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TRE SCHIAFFI IN FACCIA ALLA RIVOLUZIONE DI GENNAIO DI PALLADINO. OLTRE CHE IN DIFESA SERVE FARE MERCATO ANCHE IN ATTACCO PERCHÈ SEGNA SOLO KEAN. LA CLASSIFICA È ANCORA BUONA, C’È TEMPO PER RIMEDIARE, MA PONGRACIC E GUD CHE FINE HANNO FATTO?TUTTO mercato WEB
ieri alle 10:17L'editoriale
di Tommaso Loreto
per Firenzeviola.it

TRE SCHIAFFI IN FACCIA ALLA RIVOLUZIONE DI GENNAIO DI PALLADINO. OLTRE CHE IN DIFESA SERVE FARE MERCATO ANCHE IN ATTACCO PERCHÈ SEGNA SOLO KEAN. LA CLASSIFICA È ANCORA BUONA, C’È TEMPO PER RIMEDIARE, MA PONGRACIC E GUD CHE FINE HANNO FATTO?

Si discuterà a lungo, in questa prima domenica dell’anno, delle scelte di Palladino al cospetto della capolista Napoli. Come poche altre volte non c’è bisogno di riepilogare troppo cosa non ha funzionato al cospetto della squadra di Antonio Conte, e d’altronde il dibattito sulla formazione iniziale era già bello effervescente prima del fischio d’inizio di un Manganiello tutt’altro che convincente. La rivoluzione di gennaio firmata Palladino naufraga alla distanza, dopo appena un quarto d’ora di gioco in cui per la verità le prime sensazioni non erano state bruttissime.

L’esordio di Moreno durato 50 minuti

Già perché in avvio l’effetto sorpresa pareva aver spiazzato il Napoli, con la difesa a tre, con due uomini dietro a Kean e con un Moreno titolare nonostante gli 0 minuti in campionato. L’argentino non ha nemmeno troppo sfigurato fino a quando, in avvio di ripresa, l’ingenuità su Anguissa ha spalancato le porte del successo al Napoli, confermando perché il rilancio dell’ex Belgrano era parso (ai più) un azzardo. L’immediato cambio a seguire, poi, e il ritorno a quattro davanti a De Gea non poteva che far calare il sipario su scelte che alla luce del risultato non hanno funzionato. 

L’attacco poco supportato, il declino di Adli e un terzo centrocampista invocato (da un mese) praticamente da tutti

È comunque giusto sottolineare come nonostante una copertura inizialmente incoraggiante la Fiorentina raramente ha dato la sensazione di poter impensierire Meret. Se Sottil nonostante tutto ha dato comunque segnali di continuità in un momento positivo (almeno in termini di volontà) è la leggerezza di Beltran che sta diventando una costante pericolosa dell’attacco viola, il quale come prevedibile non poteva reggersi solo e soltanto sulla voglia di rivincita di Kean (sfortunato ieri nel tocco di mano che gli ha tolto la gioia del pareggio). Senza contare che proseguire sulla strada di un centrocampo a due sta diventando la spiegazione a un lento ma inesorabile declino di Adli, unica fonte di fantasia in una Fiorentina che senza il francese non sa come alimentare la manovra offensiva. Insomma se gli indizi arrivati dopo Bologna e Udinese dovevano allarmare più del pari raggiunto in extremis a Torino, adesso sarà il caso di avviare una riflessione approfondita su cosa può e cosa non può permettersi questa squadra. Perchè la prima, banalissima, risposta è quella sostenuta praticamente da tutti da oltre un mese: ovvero che serve un terzo centrocampista. 

Serve anche il mercato offensivo

Dopo i 90 minuti di ieri, al netto dell’arrivo di Folorunsho dopo Valentini e probabilmente pure di Pablo Mari, è ancora più evidente come sulle corsie esterne, o anche al centro dell’attacco, serva intervenire con urgenza e attenzione a gennaio. Nell’aria c’è un mercato che cambierà definitivamente la vecchia guarda, e dopo ieri a Biraghi è destinato a seguire Kayode tenuto fuori nonostante un Dodò nella sua serata peggiore, ma vien da pensare che con buona pace di Ikonè e Kouamè è là davanti che serve mettere le mani, anche perché nemmeno Colpani sembra in grado di alzare il tasso realizzativo di una Fiorentina in cui solo Kean è riuscito a segnare.

I misteri Pongracic e Gudmundsson spiegati nel dopo gara

A margine dello 0-3 rimediato al Franchi (quinta sconfitta stagionale e terza nelle ultime 4 gare con un solo punto raccolto) restano i dubbi sulle condizioni di Pongracic e Gudmundsson. Il croato continua a sedere in panchina nonostante il pesante investimento estivo (e l'idea di schierarlo poi accantonata all'ultimo da Palladino non fa altro che certificare il concetto di azzardo vissuto ieri sera) mentre l’islandese alle prese con un acciacco alla caviglia emerso nel riscaldamento e raccontato solo a gara finita (eppure Palladino prima del match, a DAZN, aveva raccontato d'averci parlato..)  di certo si sta eclissando dopo aver fatto intravedere tutte le sue doti. La sensazione è che eventuali messaggi spediti con un pizzico di comunicazione in più, in precedenza e non al termine di una pessima serata, avrebbero aiutato a capire meglio perché oltre 40 milioni d'investimenti estivi non stiano funzionando in un girone d’andata ormai al termine. Anche perché al netto della delusione per il risultato sarà bene ricordare, e sottolineare, che la Fiorentina ha ancora una buonissima posizione di classifica ed è ancora assolutamente in corsa per qualcosa di importante. Che si tratti di un piazzamento in Europa League o di una rincorsa alla competizione più importante a livello europeo.