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Adopo: "Sento molto la fiducia di Nicola e del Cagliari. Rosso? Ho sbagliato"
Michel Adopo, centrocampista del Cagliari, ha rilasciato una lunga intervista a L'Unione Sarda, partendo dall'analizzare che cosa lo ha portato a vestire i colori rossoblù: "Ho parlato col mister Gasperini, insieme abbiamo deciso che sarebbe stato meglio giocare con continuità, e quando mi è stato prospettato il Cagliari, il primo pensiero è stato: 'Beh, almeno una squadra che mi guarda c'è'. Scherzo, ho chiesto subito di poterci parlare. Con il direttore sportivo, con il presidente e con l'allenatore. Ed eccomi qua".
Quando ha capito che è stata una buona scelta?
"Già il giorno dell'arrivo, non mi aspettavo tutti quei tifosi all'aeroporto e lì ho percepito subito l'aria positiva. Poi ho conosciuto la squadra, il tipo di allenamenti. E dopo due settimane mi sono detto: 'Qui possiamo crescere tutti'".
Si sente nel posto giusto al momento giusto?
"Sì. Sento molto la fiducia del mister e della società. Già conoscevo la storia del Cagliari poi, sapevo di arrivare in un club importante che ha avuto giocatori importanti".
Cosa ha pensato quando ha rivisto l'espulsione con la Lazio?
"Non sono stato abbastanza lucido. In certe situazioni è giusto che parli solo il capitano, ma ero arrabbiato. Avevo dubbi sul rigore e non avevo capito il perché del doppio giallo su Yerry. Ho sbagliato".
Contro il Genoa il match che può cambiare il vostro campionato?
"Questo non lo so, di sicuro, d'ora in poi, dobbiamo cercare di prendere più punti possibili da ogni partita".
In che cosa l'ha colpita Nicola?
"Lo seguo da quando allenava il Torino di cui facevo parte, però quell'anno ero in prestito alla Viterbese. Guardavo sempre le loro partite e mi piaceva l'identità che lui voleva dare, l'intensità, il principio di avere sempre fame".
Chi è il più forte?
"Viola, tra i compagni che non conoscevo, è stato quello che mi ha impressionato di più. Ricordo ancora il primo allenamento, osservo due-tre tocchi che dà alla palla e dico: 'Ops, questo è forte davvero'. Ho legato tanto con Makoumbou: anche lui è francese, siamo sulla stessa linea, scherziamo tanto e cerchiamo sempre la positività. In campo lui sa che quando va, ci sono io che prendo il suo posto e gli copro le spalle".
Quando ha capito che è stata una buona scelta?
"Già il giorno dell'arrivo, non mi aspettavo tutti quei tifosi all'aeroporto e lì ho percepito subito l'aria positiva. Poi ho conosciuto la squadra, il tipo di allenamenti. E dopo due settimane mi sono detto: 'Qui possiamo crescere tutti'".
Si sente nel posto giusto al momento giusto?
"Sì. Sento molto la fiducia del mister e della società. Già conoscevo la storia del Cagliari poi, sapevo di arrivare in un club importante che ha avuto giocatori importanti".
Cosa ha pensato quando ha rivisto l'espulsione con la Lazio?
"Non sono stato abbastanza lucido. In certe situazioni è giusto che parli solo il capitano, ma ero arrabbiato. Avevo dubbi sul rigore e non avevo capito il perché del doppio giallo su Yerry. Ho sbagliato".
Contro il Genoa il match che può cambiare il vostro campionato?
"Questo non lo so, di sicuro, d'ora in poi, dobbiamo cercare di prendere più punti possibili da ogni partita".
In che cosa l'ha colpita Nicola?
"Lo seguo da quando allenava il Torino di cui facevo parte, però quell'anno ero in prestito alla Viterbese. Guardavo sempre le loro partite e mi piaceva l'identità che lui voleva dare, l'intensità, il principio di avere sempre fame".
Chi è il più forte?
"Viola, tra i compagni che non conoscevo, è stato quello che mi ha impressionato di più. Ricordo ancora il primo allenamento, osservo due-tre tocchi che dà alla palla e dico: 'Ops, questo è forte davvero'. Ho legato tanto con Makoumbou: anche lui è francese, siamo sulla stessa linea, scherziamo tanto e cerchiamo sempre la positività. In campo lui sa che quando va, ci sono io che prendo il suo posto e gli copro le spalle".
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