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Il Benfica omaggia il Grande Torino, Rui Costa: "Anche 75 anni dopo rimpianto enorme"
Il Benfica nelle scorse ore, come testimoniato anche dai canali ufficiali granata, ha ricordato il Grande Torino in località Superga, in occasione dei 75 anni dalla scomparsa della leggendaria squadra granata, di ritorno dal Portogallo dopo aver sfidato proprio le Aquile. In rappresentanza del club lusitano si sono presentati il presidente Manuel Rui Costa e il vicepresidente Dr. Jaime Antunes, mentre per il Torino era presente il Direttore Operativo Alberto Barile.
E l'edizione odierna di Tuttosport propone un'intervista sul tema proprio al numero uno del club portoghese, Rui Costa, ex Milan e Fiorentina da giocatore: "Il Benfica e tutto il Portogallo onorano il Grande Torino, come è giusto che sia. Non può essere altrimenti. Il Grande Torino fa parte della storia del Benfica, la sua luce è nei nostri cuori. Nel segno di questa amicizia tra due club, due tifoserie, due musei, il calcio unisce. Noi del Benfica non ci sentiamo colpevoli per l’organizzazione di quella partita amichevole, ma proviamo tutti un grande rammarico, un rimpianto enorme anche 75 anni dopo. Doveva essere un momento soltanto di gioia, di allegria, con la visita a Lisbona di quella che era la squadra più forte e famosa del mondo. Invece, il giorno dopo... Ho visto la fotografia, scattata nel 1949, della piazza davanti all’Ambasciata d’Italia qui a Lisbona, stracolma di persone scioccate dalla notizia della tragedia: un enorme tributo popolare, emozionante. Da quel giorno il Grande Torino è diventato qualcosa anche di nostro, carne della nostra carne".
Prosegue e conclude: "Noi benfiquisti conosciamo tutti bene la storia del Grande Torino, esattamente come sappiamo di aver vinto 38 campionati... Ogni tifoso tramanda la storia ai figli, insieme con l’amore per la nostra squadra. Mio padre stesso fece così con me. Lui ha 74 anni, non era ancora nato quando accadde Superga. Crescendo, la sua famiglia gli spiegò i fatti, i significati di quell’amichevole, l’eredità spirituale che deve essere presente nell’animo di tutti i benfiquisti. Poi, tanti anni dopo, papà fece lo stesso con me, quando ero un ragazzino. E subito mi spiegò anche che quella squadra rappresentava il volto più bello della nuova Italia, libera, democratica, rinata dopo la tragedia della guerra e della dittatura fascista. Qui, nel salone dedicato ai campioni granata, abbiamo voluto riprodurre su una parete una frase bellissima che compare nel Museo del Grande Torino: la tragedia non è morire ma dimenticare, e noi non dimentichiamo".
E l'edizione odierna di Tuttosport propone un'intervista sul tema proprio al numero uno del club portoghese, Rui Costa, ex Milan e Fiorentina da giocatore: "Il Benfica e tutto il Portogallo onorano il Grande Torino, come è giusto che sia. Non può essere altrimenti. Il Grande Torino fa parte della storia del Benfica, la sua luce è nei nostri cuori. Nel segno di questa amicizia tra due club, due tifoserie, due musei, il calcio unisce. Noi del Benfica non ci sentiamo colpevoli per l’organizzazione di quella partita amichevole, ma proviamo tutti un grande rammarico, un rimpianto enorme anche 75 anni dopo. Doveva essere un momento soltanto di gioia, di allegria, con la visita a Lisbona di quella che era la squadra più forte e famosa del mondo. Invece, il giorno dopo... Ho visto la fotografia, scattata nel 1949, della piazza davanti all’Ambasciata d’Italia qui a Lisbona, stracolma di persone scioccate dalla notizia della tragedia: un enorme tributo popolare, emozionante. Da quel giorno il Grande Torino è diventato qualcosa anche di nostro, carne della nostra carne".
Prosegue e conclude: "Noi benfiquisti conosciamo tutti bene la storia del Grande Torino, esattamente come sappiamo di aver vinto 38 campionati... Ogni tifoso tramanda la storia ai figli, insieme con l’amore per la nostra squadra. Mio padre stesso fece così con me. Lui ha 74 anni, non era ancora nato quando accadde Superga. Crescendo, la sua famiglia gli spiegò i fatti, i significati di quell’amichevole, l’eredità spirituale che deve essere presente nell’animo di tutti i benfiquisti. Poi, tanti anni dopo, papà fece lo stesso con me, quando ero un ragazzino. E subito mi spiegò anche che quella squadra rappresentava il volto più bello della nuova Italia, libera, democratica, rinata dopo la tragedia della guerra e della dittatura fascista. Qui, nel salone dedicato ai campioni granata, abbiamo voluto riprodurre su una parete una frase bellissima che compare nel Museo del Grande Torino: la tragedia non è morire ma dimenticare, e noi non dimentichiamo".
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