
Peggio le giustificazioni, rispetto ai flop contro le piccole: l’incapacità di cambiare in attacco è un limite grave. Perché Gudmundsson non finisce una partita? Perché Zaniolo, quando gioca, è utilizzato fuori ruolo? I 6 punti in più non fermano le
Il mucchio è abbastanza selvaggio e la Fiorentina può sbagliare l’ottava partita contro le 'piccole' restando in corsa per una vita migliore. Di che tipo si vedrà, intanto l’intelligenza artificiale Chat GPT - provate anche voi a domandarglielo - dopo il pareggio contro il Parma le attribuisce meno del 19 per cento di possibilità di qualificarsi per l’Europa League.
Ma qui non siamo robot e si capisce dalle giustificazioni che vengono offerte ai tifosi dopo la partita: se il vice di Palladino si prende volentieri il punto ‘perché era importante non perdere contro il Parma’, il Ds Pradè spiega che la squadra poteva essere un po’ stanca dopo la trasferta contro il Celje. Lasciamo da parte ogni commento sulla prima dichiarazione, ma in Slovenia avevano riposato parecchi titolari e la Conference non è l’Europa League (figuriamoci la Champions): cosa dovrebbero dire le altre squadre italiane, Lazio compresa, che è rientrata dal Polo Nord dopo il ko contro il Bodo e ha giocato una partita gagliarda contro la Roma?
No, la Fiorentina non era stanca, ma al solito incapace di proporre un gioco contro le squadre che sapendo di essere più deboli si comportano in modo conseguente. E soprattutto l’atteggiamento è stato deludente, perché se non capisci che ogni partita delle ultime sette vale una finale, puoi cambiare mestiere. E allora dov’erano lo spirito di gruppo, la voglia di mangiarsi le seconde palle, la concentrazione per impedire che il centrocampo del Parma si organizzasse con semplici scambi per gli inserimenti, la fantasia di servire Kean rendendo meno leggibile la sua marcatura? Se Mandragora è stanco e Fagioli per altri e comprensibili motivi è in una giornata negativa, ha senso mantenere l’impianto aggiungendo Adli sottotono e Richardson, offrendo al Parma una facile lettura dei movimenti offensivi? Chi avrebbe dovuto ispirar Kean, essendo uscito Gud per Beltran? La Fiorentina in chiusura ha avuto addirittura paura di perdere senza aver la minima idea che quella di domenica era una partita assolutamente da vincere.
Si può ancora rimediare, anche se il comportamento oscillante del gruppo rischia di sciupare il fascino delle imprese contro le grandi del campionato. Questa poca coerenza diventerebbe un marchio negativo senza gli unici risultati che porterebbero alla conferma di Palladino: almeno la qualificazione in Europa League e/o la vittoria in Conference. Quest’ultima, impresa tutt’altro che facile, visto che dopo le scampagnate contro avversari improbabili ora arriveranno il Betis e in caso di sbarco in finale il Chelsea. Diamo ovviamente per scontato il passaggio del turno nei quarti contro il Celje, squadra simpatica alla quale è stato concesso il privilegio di segnare addirittura un gol e farci ricordare che De Gea è un fuoriclasse anche sui campi di periferia. Ma per il resto, non scherziamo.
Restano i dubbi veri sull’attacco e l’incapacità di cambiare in corsa. Tutto sommato dinamico nelle scelte dei moduli, Palladino è decisamente troppo affezionato a mantenerne uno in vita durante le partite: le sostituzioni sono sempre ‘conservative’ e contro il Parma è addirittura mancato il coraggio di osare per la paura di perdere.
Ma come, contro la sedicesima in classifica e in una partita così importante? Perché non togliere un difensore e passare al 4-2-3-1 (modulo ampiamente utilizzato anche nella striscia delle 8 vittorie) sfruttando Beltran e Zaniolo nelle vicinanze di Kean? Perché deve uscire sempre Gudmundsson, che anche quando non è in giornata può decidere le partite? E perché Zaniolo è sempre stato utilizzato fuori ruolo (addirittura come centravanti al posto di Kean, poi esterno, ma mai trequartista)? La Fiorentina ha finalmente trovato un abito giusto da indossare, il 3-5-2, ma quando Kean non è il solito cecchino i problemi sono evidenti. Assisterlo meglio, no? Trasmettere ai giocatori un messaggio di vittoria attraverso cambi offensivi neanche? La scommessa su Kean è stata vinta in modo strepitoso, l’attaccante ha segnato 25 reti in questa stagione e insieme a De Gea rappresenta il meglio delle scelte fatte durante lo scorso mercato; ma è altrettanto evidente l’azzardo di puntare su un unico centravanti - caso unico in Italia e probabilmente in Europa - proprio per garantire a Kean la massima serenità. A pensarci bene, è stato un grandissimo azzardo perché anche un raffreddore avrebbe potuto spostare gli equilibri. Ma visto che è andata ben fin qui, perché non strutturare soluzioni di sostegno, oppure alternative, da alternare in alcune fasi di partite importanti?
Ecco perché non bastano 6 punti in più rispetto a un anno fa per considerare assolutamente positivo il lavoro che è stato fatto. Cerchiamo di evitare paragoni antipatici ma - a parte il valore complessivo della rosa - in molti si domandano dove sarebbe arrivata la Fiorentina nella scorsa stagione potendo contare su un portiere come De Gea e un centravanti come Kean. Gioco stupido, perché non esiste una controprova. Ma un sospetto ce l’abbiamo.







