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Juventus-Cagliari e le polemiche sull'arbitraggio: "Ci vuole coraggio" tuona Vittorio Sanna
Vittorio Sanna, giornalista e scrittore, per i tifosi rossoblù "la voce del Cagliari". Nella sua trentennale carriera ha raccontato in radiocronaca oltre 700 partite, quasi 600 in serie A. Uno dei più accreditati storici del Cagliari
Il coraggio è quell’energia che ti permette di uscire dal cerchio del solito per andare a prenderti qualcosa di nuovo e sconosciuto. Ci voleva coraggio per resistere ai soprusi juventini, all’idea che ciò che è possibile viene reso impossibile dall’ambiente, dalla contaminazione psicologia, da un incanto che colpisce e che non permette a nessuno di salvarsi. Ci è voluto tanto coraggio dopo un rigore che si chiama anche “massima punizione”. Ma punizione di che? Di non avere una mano amputata che dopo un contatto fisico, per aria, in un salto ti riporta per terra e ti chiede di recuperare il giusto equilibrio con una dinamica assolutamente naturale. Punizione perché, se non c’è volontà, se non cambia la direzione del pallone, se anche il nemico che vorrebbe sfruttare ogni piccolo beneficio non si accorge di un non danno subito? È emblematica la faccia di Thiago Motta che chiede al quarto uomo del perché il gioco non riprenda. Una punizione addirittura massima, la più grave, quella che incide di più.
Il Cagliari ha avuto carattere, anche coraggio a non inchinarsi con reverenza a un destino disegnato da uomini, che non arriva dal cielo sotto forma di energia naturale. Non un fulmine, non un tuono, un semplice fischio e un indice puntato dopo aver mimato nell’aria un il quadrato del monitor. Che hai visto? Quale comandamento è stato violato? Niente di niente.
Il Cagliari ha avuto il carattere per non arrendersi, per non deprimersi, per continuare a sperare. Con fiducia. Un coraggio premiato. Ha corso dei rischi, ma ha giocato alla pari, fronte a fronte, senza abbassare la testa. E ha ottenuto ciò che meritava, il pari. Forse anche scampando a qualche pericolo reale, vedi la palla gol che Vlahovic ha mandato a lato. Con la consapevolezza che il calcio, senza le storture dell’uomo, prende e da.
Ha ridato la partita ai rossoblu con un rigore sacrosanto, niente di paragonabile alla carezza della palla sulla mano, al soffio sulla pelle. Ha pareggiato vedendo premiata la sua prova, anche il suo coraggio. A sua volta rischiando di avere dal calcio anche di più, se non fosse che in Europa ci si gioca La Coppa dei Legni, e Obert ha avvicinato ulteriormente il Cagliari alla capolista Barcellona.
Ci vuole poi molto più coraggio a lamentarsi dell’arbitraggio, soprattutto se a farlo è quella solita Vecchia Signora che ha ragnatele di ingiustizia nella storia. Rimostranze perché? Per l’espulsione del cascatore Conceicao, forse punito severamente, ma non certo di più del rigore che gli era stato concesso. Certamente di più del pestone a piede teso di Gatti a partita appena iniziata, passato in cavalleria.
Ci vuole coraggio se sono i ricchi a piangere. Una serie televisiva storica che avvelena lo sport. Un pessimo esempio educativo di una signora che è la nonna del calcio italiano. In un film che continua ad essere in bianconero. In un triste bianconero.
Il Cagliari ha avuto carattere, anche coraggio a non inchinarsi con reverenza a un destino disegnato da uomini, che non arriva dal cielo sotto forma di energia naturale. Non un fulmine, non un tuono, un semplice fischio e un indice puntato dopo aver mimato nell’aria un il quadrato del monitor. Che hai visto? Quale comandamento è stato violato? Niente di niente.
Il Cagliari ha avuto il carattere per non arrendersi, per non deprimersi, per continuare a sperare. Con fiducia. Un coraggio premiato. Ha corso dei rischi, ma ha giocato alla pari, fronte a fronte, senza abbassare la testa. E ha ottenuto ciò che meritava, il pari. Forse anche scampando a qualche pericolo reale, vedi la palla gol che Vlahovic ha mandato a lato. Con la consapevolezza che il calcio, senza le storture dell’uomo, prende e da.
Ha ridato la partita ai rossoblu con un rigore sacrosanto, niente di paragonabile alla carezza della palla sulla mano, al soffio sulla pelle. Ha pareggiato vedendo premiata la sua prova, anche il suo coraggio. A sua volta rischiando di avere dal calcio anche di più, se non fosse che in Europa ci si gioca La Coppa dei Legni, e Obert ha avvicinato ulteriormente il Cagliari alla capolista Barcellona.
Ci vuole poi molto più coraggio a lamentarsi dell’arbitraggio, soprattutto se a farlo è quella solita Vecchia Signora che ha ragnatele di ingiustizia nella storia. Rimostranze perché? Per l’espulsione del cascatore Conceicao, forse punito severamente, ma non certo di più del rigore che gli era stato concesso. Certamente di più del pestone a piede teso di Gatti a partita appena iniziata, passato in cavalleria.
Ci vuole coraggio se sono i ricchi a piangere. Una serie televisiva storica che avvelena lo sport. Un pessimo esempio educativo di una signora che è la nonna del calcio italiano. In un film che continua ad essere in bianconero. In un triste bianconero.
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