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Okoli: "Gasperini mi ha insegnato la dedizione al lavoro. Nazionale? Sicuro che in futuro esordirò"
Caleb Okoli con il Leicester sta disputando una stagione completamente diversa rispetto alla scorsa e si sta godendo ogni singolo istante. A parlarne è proprio il difensore delle Foxes a Cronache di Spogliatoio, ripercorrendo il recente passato: "Solo pochi mesi fa ho vissuto uno dei momenti più tosti della mia carriera, con la retrocessione a Frosinone all’ultima giornata. Ora gioco in Premier, un campionato fantastico, e cerco di godermi il momento senza mollare mai un centimetro".
Che differenze nota con la Serie A?
"È vero quello che si dice, la Premier League si gioca a un’altra intensità. Qui tutti sono abituati ad ‘andare sempre a 3000’ e c’è un livello atletico altissimo, ma non è solo questo. Anche il livello tecnico è incredibile. Ci sono giocatori a cui basta un pallone per punirti e inoltre i campi sono spettacolari e agevolano determinate giocate. Da quando sono arrivato qui ho giocato solo su campi perfetti, pazzesco davvero".
Come va il suo ambientamento?
"Sto cercando di imparare il più possibile dai miei compagni di reparto e dai giocatori più esperti. Ogni partita affronto giocatori fortissimi, come Haaland che non vedo l’ora di marcare, e non posso mai permettermi di abbassare la guardia. La squadra che mi ha impressionato di più finora però è stata l’Arsenal. Abbiamo giocato all’Emirates ed è stata davvero dura, perché hanno questo stile di gioco 'oppressivo'".
Gli impianti sono più nuovi rispetto a quelli italiani?
"In Premier rimani sbalordito da tutti gli stadi. Quando sono entrato a Old Trafford ho solo pensato: ‘Wow’. L’atmosfera qua è proprio diversa. In tutte le partite. Ogni volta sembra di essere dentro a uno spettacolo. Dalle fiamme all’ingresso alle trombette dei tifosi, è come se ogni partita fosse uno show".
Come vive al centro sportivo?
"Io sono rimasto scioccato quando l’ho visto per la prima volta. Sono cresciuto a Zingonia e fino a quest’estate pensavo che centri come quello fossero il top. Ma quando sono arrivato qui sono rimasto senza parole, vi assicuro che siamo su un altro pianeta. Ci sono 21 campi e uno di questi è coperto. Poi abbiamo due palestre dove non manca niente e anche a livello di recovery abbiamo tutto, dalle saune alle piscine".
Qual è la sua giornata tipo?
"Ci alleniamo quasi sempre la mattina (con ritrovo alle 9:30), quindi parto da casa intorno alle 8:30 e ci metto circa 20 minuti per arrivare al centro sportivo. Di solito questo tragitto mi serve per svegliarmi. La prima cosa che faccio al centro è la colazione. Abbiamo una sala, condivisa con i ragazzi dell’U-21, enorme e con diversi chef che ci preparano i pasti secondo le nostre diete. Dopodiché siamo ‘liberi’ fino alle 11, a meno di riunioni tattiche, e io di solito sfrutto questo tempo tra terapie e attivazione muscolare, per essere al meglio in campo. Le sedute in campo di solito non durano tanto, un’ora, massimo un’ora e mezza, ma sono molto intense e con poche pause. A fine allenamento è il momento delle terapie, dei massaggi e del recupero. Poi di nuovo pranziamo tutti insieme e verso le 15 torno a casa, dove cerco di riposarmi e passare il mio tempo con famiglia, amici o guardando il tennis".
Che emozione è stata la chiamata di Spalletti in Nazionale?
"Ho vissuto dei raduni bellissimi e l’unico rammarico che ho è quello di non essere riuscito a debuttare. Credo però che anche poter far parte di questo percorso sia importante e sono sicuro che in futuro riuscirò a esordire. Il mister era già venuto a parlarmi quando ero a Frosinone, l’anno scorso. Mi ha spiegato alcune cose legate all’essere calciatore e mi ha fatto capire le responsabilità che abbiamo. Mi ha dato anche consigli tecnici. È stato davvero un piacere poter fare quella chiacchierata".
L'Atalanta ha un posto speciale nel suo cuore.
"Nel mio percorso ho giocato con giocatori fortissimi. Il più forte è senza dubbio Lookman. Nei suoi giorni migliori è imprendibile. Dal primo giorno in cui l’ho visto ho capito che aveva qualcosa di speciale. Ha una forza fisica impressionante e un tiro incredibile. Tra l’altro lui ha segnato a Genova nel giorno del mio esordio. Anche lui ha giocato qua a Leicester e i tifosi ancora se lo ricordano. In Primavera invece ho vissuto un anno intero con Kulusevski. Aveva una mentalità incredibile ed era quello più convinto di poter fare il calciatore ad alti livelli. Non vi nego che nel corso degli anni vedere la sua carriera decollare tra Parma, Juventus e Tottenham, mi ha dato uno stimolo e una motivazione in più per farcela. Mi ripetevo: ‘Se Dejan sta realizzando il suo sogno anche io posso raggiungerlo’. Ci siamo incontrati quest’anno alla prima di campionato e, mentre ci scaldavamo nel secondo tempo, mi ha raccontato un po’ com’è il calcio in Inghilterra".
Quali allenatori sono stati più importanti per lei?
"Gasperini e l’Atalanta mi hanno insegnato la dedizione al lavoro. Di Francesco a Frosinone invece mi ha dato tanta fiducia e mi ha fatto crescere. La retrocessione dell’anno scorso infatti è stata durissima da affrontare, perché eravamo un gruppo affiatato che credeva tanto nella salvezza. Ci siamo rivisti il giorno dopo l’ultima partita per salutarci ed è stato un momento difficile".
