non vincerà il Pallone d’Oro e non c’è nulla di male a dirloTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:05Editoriale
di Ivan Cardia
per Linterista.it

Turnover e Juventus: nuove prove di maturità Inter. Barella e un futuro da play? Lautaro non vincerà il Pallone d’Oro e non c’è nulla di male a dirlo

Saranno, salvo sorprese dell'ultima ora, sette i cambi che Simone Inzaghi opererà questa sera in casa dello Young Boys. L'Inter toglie l'abito di gala nella terza giornata della Champions League e del resto non potrebbe essere altrimenti: il classico mantra suggerisce di non sottovalutare gli svizzeri, ma c'è onestamente troppo divario per poter aver paura.

Semmai, l'ampia rotazione di casa Inter, a pochi giorni dalla sfida contro la Juventus, rappresenta l'ennesima prova di maturità di un gruppo che non avrebbe nulla e invece ha tanto da dimostrare. È proprio questo il punto: l'Inter è una grande, d'Italia e d'Europa, ma non vincerà nulla per grazia ricevuta. Semmai, in Svizzera ci si aspetta che le "seconde" linee, in molti casi qualcosa in più che seconde, confermino a Inzaghi la propria affidabilità. Anche perché, da grandi, vincere le partite che devi vincere è uno step centrale.

Il guaio, al limite, è essere arrivati a un crocevia della stagione in piena emergenza, specie nel reparto centrale. Calhanoglu e Acerbi difficilmente ci saranno con la Juve, Asllani è un un punto interrogativo, Zielinski è in fase di recupero, ci si dimentica che anche Barella rientra da un infortunio e che Mkhitaryan non tirerà la carretta per sempre. Altre soluzioni - ci piacerebbe Inzaghi lanciasse Berenbruch, ma si comprenderebbe la necessità di non bruciare le tappe in una fase così delicata e soprattutto non risolverebbe il tema della regia - sono ancora da trovare.

A dettare la manovra, nonostante le dichiarazioni di Inzaghi alla vigilia lascino aperti spiragli a qualche dubbio, ci sarà Barella come di fatto è accaduto anche contro la Roma. Il paragone con Calhanoglu è impietoso anche perché inutile, c'è però da interrogarsi se Nicolò non possa, sul lungo periodo, iniziare a ragionare in quest'ottica. Intendiamoci: si parla di un ragazzo ancora ventisettenne, per il passo indietro - o di lato - è ancora presto. Però l'evoluzione di Barella è quella di un giocatore che ha sempre più manovra tra i piedi. Nato un po' interditore e un po' incursore, soprattutto con Inzaghi è diventato di fatto un regista aggiunto. A oggi, dirottato in quella posizione toglie e perde troppo. Però, viste le qualità tecniche e la difficoltà di giocare allo stesso modo superati i trenta, non sarebbe un peccato mortale iniziare a ragionare su un ruolo alternativo. Lo hanno fatto in molti - con caratteristiche di partenza diverse, l'esempio emblematico è De Rossi - e non stupirebbe. Se possa essere davvero tagliato per questo, lo diranno anche le prossime due partite, comunque pesanti, e che verosimilmente giocherà proprio in quella posizione.

Chiudiamo con Lautaro, che dovrebbe guardare dalla panchina i compagni e vede tanti titoli su una possibile vittoria del Pallone d'Oro. Piccolo spoiler: non c'è quasi nessuna possibilità che lo vinca. Aggiungiamo: difficilmente finirà in top 3 e potrebbe terminare anche sotto i migliori cinque: il successo di Vinicius Jr è quasi scontato, Rodri e Bellingham sono i principali outsider, Kroos e Carvajal gli altri due che potrebbero finire davanti a Lauti. Il punto è che non c'è nulla di male a dire che realisticamente andrà così, e che tutto sommato sarà pure abbastanza giusto, nonostante lo scudetto e la Copa América vinti entrambi da capocannoniere (ma nel 2024 i gol con l'Inter sono stati davvero troppo pochi). Capiamo la voglia del mondo nerazzurro - e in parte pure di quello italiano - di esaltare il proprio miglior giocatore. Chi però oggi esalta, domani è pronto a parlare di delusione. E questo sarà sbagliato: meglio essere onesti prima e dopo. Lautaro è un top mondiale, ma non ancora IL top mondiale. Forse, glielo si augura, non ancora.