Novakovich: "Mi hanno raccontato la guerra in Jugoslavia. Calcio? Avrei potuto fare altro"
Andrija Novakovich è stato intervistato in un Focus a lui dedicato dai canali ufficiali del Bari, in cui ha parlato di molti aspetti extra calcistici. Ecco le sue parole su:
La sua duplice identità, divisa tra Serbia e Stati Uniti: "I miei genitori sono serbi, io e miei fratelli siamo nati in America. Mi è stata raccontata la cultura europea e mi hanno parlato delle difficoltà della famiglia durante la guerra. Trenta persone abitavano in una casa sola. Rispetto a oggi, posso dire che a quei tempi la gente era più disponibile a dare una mano. Per fortuna è nata una bella comunità dall'ex Jugoslavia. A noi non è mancato mai niente, sono stato fortunato. Ho qualche zio e cugino che vivono ancora a Belgrado, spesso andiamo a trovarli. Alla fine con gli altri popoli siamo una grande famiglia, anche in squadra con Lorenzo (Simic) che è croato, con Karlo (Lulic) che ora se n'è andato, con Boris (Radunovic) anche, in quanto serbi. Alla fin fine parliamo la stessa lingua, c'è una bella amicizia tra di noi. Siamo quasi la stessa gente ed è una cosa bella".
Sulla passione per lo sport, non solo il calcio: "Sono cresciuto con mio padre che mi ha insegnato tutto ciò che so di calcio. Anche coi miei fratelli e cugini giocavamo a pallone, in America se ne parlava poco e mi sento molto più europeo sotto questo punto di vista. Ho praticato anche basket ed altri sport, visto che lì in America i bambini provano tutti gli sport possibili. Poi quando cresci, scegli il tuo lato ma da giovane ti diverti. Puoi prendere qualcosa da tutte le discipline ed integrare nel calcio. A 15/16 dovevo scegliere. Ero tra i più piccoli a basket, e quindi ho scelto calcio. Da piccolo volevo giocare in porta, poi ho fatto centrale di difesa, poi play a centrocampo e poi centravanti quando son fatto più "vecchio".