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Al Milan non mancano i giocatori e il gioco per vincere in Europa: i due ko sono figli della scarsa personalità mostrata dai rossoneriTUTTO mercato WEB
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ieri alle 21:55Champions Insights
di Matteo Bordiga
per Tuttochampions.it

Al Milan non mancano i giocatori e il gioco per vincere in Europa: i due ko sono figli della scarsa personalità mostrata dai rossoneri

Non ci si nasconda dietro alla gran mole di occasioni letteralmente gettate alle ortiche nella seconda metà della ripresa. Né tantomeno dietro ad alcune (pur discutibili) decisioni del direttore di gara, sulle quali ha puntato i riflettori Paulo Fonseca nel dopogara. A questo Milan, in Europa, manca innanzitutto la personalità. Non mancano i giocatori, non mancano la cifra tecnica e l’organizzazione di gioco.

La base tecnico-tattica è buona, ma occorrono più personalità e più continuità (vero, Leao?)

Naturalmente l’obiettivo dei rossoneri non può essere, allo stato attuale, quello di portare a casa la Coppa. L’organico milanista non è allestito per rivaleggiare alla pari con Real Madrid, Bayern, Manchester City o Barcellona. Ma l’undici meneghino, nella trasferta di Leverkusen, ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per ben figurare nella massima rassegna continentale. Certamente il passaggio alla fase a eliminazione diretta, nonostante sia inchiodato a 0 punti in classifica, è ancora nelle sue corde. L’assalto al forte Apache condotto nel secondo tempo in Germania, contro un avversario che ha dominato in lungo e in largo l’ultima Bundesliga, conferma che i mezzi tecnici e caratteriali per fare risultato su (quasi) tutti i campi d’Europa ci sarebbero eccome. Unitamente alla classe dei singoli: Leao, a tal proposito, è ancora oggi un “campione a metà”. Se trovasse la famosa continuità di rendimento - anche all’interno della stessa partita - che tutti i tifosi gli richiedono, sarebbe veramente la variabile impazzita in grado di far saltare il banco conto qualsiasi avversario.

Milan, è innanzitutto una questione di testa

Ma per il portoghese, come del resto per tutto il Milan, è soprattutto una questione di testa. Due indizi fanno una prova: dopo un inizio arrembante a San Siro contro il Liverpool, ai primi attacchi pericolosi dei Reds la compagine lombarda si è sciolta come neve al sole, non riuscendo più a trovare le giuste misure in campo e il coraggio (e i tempi) per aggredire gli ospiti. A Leverkusen l’approccio è stato inspiegabilmente - dopo le convincenti prestazioni in serie A contro Inter e Lecce - rinunciatario e passivo. A poco è servita la reazione della ripresa: il match era stato già compromesso con l’atteggiamento iniziale.

Ricaricare le pile in vista del Club Brugge

Il Diavolo deve vincere la sua timidezza in Europa e prendere spunto dal derby della Madonnina: il modulo con Pulisic e Leao larghi sulle fasce e Morata (o Loftus-Cheek) dietro ad Abraham sembra essere la soluzione tattica più congeniale. Già dal prossimo impegno continentale contro l’abbordabilissimo Club Brugge il Milan dovrà associare alla spigliatezza del gioco quella personalità e quell’autorevolezza che possono consentirgli di recitare un ruolo da protagonista anche oltre i confini nazionali.