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Braida: "Vieira come un figlio. È pronto per il Genoa, ma gli auguro di arrivare al Milan"
Il dirigente Ariedo Braida conosce benissimo Patrick Vieira e ne ha parlato nell'intervista rilasciata a Il Secolo XIX, descrivendo così il suo impatto sul mondo Genoa: "È come un figlio. Il mio primo ricordo di lui è nel Cannes, centrocampista centrale, fisico importante e sapeva giocare a calcio, sveglio ma riflessivo. Gli dissi: 'Patrick, sei un campione, non deludermi'. Non era facile imporsi al Milan da giovane,
ma la sua carriera strepitosa ha confermato il mio pronostico".
Avete mantenuto un bel rapporto?
"Molto. Mi è rimasto affezionato, mi chiama 'papà', anche se non è l’unico di quel Milan. Mi aveva invitato in Inghilterra quando era al Crystal Palace. L’ho sentito una settimana fa, è pronto, preparato, carico per fare bene in un club così importante. Ha allenato in Premier, in Francia, ora in Italia: lavorare in nazioni diverse eleva la tua cultura sportiva, la capacità di capire le situazioni".
Colpisce la sua serenità, la pacatezza.
"Vieira è un gentleman. In campo era un duro, tosto, fuori è tenerissimo, dolcissimo, intelligentissimo. Ancelotti ha vinto ovunque, senza aver bisogno di urlare. Patrick me lo ricorda: gli capita di arrabbiarsi, ma non è il loro stile. Ci sono molti modi per guidare un gruppo, c’è chi usa il pugno di ferro, chi come loro si fa seguire con le carezze. A Vieira non è precluso nulla, gli auguro un giorno di arrivare al Milan. Ora ha tutto per salvare il Genoa, ma non gli do suggerimenti. 'Niente consigli, so sbagliare da me', recita il proverbio. Se segui cervello e cuore ogni esperienza ti insegna".
ma la sua carriera strepitosa ha confermato il mio pronostico".
Avete mantenuto un bel rapporto?
"Molto. Mi è rimasto affezionato, mi chiama 'papà', anche se non è l’unico di quel Milan. Mi aveva invitato in Inghilterra quando era al Crystal Palace. L’ho sentito una settimana fa, è pronto, preparato, carico per fare bene in un club così importante. Ha allenato in Premier, in Francia, ora in Italia: lavorare in nazioni diverse eleva la tua cultura sportiva, la capacità di capire le situazioni".
Colpisce la sua serenità, la pacatezza.
"Vieira è un gentleman. In campo era un duro, tosto, fuori è tenerissimo, dolcissimo, intelligentissimo. Ancelotti ha vinto ovunque, senza aver bisogno di urlare. Patrick me lo ricorda: gli capita di arrabbiarsi, ma non è il loro stile. Ci sono molti modi per guidare un gruppo, c’è chi usa il pugno di ferro, chi come loro si fa seguire con le carezze. A Vieira non è precluso nulla, gli auguro un giorno di arrivare al Milan. Ora ha tutto per salvare il Genoa, ma non gli do suggerimenti. 'Niente consigli, so sbagliare da me', recita il proverbio. Se segui cervello e cuore ogni esperienza ti insegna".
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