TuttoBari - Il doppio ex Majo si racconta: “A Catanzaro non volevo andare, poi sono stato benissimo. A Bari per riconoscenza verso Capocasale”
Nel prossimo fine settimana andrà in scena la sfida tra Bari e Catanzaro, quella che potremmo definire la partita del cuore per Valerio Majo che tanto bene ha fatto sia con la maglia giallorossa che con quella biancorossa. Con lui abbiamo ripercorso il suo trascorso nelle due grandi piazze del sud. Di seguito le sue parole in esclusiva per TuttoBari.
Sull’esperienza a Catanzaro: “A Catanzaro andai a malincuore, perché avevo fatto un bellissimo campionato a Napoli e stavo per andare in Nazionale. Allora ero in comproprietà tra Napoli e Palermo e il club rosanero riuscì a riscattarmi. Così tornai in Serie B ed ero arrabbiatissimo per questo (ride n.d.r.). A quel punto mi vendettero al Catanzaro in Serie A contro la mia volontà. Ero deluso perché, dopo aver fatto un campionato importante a Napoli non mi aspettavo di ritrovarmi a Catanzaro. Lì c’era Mazzone, di cui io ero un pupillo, e lui provava a comprarmi ogni anno. Andai a malincuore, ma poi mi sono ricreduto e sono stato benissimo. Facemmo 3 anni di Serie A alla grande”.
Poi sul passaggio dal Catanzaro al Bari: “All’ultimo anno a Catanzaro mi chiamò il Bari che era penultimo in classifica in Serie B. A Bari c’era Catuzzi che mi conosceva bene e voleva una mano. Io all’inizio ero perplesso però siccome avevo un debito di riconoscenza verso Francesco Capocasale - che mi aveva lanciato da ragazzino in Serie C con il Pescara - decisi di accettare e scendere di categoria”.
Sul calcio moderno: “Non è il mio calcio. Il mio calcio era di gesti tecnici e di emozioni per la gente. Nel mio calcio si era amici dei tifosi, anche accettando le critiche. Oggi ci sono cose che non mi piacciono”.