Il Genoa ai raggi x: squadra all'inglese e con la saracinesca abbassata
Il Genoa dà l’idea di una squadra inglese, di quelle vecchia maniera, prima che la Premier League facesse spazio ai tecnici stranieri, portatori di un calcio sempre meno britannico. Il Genoa ha due caratteristiche principali, il ritmo e l’intensità. Non è una squadra raffinata sul piano tecnico, è invece una combattente, non si ferma mai, non rallenta mai. Lunedì scorso, contro il Monza, dopo un primo tempo non proprio esaltante, ha trasformato la ripresa in un arrembaggio, non ha abbassato il livello atletico nemmeno dopo il 2-0 e ha continuato a correre come fosse il primo minuto della gara. In questo si vede quanto il nuovo allenatore Vieira sia stato influenzato dalla sua doppia esperienza inglese, prima come giocatore dell’Arsenal (nove stagioni con i gunners), poi sulla panchina del Crystal Palace. Da quando è arrivato al Genoa, metà novembre, ha fatto 16 punti, media 1,6 a partita, e dal quart’ultimo posto l’ha portato al 10°.
Non solo, controllando la classifica parziale di queste ultime 10 giornate, salta fuori una cifra che non può lasciare tranquilla la Fiorentina: il Genoa è al quinto posto con 16 punti, dietro a Napoli (27), Inter (25 e una partita in meno), Atalanta (21), Roma (17) e accanto a Milan e Bologna, dunque in zona-Europa. Nello stesso periodo, la Fiorentina ha fatto 11 punti (12a posizione), però con una gara in meno, quella con l’Inter. Altro particolare, con Vieira in panchina, da inizio dicembre il Genoa squadra che ha chiuso la sua porta più volte da inizio dicembre ad oggi in Serie A: sei in nove gare, quante ne aveva registrate nelle precedenti 28 partite. Non è facile fare gol a Leali e compagni.
Nell’ultima partita contro il Monza non c’era l’ex viola Badelj (che rientrerà proprio a Firenze) e questo ha dato lo spunto al tecnico francese per spingere ulteriormente il livello agonistico del proprio centrocampo con Kassa, Masini e Frendrup, poco ragionamento, tanta corsa. Masini è un prodotto del vivaio genoano, classe 2001, è un motorino sempre acceso, Gilardino lo aveva fatto debuttare in Serie A contro il Bologna a metà ottobre e Vieira gli ha dato anche più spazio, con la Roma (primo gol in A) e col Monza è stato titolare.
Il modulo preferito è il 4-3-3 che in realtà si trasforma in 4-5-1 quando il Genoa non è in possesso palla. Questo grazie anche alle caratteristiche
dei suoi esterni che, contro il Monza, erano Miretti e Thorsby, un’ala adattata (a Firenze, col ritorno di Zanoli, Thorsby riprenderà il ruolo di centrocampista). Pinamonti è il riferimento principale di tutta la manovra. E’ un centravanti che non segna tantissimo (il suo record è fissato a 13 gol segnati nel 2021-22 con la maglia dell’Empoli), però è uno su cui ogni allenatore fa sempre affidamento, entra nel gioco, lavora di sponda, si muove in area ma anche fuori area. Lunedì ha sbagliato il rigore quando il risultato era ancora sullo 0-0, però non si è abbattuto, non si è perso, ha continuato a lavorare per la squadra. La qualità, diciamo lo spunto tecnico, la giocata emozionante, è riservata a Vitinha e Messias.
La Fiorentina dovrà fare attenzione agli attacchi dei due difensori centrali, De Winter e Vasquez, non a caso gli autori dei due gol contro il Monza: nel gioco aereo sono fra i migliori difensori del campionato. De Winter ha segnato sfruttando un calcio di punizione dalla destra di Martin, si è appostato sul secondo palo e di testa ha spinto il pallone in rete. Anche il 2-0 di Vasquez è arrivato con un colpo di testa: stacco e tempismo perfetti. A Firenze arriva una squadra rinfrancata, il suo rilancio ha aumentato fiducia e sicurezza in tutto l’ambiente. Ma anche la Fiorentina, dopo la vittoria dell’Olimpico, sembra di nuovo una squadra in salute. Se le premesse sono queste può scapparci pure una bella partita.