Chi è il suo modello?
"Van Dijk. Da quando sono qua guardo tutte le sue partite e mi impressiona sempre il modo in cui si atteggia in campo. È un leader nato e riesce a trasmettere tutta la sua calma e il suo carisma. Non vedo l’ora di affrontarlo".
Che differenze nota con la Serie A?
"È vero quello che si dice, la Premier League si gioca a un’altra intensità. Qui tutti sono abituati ad ‘andare sempre a 3000’ e c’è un livello atletico altissimo, ma non è solo questo. Anche il livello tecnico è incredibile. Ci sono giocatori a cui basta un pallone per punirti e inoltre i campi sono spettacolari e agevolano determinate giocate. Da quando sono arrivato qui ho giocato solo su campi perfetti, pazzesco davvero".
Come va il suo ambientamento?
"Sto cercando di imparare il più possibile dai miei compagni di reparto e dai giocatori più esperti. Ogni partita affronto giocatori fortissimi, come Haaland che non vedo l’ora di marcare, e non posso mai permettermi di abbassare la guardia. La squadra che mi ha impressionato di più finora però è stata l’Arsenal. Abbiamo giocato all’Emirates ed è stata davvero dura, perché hanno questo stile di gioco 'oppressivo'".
Gli impianti sono più nuovi rispetto a quelli italiani?
"In Premier rimani sbalordito da tutti gli stadi. Quando sono entrato a Old Trafford ho solo pensato: ‘Wow’. L’atmosfera qua è proprio diversa. In tutte le partite. Ogni volta sembra di essere dentro a uno spettacolo. Dalle fiamme all’ingresso alle trombette dei tifosi, è come se ogni partita fosse uno show".
Come vive al centro sportivo?
"Io sono rimasto scioccato quando l’ho visto per la prima volta. Sono cresciuto a Zingonia e fino a quest’estate pensavo che centri come quello fossero il top. Ma quando sono arrivato qui sono rimasto senza parole, vi assicuro che siamo su un altro pianeta. Ci sono 21 campi e uno di questi è coperto. Poi abbiamo due palestre dove non manca niente e anche a livello di recovery abbiamo tutto, dalle saune alle piscine".
Qual è la sua giornata tipo?
"Ci alleniamo quasi sempre la mattina (con ritrovo alle 9:30), quindi parto da casa intorno alle 8:30 e ci metto circa 20 minuti per arrivare al centro sportivo. Di solito questo tragitto mi serve per svegliarmi. La prima cosa che faccio al centro è la colazione. Abbiamo una sala, condivisa con i ragazzi dell’U-21, enorme e con diversi chef che ci preparano i pasti secondo le nostre diete. Dopodiché siamo ‘liberi’ fino alle 11, a meno di riunioni tattiche, e io di solito sfrutto questo tempo tra terapie e attivazione muscolare, per essere al meglio in campo. Le sedute in campo di solito non durano tanto, un’ora, massimo un’ora e mezza, ma sono molto intense e con poche pause. A fine allenamento è il momento delle terapie, dei massaggi e del recupero. Poi di nuovo pranziamo tutti insieme e verso le 15 torno a casa, dove cerco di riposarmi e passare il mio tempo con famiglia, amici o guardando il tennis".
Che emozione è stata la chiamata di Spalletti in Nazionale?
"Ho vissuto dei raduni bellissimi e l’unico rammarico che ho è quello di non essere riuscito a debuttare. Credo però che anche poter far parte di questo percorso sia importante e sono sicuro che in futuro riuscirò a esordire. Il mister era già venuto a parlarmi quando ero a Frosinone, l’anno scorso. Mi ha spiegato alcune cose legate all’essere calciatore e mi ha fatto capire le responsabilità che abbiamo. Mi ha dato anche consigli tecnici. È stato davvero un piacere poter fare quella chiacchierata".
L'Atalanta ha un posto speciale nel suo cuore.
"Nel mio percorso ho giocato con giocatori fortissimi. Il più forte è senza dubbio Lookman. Nei suoi giorni migliori è imprendibile. Dal primo giorno in cui l’ho visto ho capito che aveva qualcosa di speciale. Ha una forza fisica impressionante e un tiro incredibile. Tra l’altro lui ha segnato a Genova nel giorno del mio esordio. Anche lui ha giocato qua a Leicester e i tifosi ancora se lo ricordano. In Primavera invece ho vissuto un anno intero con Kulusevski. Aveva una mentalità incredibile ed era quello più convinto di poter fare il calciatore ad alti livelli. Non vi nego che nel corso degli anni vedere la sua carriera decollare tra Parma, Juventus e Tottenham, mi ha dato uno stimolo e una motivazione in più per farcela. Mi ripetevo: ‘Se Dejan sta realizzando il suo sogno anche io posso raggiungerlo’. Ci siamo incontrati quest’anno alla prima di campionato e, mentre ci scaldavamo nel secondo tempo, mi ha raccontato un po’ com’è il calcio in Inghilterra".
Quali allenatori sono stati più importanti per lei?
"Gasperini e l’Atalanta mi hanno insegnato la dedizione al lavoro. Di Francesco a Frosinone invece mi ha dato tanta fiducia e mi ha fatto crescere. La retrocessione dell’anno scorso infatti è stata durissima da affrontare, perché eravamo un gruppo affiatato che credeva tanto nella salvezza. Ci siamo rivisti il giorno dopo l’ultima partita per salutarci ed è stato un momento difficile".
Chi è il suo modello?
"Van Dijk. Da quando sono qua guardo tutte le sue partite e mi impressiona sempre il modo in cui si atteggia in campo. È un leader nato e riesce a trasmettere tutta la sua calma e il suo carisma. Non vedo l’ora di affrontarlo".
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