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Decisioni arbitrali: Cagliari chiede rispettoTUTTO mercato WEB
Oggi alle 06:40Altre Notizie
di Redazione TMW
fonte VITTORIO SANNA PER TUTTOCAGLIARI.NET

Decisioni arbitrali: Cagliari chiede rispetto

Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari
Ci sta tutto. Ci sta che anche gli arbitri facciano parte del gioco. Ci sta che sbaglino come sbagliano i calciatori. Ci sta che sbaglino anche gli arbitri seduti al VAR come i tifosi seduti in poltrona. Ci sta tutto, se il tutto è frutto di spontaneità, di limiti umani, di errori casuali. Non ci sta la superficialità, la poca attenzione verso le società meno influenti, la presunzione e talvolta l’ironia e l’arroganza. Non ci sta che perché è il Cagliari, si guardino distrattamente le immagini. Non ci sta che l’arbitro di campo possa condizionare l’arbitro meno esperto davanti agli schermi. Non ci sta se alla base di tutto ci fosse un comportamento poco equo, addirittura diverso, a seconda di quanto “conta” chi sta in campo e chi sta fuori. Una volta si diceva che alla fine tutto si compensava. Forse era vero, anche se si accennava molte spesso alla sudditanza psicologica, un concetto contraddittorio. Cosa vuol dire sentirsi suddito. Non è psicologia, è cultura. Timore del potente? Interesse a stare dalla sua parte? Erich Fromm ha dedicato molti suoi studi alla fuga dalla libertà in modo volontario per sentirsi protetti, per avere un padrone, anche solo un parafulmine. Ma qui si parlerebbe di un gioco che vorrebbe rimanere tale per essere attraente, per scatenare la passione.

Al gioco, quello sul campo il Cagliari dimostra di starci. Accetta di giocare, lo fa anche bene e si rammarica di non vincere. Certo, se non ci fossero dubbi sulle giocate anche di chi garantisce equità tra l’una e l’altra squadra. Contro l’Atalanta, la prima della classe, si è perso. Per effetto di una grande giornata del portiere avversario, questo è sicuro. Forse anche per non avere svirgolato il pallone invece di colpirlo troppo bene. Ma rimane l’amaro quando ti viene permesso di crearti alibi, di pensare che si possa aver perso per una forma contaminata di sudditanza, non controllabile, contro la quale puoi solo moltiplicare le forze e, se ci fosse torto, chiedere giustizia, quella che altre volte, tardi e a giochi fatti, il calcio ha visto intervenire.


Cercate di moderare il ripetersi della prepotenza. Cercate di salvare la possibilità che una squadra come il Cagliari possa imitare l’Atalanta, possa pensare di crescere con il lavoro, il sacrificio, la dedizione. In pieno principio costituzionale della nostra repubblica. Anche se è solo un gioco, anche se fosse solo una metafora. Sorge il dubbio che sia solo un gioco e questo renderebbe molto grave la situazione, perché sarebbero tanti i principi di legalità e di sana convivenza che verrebbero traditi. Anche a livello educativo.

Il Cagliari ha il diritto di tentare di salvarsi. Con tanti difetti, con grandi limiti in partenza. Ma lavora onestamente e, solo per questo, è un esempio, andrebbe tutelato. Compresa l’immagine dell’arbitro, che non garantisce il gioco solo in Serie A, che laddove è sicuro che è solo un gioco, fa mille sacrifici, ha il ruolo più difficile, ma concorre in modo determinante al proseguo del divertimento. Manteniamolo un divertimento, dando l’esempio lassù dove osano i grandi campioni. Nel rispetto delle diversità. Anche di quelle politiche ed economiche. Procurade ‘e moderare Barones, sa tirannia.