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BOJINOV, Toni era devastante. Ci regalò un orologioTUTTO mercato WEB
© foto di Tommaso Sabino/TuttoLegaPro.com
Oggi alle 13:52News
di Redazione FV
per Firenzeviola.it

BOJINOV, Toni era devastante. Ci regalò un orologio

Valeri Bojinov ha parlato TvPlay in vista della partita tra due sue ex squadre come Lecce e Fiorentina: “Mi scoprì Pantaleo Corvino. Il primo anno a Lecce mi allenavo con la prima squadra ma nel fine settimana scendevo in campo per tutte le squadre del settore giovanile, dai giovanissimi alla Primavera. I ragazzi di oggi invece devono recuperare perché non ce la fanno. Per me era importante giocare, stare con i compagni e divertirmi. Poi la domenica, quando facevo il raccattapalle alla prima squadra, sognavo di giocare in Serie A. Oggi invece è tutto dovuto: non esiste più il sacrificio. Al giorno d’oggi basta che fai una buona partita e ti senti già giocatore".

Sugli anni a Firenze: "Quando ero lì non vedevo l’ora di entrare in spogliatoio, di stare assieme ai miei compagni. C’era anche Luca Toni, un ragazzo che rideva sempre, che faceva scherzi ai compagni e costruiva il gruppo all’interno dello spogliatoio. Era il nostro leader. Andavamo a cena fuori, ridevamo e scherzavamo sempre, ma quando andavamo in campo era il primo a pretendere il massimo. La domenica poi era devastante, pochi riuscivano a fermarlo. Non è un caso che lui ha fatto quello che ha fatto nella sua carriera. Ogni tanto uscivamo il giovedì sera e Corvino il giorno dopo ci chiedeva perché, ma gli facemmo capire che avendo portato fortuna la prima volta avremmo continuato a farlo, e che lui ci avrebbe potuto criticare solo se poi la domenica avremmo fatto male in campo. Ma quelli erano altri tempi. Luca era devastante sia in campo che fuori. Quella stagione quando vinse la classifica dei marcatori con 30 reti, e la scarpa d’oro, regalò un orologio ad ogni giocatore della rosa. Pagherei per vedere giocatori con la mentalità come aveva lui. Quando arrivavamo allo stadio con il pullman lui aveva la capacità di togliere la tensione nei compagni, gli bastava un sorriso e qualche battuta. Non ti faceva pensare niente, voleva prendersi ogni responsabilità. Ricordo che ci diceva: ‘Ragazzi non vi preoccupate, datemi la palla che ci penso io”.