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Commisso fa pace con la Gazzetta dopo tre anni, la rosea spiega le origini e la fine della rottura
L'intervista di Rocco Commisso a La Gazzetta dello Sport chiude un periodo di aperti dissidi tra il presidente della Fiorentina e il quotidiano sportivo più letto d'Italia. Critiche giornalistiche e repliche al vetriolo da parte del tycoon statunitense, con una serie di querele reciproche che hanno coinvolto anche Urbano Cairo, presidente di RCS, il gruppo editoriale della rosea. A spiegare l'origine - e a questo punto anche la fine dei dissidi - è lo stesso quotidiano, in un trafiletto firmato da Andrea Di Caro, vicedirettore della Gazzetta, che ha anche realizzato l'intervista: "Le comunicazioni con Rocco Commisso si erano interrotte bruscamente più di tre anni fa, il 15 maggio 2021, quando uscì un nostro commento che fu la causa dello strappo. […]
Trovammo sbagliate alcune sue affermazioni e nel commento cercammo di usare l'arma dell'ironia. Evidentemente, però, senza riuscirci, visto che alcuni riferimenti e citazioni cinematografiche che richiamarono lo slang italoamericano in vecchi famosissimi film, ferirono molto Commisso che si senti paragonato a certi protagonisti di gangster-movie. Non era nostra intenzione offendere né lui e la sua storia umana e professionale con la scalata ai massimi livelli né le sue origini, né tantomeno l'intera comunità italo americana.[…]
A distanza di tre anni, tante cose sono accadute, anche a livello umano e personale, che hanno facilitato un incontro chiarificatore. Con toni distesi, Commisso ha nuovamente spiegato: 'Certe ironie non riesco ad accettarle, perché al di là del mio percorso fatto di studi, sudore, lavoro e fatica, richiamano uno stereotipo che ha colpito intere generazioni di italo americani che sono stati etichettati come mafiosi. Per un 1% che ha vissuto nell'illegalità, c'è un 99% di persone per bene di cui invece andare orgogliosi'. Siamo d'accordo con Commisso, e da qui ripartiamo".
Trovammo sbagliate alcune sue affermazioni e nel commento cercammo di usare l'arma dell'ironia. Evidentemente, però, senza riuscirci, visto che alcuni riferimenti e citazioni cinematografiche che richiamarono lo slang italoamericano in vecchi famosissimi film, ferirono molto Commisso che si senti paragonato a certi protagonisti di gangster-movie. Non era nostra intenzione offendere né lui e la sua storia umana e professionale con la scalata ai massimi livelli né le sue origini, né tantomeno l'intera comunità italo americana.[…]
A distanza di tre anni, tante cose sono accadute, anche a livello umano e personale, che hanno facilitato un incontro chiarificatore. Con toni distesi, Commisso ha nuovamente spiegato: 'Certe ironie non riesco ad accettarle, perché al di là del mio percorso fatto di studi, sudore, lavoro e fatica, richiamano uno stereotipo che ha colpito intere generazioni di italo americani che sono stati etichettati come mafiosi. Per un 1% che ha vissuto nell'illegalità, c'è un 99% di persone per bene di cui invece andare orgogliosi'. Siamo d'accordo con Commisso, e da qui ripartiamo".
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