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La meravigliosa stagione fallimentare, Zanon: "In due giornate siamo passati dal deserto ai 40mila sugli spalti. Angelozzi? Vi racconto cosa mi disse su Sabelli"TUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
ieri alle 19:00In Primo Piano
di Armando Ruggiero
per Tuttobari.com

La meravigliosa stagione fallimentare, Zanon: "In due giornate siamo passati dal deserto ai 40mila sugli spalti. Angelozzi? Vi racconto cosa mi disse su Sabelli"

Una nuova rubrica che vi terrà compagnia: tratta della "meravigliosa stagione fallimentare", ovvero la stagione 2013/14. Interviste esclusive ai protagonisti di quell'indimenticabile annata.

La meravigliosa stagione fallimentare: un campionato eroico, rimasto nel cuore di tutti gli appassionati biancorossi e non solo. Il terzo dei protagonisti delle nostre interviste speciali, nell'ambito della rubrica dedicata a quel torneo magico, è Damiano Zanon, ex terzino destro, tra le altre, di Pescara e Ternana.

Sulla stagione: "Bari mi suscita ricordi bellissimi. Io sono arrivato a gennaio, dunque a metà stagione e la società era già sull'orlo del fallimento. Ci sono stati momenti, in quell'annata, in cui ci trovavamo in penultima posizione. Sono arrivato che lo stadio era vuoto e in due giornate ci siamo trovati davanti a 30-40 mila persone, scene che non si vedono neanche in A. La città è diventata un tutt'uno con la squadra e questo è stato uno dei segreti di quell'incredibile annata".

Sui suoi ricordi più belli: "Il ricordo che non posso levarmi dalla testa è il ritorno da Latina dopo aver perso la semifinale play-off. C'era un amore e un attaccamento incredibile, con i tifosi che cantavano e ci osannavano, nonostante la sconfitta. Sono scene mai più riviste, neanche in piazze dove ho vinto i campionati".

Sulla trattativa per arrivare a Bari... e un aneddoto: "Il direttore Angelozzi mi chiamò e mi disse che in Puglia c'era un gruppo di bravi ragazzi ma con poca esperienza. Io dovevo portare, insieme a Delvecchio, quell'anzianitá e quella 'cazzimma' che serviva alla squadra. Il direttore mi chiese di venire a dare una mano e di mettere un po' di pepe a Sabelli, che era giovanissimo e che si sentiva totale padrone della fascia destra, non avendo un diretto concorrente. Mi convinsi a venire, nonostante la situazione e da quando arrivai ci dividemmo equamente le partite sulla fascia destra. Stefano poté maturare rapidamente e diventare quel grande calciatore che è tutt'ora".

Sul gruppo: "C'era coesione chiunque giocasse. C'era in campo ma anche fuori, basti pensare ai tifosi che ti fermavano in giro, ti portavano le cose da mangiare, ti ringraziavano. C'era un'alchimia difficilissima da creare e ricreare, in campo e fuori".

Sui suoi compagni e su chi lo stupí: "Vi dico un nome: Fossati. Era un giocatore completo e bello da vedere in campo. Sabelli, come detto, mi piaceva tantissimo e aveva un grande potenziale. Galano aveva enormi qualità e meritava di raccogliere di più durante la sua carriera".

Sul suo presente: "Dovevo qualcosa al Giulianova. Ho iniziato qui e volevo smettere qui. Alla fine della scorsa stagione mi sono ritirato e da poco ho preso il patentino da allenatore, attendo una chiamata".