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Dalla Lazio alla Lazio: Palladino e l'esempio del maestro Gasperini per la Fiorentina
La crisi di risultati va avanti per la Fiorentina, di pari passo con l'isteria dell'ambiente. Il primo a voler uscire dal ring mediatico in cui si sta ritrovando, sempre più diretto verso le corde del quadrato, è Raffaele Palladino. L'obiettivo è recuperare il suo gruppo dal punto di vista mentale, come indicato anche dal leader del suo spogliatoio Gosens nella conferenza stampa post-Torino di domenica scorsa. E allora dopo le riunioni lodate nella settimana d'avvicinamento alla sfida con i granata, si è passati alla cena del mercoledì sera offerta dal tecnico per esorcizzare l'incantesimo prima della Lazio.
E a proposito di Lazio, la memoria balza alla sfida del girone d'andata. Era fine settembre e la Fiorentina era ancora alla ricerca della prima vittoria stagionale, immersa in un mare di pareggi. E pensata dal suo allenatore con il vestito del 3-4-2-1, sin dagli albori. All'intervallo di quella partita, sotto 0-1, la mossa di Palladino che ha cambiato una fetta della sua storia a tinte viola, il passaggio al 4-2-3-1 e l'inserimento di Gudmundsson: doppietta, vittoria, la prima di una lunga serie di due mesi da sogno. La base per la storica striscia record per il club da 8 successi consecutivi in Serie A.
Ora sul cammino della Fiorentina si para di nuovo la Lazio e in un certo senso Palladino è di nuovo chiamato al guizzo, al colpo che rovescia l'inerzia fattasi sempre più pericolosa. Viene alla mente, per trovare un paragone e un'ispirazione, quanto fatto dal suo maestro Gasperini più di 8 anni fa. La sua capacità di scuotere lo spogliatoio, modificando le gerarchie e puntando su chi poteva sputare sangue per lui, in quella sfida al Napoli di inizio ottobre 2016, infatti, non soltanto salvò e consolidò la sua panchina, ma contribuì a scrivere una nuova storia, sublimata nell'Europa League vinta giusto qualche mese fa. Portarsi così tanto avanti sarebbe nocivo, senza dubbio, ma cercare di trarne un esempio concreto da applicare al suo presente potrebbe proprio fare al caso di Palladino.
E a proposito di Lazio, la memoria balza alla sfida del girone d'andata. Era fine settembre e la Fiorentina era ancora alla ricerca della prima vittoria stagionale, immersa in un mare di pareggi. E pensata dal suo allenatore con il vestito del 3-4-2-1, sin dagli albori. All'intervallo di quella partita, sotto 0-1, la mossa di Palladino che ha cambiato una fetta della sua storia a tinte viola, il passaggio al 4-2-3-1 e l'inserimento di Gudmundsson: doppietta, vittoria, la prima di una lunga serie di due mesi da sogno. La base per la storica striscia record per il club da 8 successi consecutivi in Serie A.
Ora sul cammino della Fiorentina si para di nuovo la Lazio e in un certo senso Palladino è di nuovo chiamato al guizzo, al colpo che rovescia l'inerzia fattasi sempre più pericolosa. Viene alla mente, per trovare un paragone e un'ispirazione, quanto fatto dal suo maestro Gasperini più di 8 anni fa. La sua capacità di scuotere lo spogliatoio, modificando le gerarchie e puntando su chi poteva sputare sangue per lui, in quella sfida al Napoli di inizio ottobre 2016, infatti, non soltanto salvò e consolidò la sua panchina, ma contribuì a scrivere una nuova storia, sublimata nell'Europa League vinta giusto qualche mese fa. Portarsi così tanto avanti sarebbe nocivo, senza dubbio, ma cercare di trarne un esempio concreto da applicare al suo presente potrebbe proprio fare al caso di Palladino.
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